Editoriali

Basta strumentalizzazioni

Contro tutti i tentativi della politica di minare l’autonomia del nostro Ateneo

2 luglio 2025
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il professor Flavio Deflorian, rettore dell'Ateneo di Trento ©UniTrento ph. Pierluigi Cattani Faggion
di Flavio Deflorian
rettore dell'Università di Trento

Nell’ultimo periodo, l’Università di Trento ha avuto una visibilità mediatica a livello nazionale per due episodi che hanno coinvolto la comunità studentesca. Il primo ha riguardato l’associazione Azione Universitaria e la pubblicazione di alcune chat private con contenuti omofobi, razzisti e nostalgici del fascismo. Il secondo episodio ha riguardato la Presidente del Consiglio studentesco che ha postato sui suoi profili social personali una foto con una maglietta che richiama le Brigate Rosse ed i suoi simboli, incluso quello che a tutti è sembrato un richiamo all’omicidio Moro. Sono due episodi gravi molto diversi, anche per gli esiti. Nel primo caso c’è una valutazione in corso, mentre nel secondo ci sono state le scuse e le dimissioni dall’incarico per cui la vicenda è chiusa. Non è questo il luogo per tornare nel merito, ma alcune questioni generali richiedono una sottolineatura.

L’Università di Trento è un’istituzione che basa il suo operato su libertà, tolleranza e inclusione, radicando i propri valori nella nostra Costituzione antifascista e democratica. Per questo abbiamo subito censurato qualsiasi richiamo a ideologie, come il fascismo, che sono all’opposto della nostra Repubblica, o riferimenti ad atti terroristici che hanno cercato, senza successo, di sovvertire l’ordine democratico. Di nuovo la Costituzione ce lo ricorda: ogni posizione dei singoli o delle associazioni è libera e contribuisce alla diversità all’interno della nostra comunità. Una diversità che è una ricchezza. Manteniamo ferma la condanna che abbiamo prontamente espresso per ogni riferimento – fosse pure ironico - a valori antidemocratici. Ma va detto che nella comunità dell’Università di Trento – e a mio avviso anche nella società trentina – non vedo alcun rischio reale di rinascita del fascismo o di terrorismo di qualsiasi colore.

Si è anche sollevata, addirittura all’interno del Parlamento, la questione legata all’accreditamento dell’associazione studentesca Azione Universitaria. A questo riguardo, sono state date informazioni non precise e potenzialmente fuorvianti. L’Università di Trento riconosce ovviamente la libera associazione, di ogni natura, nel rispetto della legge e del proprio codice etico. Il nostro regolamento divide le associazioni studentesche fra quelle di natura culturale e sportiva (cosiddette “accreditate”) e quelle di natura politica partitica.

Su questo vorrei essere chiaro, la presenza di associazioni di evidente natura politica, legata a partiti o movimenti politici, è per me un valore. Indica una partecipazione anche dei nostri studenti e studentesse alla politica in generale: un dato incoraggiante in una fase storica di disaffezione generale, come si vede anche dall’assenteismo al voto.

Da tempo abbiamo associazioni politiche che operano nell’ateneo e partecipano alle elezioni studentesche. Ma solo le associazioni culturali e sportive accreditate hanno accesso a fondi di ateneo, previa valutazione nel merito, per supportare loro attività e per spazi a disposizione. Le associazioni di natura politica, secondo il nostro regolamento, non hanno invece questa possibilità. Crediamo infatti che chi ha stretti legami politici abbia altre strade per sostenere le proprie attività e non spetti all’Università finanziare la politica, nemmeno quella studentesca.

Chiarito questo, dopo un confronto con le persone interessate, l’Ateneo ha avviato un iter per valutare se Azione Universitaria sia annoverabile fra le associazioni culturali o al contrario – visti i contenuti delle chat e anche forse le accorate difese di politici nazionali – non sia legittimamente un’associazione con un chiaro legame politico. Niente di più né niente di meno. E se anche alla fine non rientrasse fra le associazioni accreditate, rimarrà una rappresentanza liberamente operante nel nostro ateneo, anche attraverso i suoi eletti negli organi dell’Università.

Auspico quindi che ogni strumentalizzazione ed esasperazione politica si plachi, e che venga lasciata all’Università la responsabilità del giudizio ogni volta si verifichino episodi di questo tipo. Ogni interferenza politica è inutile, oltre che dannosa per l’immagine stessa della nostra università. E ogni invito alla Provincia o al Ministero a intervenire per spiegare, per controllare o per fare pressione sull’università è poco rispettoso della nostra autonomia.