Dal primo luglio di quest’anno sono entrate in vigore le nuove regole sulla fornitura di energia elettrica. Si tratta di una rivoluzione per il cittadino e le imprese, che impone un diverso rapporto tra fornitori e consumatori.
Innanzitutto, va detto che questa riforma rientra nel quadro più generale di liberalizzazione, iniziata negli anni ‘90 del secolo scorso. Non solo banche, assicurazioni, attività professionali, taxi, farmacie ma anche servizi pubblici essenziali per la collettività, come luce, gas, acqua, trasporti, telecomunicazioni, sono stati coinvolti in questa ampia riforma che trae origine fin dal Trattato della allora Comunità economica europea, fondato sui principi del libero mercato e della libera concorrenza.
Per quanto riguarda il processo di liberalizzazione del mercato elettrico esso aveva preso avvio già nel 1999 con il cosiddetto. decreto Bersani (D.lgs. n. 79/1999), quando venne consentito per la prima volta l'ingresso di nuovi operatori alla rete di trasmissione e di distribuzione, promuovendo in questo modo la concorrenza nel settore.
Pertanto, una rivoluzione di cui si conosceva già l’esito, soprattutto per quanto riguarda la fine dei monopoli di cui hanno goduto per decenni aziende sia pubbliche che private.
Quali saranno le conseguenze del nuovo sistema? Alcune sono di ordine pratico, altre di ordine economico.
Dal punto di vista pratico, oggi qualunque cittadino potrà stipulare un contratto di fornitura con uno degli oltre 700 fornitori presenti e operanti in Italia, dato che molti di questi operano solo a livello locale. Un vero labirinto, insomma. Bisognerà scegliere ma soprattutto bisognerà saper scegliere, si dovrà imparare a leggere molto bene le proposte contrattuali e conoscere la struttura del prezzo. Per esempio, una prima cosa da tenere presente è che il prezzo esposto in bolletta è diverso e più elevato di quello proposto dal venditore di energia, non per sua mala fede ma per una modalità di formazione del prezzo finale. Ricordiamo che il prezzo finale del Kw/ora in bolletta è dato dalla somma di diverse componenti: al costo della materia prima, si devono aggiungere le spese che il fornitore affronta per utilizzare la rete di trasporto (che non è sua) e gli oneri di sistema, vale a dire una serie di costi legati ad attività di interesse collettivo e generale (dismissione centrali nucleari, promozione energie verdi e così via) che sono sostenuti da noi cittadini e che il fornitore deve a sua volta versare allo Stato.
Tutto ciò significa che se vogliamo comparare le offerte di più operatori, dovremo concentrarci, in particolare, sul prezzo della materia prima considerando che esso non contiene, di regola, gli ulteriori costi che non dipendono dal venditore ma sono imposti dallo Stato o dalle Autorità di controllo dell’energia.
Dal punto di vista economico, invece, le cose sono molto più delicate. Partiamo dal presupposto che la libera concorrenza, essendo fondata sulla competizione tra le imprese, tende a far abbassare i prezzi; come è facilmente intuibile, le aziende che competono per accaparrarsi un maggior numero di clienti saranno portate a praticare prezzi e condizioni migliori delle altre.
È una legge di mercato che funziona quasi sempre. Pensiamo al settore della telefonia, fissa e mobile, che ha visto abbassare sempre di più le tariffe fino ad oltre l’80% rispetto agli anni ‘90 a mano a mano che entravano nel mercato nuovi operatori (per la verità anche la tecnologia come VoIP e 4G ha contribuito ad abbassare i costi operativi ma i vantaggi economici non si sarebbero riversati in tale misura sugli utenti se non fosse stato attuato il regime concorrenziale). Simili conseguenze positive si sono avute nel campo dei medicinali e, in particolare, dei farmaci generici dove la liberalizzazione ha portato ad una riduzione dei prezzi (ma non altrettanto per i farmaci di marca, dove il mercato è meno competitivo).
Tuttavia, non sempre è così. Si pensi alle assicurazioni auto, ai trasporti ferroviari, o ai servizi bancari, dove i prezzi sono saliti in misura decisamente superiore all’inflazione. Poiché in un mercato libero le imprese sono portate a massimizzare i profitti, va da sé che, in presenza di determinate condizioni, le imprese potrebbero essere indotte ad aumentare i prezzi. Le condizioni che permettono alle imprese di aumentare i prezzi o le tariffe sono infinite e cambiano a seconda del mercato di riferimento, a seconda della situazione nei mercati internazionali, finanche alla presenza di eventuali conflitti armati e così via. Per questo è impossibile prevedere quello che potrà accadere.
Che fare allora?
Esistono, nel nostro Paese, soggetti indipendenti deputati proprio a controllare il mercato liberalizzato e a reprimere comportamenti anomali e ingiustificati; mi riferisco in particolare all’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato, con la quale la nostra Università ha aperto da alcuni anni un importante canale di collaborazione) e all’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente). Tuttavia, i loro eventuali provvedimenti possono essere adottati solo al termine di lunghe e complesse procedure di indagine. Per questo è importante che ciascuno di noi si abitui a tenere costantemente sotto controllo le bollette soprattutto, ma non solo, per quanto riguarda la componente materia prima, cioè il costo al Kw dell’energia che consumiamo, e confrontarle con le numerose altre offerte che il mercato ci propone (sono di grande aiuto i comparatori online); questo perché uno dei vantaggi della liberalizzazione che ha investito il settore dell’energia sta nella possibilità di cambiare operatore (esattamente come facciamo con le aziende di telefonia), dando disdetta al contratto in modo semplice e veloce, senza alcun preavviso e senza rischiare di rimanere nemmeno un minuto senza energia elettrica.
È l’unico strumento, importante ed efficace, a disposizione dei cittadini non solo per opzionare l’operatore più conveniente ma anche per aumentare la competizione tra le imprese facendo emergere e sfruttare quelli che possono essere gli effetti positivi della concorrenza e della liberalizzazione.