Editoriali

Per la Palestina e l’antifascismo

Sulle recenti manifestazioni che hanno interessato UniTrento

31 maggio 2025
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Flavio Deflorian ©UniTrento ph. Nardelli
di Flavio Deflorian
Rettore dell'Università di Trento

La drammatica situazione a Gaza, che ancora non vede né una soluzione né una tregua che permetta i necessari aiuti umanitari, è da tempo tema di discussione nella comunità universitaria e nella cittadinanza. Numerose sono state le dimostrazioni pro Palestina che si sono svolte in città. Regolarmente queste manifestazioni prendono di mira anche l’Università di Trento come istituzione e me personalmente come rettore. ‘Deflorian corresponsabile del genocidio di Gaza’, ‘l’Università come luogo di guerra’, accuse di sionismo all’ateneo trentino e molto altro ancora: sono affermazioni che abbiamo letto scritte sui muri. Slogan che abbiamo sentito scandire molte volte.

Non ho voluto mai dare troppo peso a questi eccessi, pur offensivi e ingiustificati, perché spesso espressione di frange minoritarie. Ma venerdì mattina si è raggiunto sotto i miei occhi un limite che mi induce a intervenire. Quel giorno c’è stata una manifestazione, molto partecipata e colorata, in via Calepina vicino al Rettorato, che ha ribadito con forza la volontà dei partecipanti per l'immediata interruzione delle ostilità a Gaza, per la fine della guerra e la piena accessibilità degli aiuti umanitari per una popolazione palestinese stremata e priva di beni essenziali di sostentamento e assistenza sanitaria. Alla manifestazione erano presenti pacificamente persone di ogni età, anche bambini che assieme alla bandiera palestinese sventolavano la bandiera della pace.

Ancora una volta però, accanto agli appelli per la pace, per me pienamente condivisibili, si è assistito, da parte di qualcuno, a insulti gratuiti alla mia persona e grottesche accuse all’Università di sostenere la guerra e lo sterminio palestinese, perpetrato dall’azione militare israeliana.

Per il rispetto che è dovuto alla verità, all’Università di Trento come istituzione e a me come persona, è ora di ribellarsi a queste aberranti calunnie. Abbiamo ribadito più volte, di concerto con le rappresentanze studentesche, la nostra condanna delle azioni militari che hanno portato alla strage di decine di migliaia di innocenti civili, molte donne e bambini, a seguito del crimine di Hamas del 7 ottobre. Come ateneo, abbiamo cercato di sostenere concretamente il popolo palestinese, offrendo supporto alla didattica universitaria da remoto che, almeno finché è stato possibile, le università della striscia hanno erogato. Abbiamo offerto sostegno ai palestinesi in fuga. Quest’anno abbiamo aderito al primo dottorato di interesse nazionale su Peace Studies e con gli studenti abbiamo promosso incontri e dibattiti sul tema della pace. Affermare che l’Università di Trento sia collusa con la guerra a Gaza è grottesco, segno di imperdonabile ignoranza e totalmente falso.

L’accusa si basa, da quanto ho capito, sulla nostra passata collaborazione con alcune Università israeliana. Peraltro tali collaborazioni ora sono inattive. Confondere i crimini di Netanyahu con la collaborazione scientifica e culturale su temi di pace con le istituzioni di ricerca e formazione israeliane che abbiamo portato avanti in passato, e speriamo di poter riprendere in futuro, è segno di superficialità, faziosità e mancanza di ascolto che si giudicano da sole. Più volte abbiamo ricevuto messaggi da università di Israele che segnavano una distanza dal governo, recentemente ad esempio dall’Università di Tel Aviv.

Mai un'accusa nei nostri confronti è stata circostanziata, spiegata, definita (e quando lo si è fatto si sono dette falsità madornali). Le affermazioni, più volte scritte e ripetute, che io avrei le mani insanguinate dei bambini morti a Gaza offende e ferisce profondamente la mia coscienza, perché tanto ingiustificate quanto lontane dalla mia sensibilità.

Se prendere le distanze da questa tragedia immane ed esprimere solidarietà alle vittime è quanto ci viene chiesto di fare, lo abbiamo fatto dal primo giorno e continueremo a farlo. Invece che puntare l’attenzione sulle nostre decantate “colpe”, mi chiedo, al di là degli slogan, cosa avrebbero fatto, di concreto, i manifestanti al posto nostro, che non sia già stato fatto e che spetti all’Università in quanto luogo di apertura e dialogo.

Colgo l’occasione per essere ancora più esplicito sul mio giudizio sulla situazione di Gaza. Questa tragedia rimarrà per decenni una macchia vergognosa per l’Occidente e l’Europa in particolare, che non ha saputo evitarla. Che a parole ha condannato l’azione del governo di Israele, ma non ha saputo salvare la vita di tante persone. Nessuna azione concreta è stata messa in atto per impedire gli eccessi. Nemmeno ora. Questi morti innocenti, come abbiamo testimoniato come ateneo aderendo all’iniziativa di esporre un lenzuolo bianco, a causa della nostra ignavia e inerzia, sono sulla coscienza dell’Occidente. Di tutti noi. Tutti, nessuno escluso.

In questi giorni si è anche parlato molto sui media di fascismo e antifascismo. L’Università di Trento è fondata nei valori dell’antifascismo, che sono alla base della nostra Repubblica. Ogni rigurgito fascista è per noi da condannare e respingere. Ma i fascisti non sono solo i nostalgici che vedono nel ventennio o nella repubblica di Salò le proprie radici. Sono fascisti anche coloro che ne portano avanti i valori. Usare la denigrazione e la menzogna per delegittimare persone e istituzioni, come fa chi ci attacca, è un comportamento che nega i valori fondanti della nostra democrazia.