Editoriali

La dimensione di genere nello sport

Il progetto "She leads" punta a contrastare il gender gap nei contesti sportivi

28 novembre 2024
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Alessia Tuselli
di Alessia Tuselli
Ricercatrice al Centro Studi interdisciplinari di Genere, Università di Trento

Cos’è lo sport? Questa domanda può avere risposte diverse, da posizionamenti differenti. Pensare all’universo sportivo, collettivamente e singolarmente, vuol dire spesso partire dalla propria esperienza, da qualcosa che conosciamo, che ci appassiona; oppure che non ci interessa, che non ci piace.

Sono molti i modi di pensare allo sport, perché lo sport può essere molte cose, tanto attraverso la narrazione collettiva quanto nelle diverse prospettive scientifiche. Tutti i diversi modi di fare ed essere sport implicano però spazi collettivamente costruiti, perché l’universo sportivo è prima di tutto uno spazio culturale e sociale. Quando parliamo di sport, infatti, parliamo di noi.

I modi che adottiamo di fare e definire lo sport risentono di periodi storici e geografie; di norme culturali, di stereotipi e pregiudizi. Da qui le ambivalenze: lo sport è si uno spazio di possibilità, crescita, condivisione, educazione; ma è anche luogo di discriminazione, asimmetrie, esclusioni. Spesso di questi ultimi significati dello sport ce ne dimentichiamo, tanto nel discorso pubblico quanto nella ricerca. Non ci chiediamo come è “fatto”, per chi è. Per portare alla luce le dimensioni più complesse dell’universo sportivo può essere utile osservarlo da prospettive differenti, come quella degli studi di genere.

Attraverso queste lenti si osserva come, nello sport, essere bambini o bambine, ragazzi o ragazze, uomini o donne non è una cosa neutra. Così come essere persone con corpi e/o identità non conformi e/o con un orientamento sessuale non eterosessuale; persone nere o Bipoc (Black, Indigenous and People of Color) non è una cosa neutra. Si possono subire discriminazioni, esclusioni e violenze per una di queste caratteristiche o un’intersezione delle stesse.

Consideriamo il genere, ad esempio: lo sport nasce come spazio maschile, le donne sono state per lungo tempo escluse dalle competizioni agonistiche. La parola sport veniva associata a femminile non con intenti denigratori: lo sforzo fisico, il gesto atletico e la forza che comporta erano esclusivamente espressione di maschilità per attributo di nascita. La prima partecipazione femminile alle Olimpiadi risale ai Giochi di Parigi, nel 1900, dove le atlete erano il 2,2%.

Parigi 2024 è stata la prima Olimpiade dove abbiamo avuto lo stesso numero di numero di atleti e atlete. Un importante risultato certo, ma negli spazi sportivi rimangono radicate le disuguaglianze di genere.

I dati Istat (2021) evidenziano che solo il 22,2% delle donne pratica sport in modo continuativo, rispetto al 31,2% degli uomini. Il divario è più marcato durante l’adolescenza, con una differenza del 22,8% tra ragazzi e ragazze di 18-19 anni. Inoltre, gli sport maggiormente praticati riflettono segregazioni di genere: calcio, basket e tennis per i ragazzi; pallavolo, ginnastica ed equitazione per le ragazze (Coni, 2021).

La rappresentanza femminile nelle posizioni decisionali resta la dimensione più problematica. In Italia, solo il 12,7% delle dirigenti federali e il 19% delle arbitre sono donne (Coni, 2021). La recente adozione delle quote di genere all’interno del Coni ha portato a un incremento di circa il 30% della presenza femminile nei ruoli di potere, ma non in tutte le federazioni.

Se poi consideriamo il fronte dei media, vediamo che lo sport femminile riceve solo il 4% della copertura televisiva (Unesco, 2018). Quando le donne/atlete/dirigenti/direttrici di gara sono presenti poi, sono spesso de-professionalizzate, oggettificate, schiacciate da racconti che parlano poco di sport e molto di privato, bellezza, corpo.

Non bisogna dimenticare poi che uno spazio come quello sportivo è un ambito non immune da molestie e abusi, con una rilevazione ancora insufficiente del fenomeno.

È a partire da questo quadro che all’interno del Centro Studi interdisciplinari di Genere dell’Università di Trento, e grazie al finanziamento di Fondazione Caritro, è stato realizzato il progetto di ricerca-azione "She Leads, equità di genere e leadership nello sport", avviato nel 2022 e che si chiuderà ufficialmente a fine novembre. "She Leads" nasce, in collaborazione con il Coni Trento e diversi altri partener territoriali, per contrastare alcune delle dimensioni del gender gap nello sport, attraverso una ricerca quali-quantitativa, la definizione di percorsi formativi e l’avvio di nuovi processi di rappresentazione.

Dall’indagine qualitativa (40 interviste e design partecipato con 17 testimoni privilegiati/e) sono emersi alcuni dei principali ostacoli quando parliamo di genere nello sport: culturali (i modi in cui collettivamente definiamo di generi e le aspettative su questi ultimi), strutturali (le norme e le pratiche organizzative); individuali (processi di autoesclusione). Certe evidenze hanno permesso di definire alcuni percorsi formativi poi realizzati sul territorio provinciale e nazionale (dirigenti, atleti e atlete, scuole) con l’obiettivo di costruire consapevolezza sulla dimensione di genere nello sport. È stata inoltre realizzata una campagna di comunicazione, #makeHERvisible. Rendile visibili, con l’obiettivo di decostruire le rappresentazioni stereotipiche dello sport femminile (che sarà lanciata ufficialmente a dicembre 2024).

Un percorso molto denso, che ha visto il coinvolgimento del Coni nazionale e della Fondazione Milano- Cortina 2026. Il fine comune è stato quello di articolare delle proposte per ridefinire strumenti e pratiche all’interno dei contesti sportivi, a partire dalle evidenze dalla ricerca scientifica.

Progetti come “She Leads” mostrano come sia possibile tenere in considerazione le specificità di questo spazio sociale senza per questo considerarlo neutro, anzi lavorando attivamente per far emergere esclusione, asimmetrie e discriminazioni. Uno sforzo collettivo in risposta ad una responsabilità collettiva, per far si che lo sport sia realmente per tutt*.