Dal punto di vista etimologico, autonomia significa letteralmente “darsi le norme da sé”, autoregolarsi. Ciò presuppone una soggettività capace di esprimere, ed eventualmente mantenere, la sua volontà circa i comportamenti da adottare o da evitare, senza costrizioni esterne di alcun tipo (materiale, morale, affettivo). Tutta la modernità, compresa quella giuridica e politica, è nata e si è sviluppata sulla base di questo presupposto: la libertà intesa come assenza di vincoli esterni. In quanto tale, essa è stata posta a fondamento della soggettività: sia essa la soggettività individuale (quella di ogni essere umano), di un istituto privato (come la proprietà o il lavoro), o di un ordinamento pubblico (come una regione, una provincia, o uno stato). Ovviamente, la condizione dell’autonomia comporta immediatamente la questione del rapporto e della convivenza fra le autonomie, poiché ognuna reclama libertà per se stessa. Come ogni forma di diritto, anche quello espresso autonomamente implica dei corrispondenti doveri, poiché i soggetti autonomi sono chiamati ad essere reciprocamente responsabili.
La sfida, oggi, è rappresentata dalla dissoluzione del soggetto (di ogni tipo di soggetto), quale si manifesta vistosamente nella frammentazione individuale, sociale e istituzionale che caratterizza gli ultimi tempi. La rivendicazione di autonomie da parte di soggetti, saperi e poteri dalle identità mutevoli, rischia di sottoporre ogni aspetto della convivenza –e quello giuridico in particolare– alla brutale dinamica delle volontà, in cui vincerà quella capace di imporsi sulle altre perché ne possiede i mezzi.
La filosofia del diritto italiana, che aspira ad essere luogo d’incontro e di ragionamento fra discipline diverse sui temi cruciali della contemporaneità, evitando ogni speculazione astratta ed avulsa dai problemi concreti, ha voluto interrogarsi sull’autonomia nel corso del XXXIII Congresso nazionale della Società italiana di Filosofia del Diritto (Sifd), intitolato “Autonomia e diritto. Soggetti, saperi, poteri” (*). Un evento finalizzato a testimoniare alla comunità degli studiosi e alla cittadinanza trentina l’attenzione dei filosofi-giuristi per un tema attualmente al centro del dibattito politico e mediatico.
L’argomento dell’autonomia è, in effetti, un tema distintivo del nostro territorio, delle sue istituzioni e della sua cultura, ma è soprattutto un tema capace di attrarre l’interesse (e gli approfondimenti) delle molte e diverse competenze presenti nella filosofia del diritto. L’autonomia può essere scandagliata sotto il profilo della teoria del diritto, della scienza del diritto pubblico, dell’analisi normativa, dell’antropologia e della sociologia giuridica, dell’economia, della simbolica e della teologia politica, dell’epistemologia ecc. Temi specifici, come quello dei nuovi saperi, delle professioni legali, dello statuto delle norme giuridiche, del rapporto fra ordinamenti centrali e locali, della bioetica, della didattica del diritto, dell’economia, di law & humanities, dell’intelligenza artificiale, delle questioni di genere, di diritto e società: tutti possono essere declinati intorno all’asse portante del concetto di autonomia, a riprova del suo alto valore euristico.
La fecondità dell’argomento, insomma, va ben oltre le polemiche (o gli apprezzamenti) che le opposte fazioni politiche si scambiano in questo periodo a proposito nella novazione legislativa sulla cosiddetta “autonomia differenziata”. Ed è più che mai opportuno che gli studiosi di area filosofico-giuridica s’impegnino a mantenere aperta la discussione critica, oltre ogni tentativo di ridurla a preda indifesa dell’agone mediatico.
(*) Maurizio Manzin era nel comitato organizzatore del Convegno della Società italiana di Filosofia del Diritto 2024 assieme a Federico Puppo e Serena Tomasi (Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento)