Editoriali

Dinamiche di confine

Storie dall'antica città di Eantea, tra federalismo e autonomia

10 marzo 2025
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la professoressa Elena Franchi ©UniTrento ph. Federico Nardelli
di Elena Franchi
professoressa di Storia greca all’Università di Trento

Tra le montagne non sempre accoglienti della Locride Esperia, non molto lontano dal luogo in cui si sarebbe svolta, secoli dopo, la battaglia di Lepanto, si trovava un’antica cittadina ignota ai più, Eantea. Eantea era circondata da una natura a tratti ostile- pochi osavano guadare il fiume Mornos, poco più a ovest-, ma i suoi abitanti avevano saputo ritagliarsi un ruolo di primo piano: secondo il mito, era una delle due città fondate direttamente da Locro, il capostipite dei Locresi, all’esito di un viaggio difficile e avventuroso, mentre non molto più in là, nei pressi dell’odierna Vitrinitsa, è stata rinvenuta la celebra iscrizione che descrive i rituali di espiazione delle vergini locresi per le empietà commesse dai loro antenati a Troia. Eantea rappresentava, insomma, tutti i Locresi; fatto forse più rilevante, disponeva di un porto che si affacciava sul golfo di Corinto: a Eantea arrivavano e da Eantea partivano risorse agricole di rilevanza fondamentale nell’economia dell’antica Grecia; si trattava di uno snodo cruciale per gli scambi tra l’entroterra e le comunità site sull’altro versante del golfo.

Gli antichi Greci non avevano alcun dubbio sulla sua identità locrese: Eantea era stata fondata dai Locresi, a Eantea si parlava il dialetto locrese, ma soprattutto: Eantea era parte dello stato federale dei Locresi Esperi.

Eppure, gli abitanti di Eantea intrattenevano scambi più intensi con quelli di Kallipolis e Aigition, due città che si trovavano una trentina di chilometri più a nord. Una camminata di 7-8 ore, nulla di inusitato per gli antichi Greci, l’aspetto più interessante è piuttosto un altro: Kallipolis e Aigition erano città etoliche e facevano parte dello stato federale degli Etoli. Lì dove gli antichi e ancora più i moderni immaginavano un confine tra due stati federali diversi si intrattenevano gli scambi economici più vivaci; tutto ciò avveniva in una area che, pur attraversata da un confine politico, si rivelava profondamente interconnessa.

Se Eantea fosse qualche centinaio di chilometri più a nordovest e tutto ciò fosse accaduto 25 secoli dopo – se Eantea fosse una realtà nell’odierna Europa- potremmo dire di avere davanti ai nostri occhi un caso di cooperazione transfrontaliera informale: dinamiche che l’Unione europea sta progressivamente istituzionalizzando attraverso la creazione dei gruppi europei di cooperazione territoriale (Egtc). Ovviamente, ci asteniamo dal comparare l’incomparabile (tanto per cominciare, nel primo caso si tratta di cooperazione transfrontaliera interfederale, nel secondo è intrafederale). Ma al netto di ogni esercizio ucronico, va tenuto fermo un aspetto: i confini sono, per la maggior parte, relazionali, e continuamente rinegoziati. Molto spesso dividono meno di quanto si creda; non di rado, chi vive al confine condivide di più con chi sta al di là del confine che con chi risiede nel cuore della propria comunità politica.

Intercettare e valorizzare la cooperazione transfrontaliera è una sfida attuale, attualissima, che si trovarono ad affrontare anche gli antichi Greci: tra questi ultimi, gli Etoli di Aigition e Kallipolis e i Locresi Esperi di Eantea tentarono diverse strategie, anche nelle fasi storiche più avverse. Quando, verso la fine del III secolo a.C., Eantea divenne etolica, cominciarono a circolare sempre più storie che tra i parenti di Locro ne enumeravano uno nuovo, Etolo, il capostipite degli Etoli. D’altro canto, la specificità e l’autonomia di Eantea vennero salvaguardate attraverso la creazione, da parte degli Etoli stessi, di un distretto federale che molto probabilmente si avvaleva delle istituzioni e delle magistrature dello stato federale locrese; e le forme di scambio economico e culturale attraversarono indenni i secoli, le guerre, le annessioni così come l’affermarsi di nuovi attori sulla scena internazionale.

Etoli e Locresi sono solo due dei numerosi gruppi regionali che in Grecia antica diedero vita a stati federali. Esisteva infatti, al di là di Sparta e Atene, una Grecia federale, e dopo la morte di Alessandro Magno fu proprio essa- non Atene, men che meno Sparta- ad affrontare al meglio le nuove sfide poste dalla proiezione internazionale della Grecia ellenistica. Una delle condizioni per la stabilità degli stati federali ellenistici era una gestione oculata e soprattutto differenziata dei confini: sia di quelli interni, intrafederali, che di quelli esterni, molto spesso interfederali. Se sul fronte interno occorreva garantire l’autonomia in misura tale da salvaguardare la dimensione locale da un lato e dall’altro permettere l’accentramento di alcune competenze e contenere le spinte egemoniche, sul fronte esterno risultavano vincenti quelle strategie che rispettavano le specificità locali delle zone di confine e ottimizzavano precedenti forme di cooperazione transfrontaliera. Dall’11 al 14 marzo sono riuniti a Trento i massimi esperti internazionali di federalismo e confini nell’antichità: un’occasione, per il gruppo di ricerca del progetto Erc Febo (Federalism and Border Management in Greek Antiquity), per mettere alla prova i suoi primi risultati; per tutti, di gettare luce sulle numerose Eantea finora trascurate.