Torna in presenza, dopo due anni, il festival dell’educazione promosso da Università di Trento insieme a Provincia e a Comune di Rovereto. E torna con un’esortazione: “Scegliamo il futuro”. Questo il titolo della 12a edizione, che propone a Rovereto dal 6 al 8 maggio, insieme al festival dei media “Educa Immagine”, più di 60 appuntamenti tra focus, dialoghi, incontri, laboratori e spettacoli con 150 relatori, relatrici, esperte ed esperti nazionali.
L’invito a guardare di nuovo al futuro nasce dalla consapevolezza che la pandemia ha provocato, o comunque accelerato trasformazioni sociali, culturali ed economiche radicali e rappresentato, anche simbolicamente, l’impossibilità o la limitazione degli incontri e delle esperienze collettive. Una chiusura dell’orizzonte che ha gravato soprattutto su giovani che verso il futuro dovrebbero essere naturalmente proiettati. Scegliere il futuro significa (ri)partire da loro.
Per farlo occorre ascoltare cosa i giovani pensano di scuola, lavoro, famiglia, amicizia, comunità, ambiente e analizzare l’impatto su di loro dei cambiamenti radicali degli ultimi anni. «L’edizione di quest’anno ha un’attenzione importante sui giovani» commenta Paola Venuti, prorettrice alla didattica UniTrento e coordinatrice scientifica di Educa. «Su tutti i giovani, non soltanto sugli studenti. A loro sono riservati momenti dedicati di ascolto perché abbiamo visto quanto sia importante dare loro voce, prestare attenzione a quello che desiderano per loro stessi e per la nostra società. Il malessere che avvertiamo in loro, come adulti, è molto forte ed è urgente – e allo stesso tempo difficile – semplicemente starli a sentire senza pretese e senza pregiudizi. Educa lancia un invito a rendere i giovani partecipi davvero della costruzione del loro futuro».
Ed è proprio da loro che parte il festival Educa: venerdì 6 maggio studenti e studentesse dell’Università di Trento presentano i loro progetti per un orientamento capace di valorizzare le competenze personali, formali ed informali. Progetti elaborati a partire dalla loro esperienza diretta e dalle aspettative professionali e personali di cui discuteranno con esperti del mondo del lavoro e dell’università. «È la prima volta che a Educa sperimentiamo un hackathon. Abbiamo messo in campo questa modalità per raccogliere spunti sul tema del festival di quest’anno: cosa vuoi fare nel tuo futuro e come te lo immagini. E i risultati sono stati interessanti per la qualità e l’originalità dei contributi emersi. Ne discuteremo durante il festival».
«Un altro tema a cui prestare attenzione oggi è il contrasto agli stereotipi. A cominciare da quelli di genere» aggiunge Venuti. Nel programma di Educa sono infatti numerosi gli incontri dedicati al condizionamento degli stereotipi sulle scelte e sulla costruzione del futuro. Di genere si parlerà nel panel con Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento e le curatrici della guida “Mind the gap, costruire l’uguaglianza di genere in ambito educativo” di Aidos.
«Non solo genere, ma anche inclusione» prosegue Venuti. «Abbiamo condotto un lavoro di un anno con educatori, educatrici e insegnanti su come parlare di inclusione a scuola, su come “narrarla”. Ne è uscita una soluzione efficace e innovativa: un gioco, da poter fare come momento di autoformazione in classe, attraverso cui riflettere sull’inclusione». A presentare “Le linee guida per una narrazione inclusiva a scuola” sarà, oltre alla stessa Paola Venuti, anche Michele Marangi dell’Università Cattolica di Milano.
«Un altro tema tutto da esplorare – che tratteremo già in questa edizione, insieme al ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi – è il collegamento tra scuola e università. Come il cambiamento nella scuola generi una positiva trasformazione anche nel mondo dell’università. E come sia possibile una maggiore interazione, anche alla luce delle sfide poste dal progetto dei teaching and learning center previsti dal Pnrr. Perché il rapporto tra questi due mondi non sia basato solo sull’accumulo di conoscenze, ma sulla generazione e sulla fruizione di nuove competenze».
La crisi ambientale in atto è causa, tra le altre cose, anche di malessere per i giovani di tutto il mondo. Per questo non mancheranno approfondimenti sul futuro del pianeta, sia in termini ambientali che socio-culturali. EDUCA propone domenica 8 maggio un appuntamento sull’ansia climatica tra i giovani grazie a Fondazione Bruno Kessler e APPA, e, in collaborazione con il MUSE, un incontro con il paleontologo Massimo Bernardi e la professoressa Vincenza Pellegrino che indagano sulle aspirazioni dei giovani a un futuro migliore spesso rimosse dal dibattito pubblico.
Nel focus “Professione reporter: la fotografia ai tempi del web” Irene Alison, giornalista e photo-consultant e Marco Cattaneo direttore di National Geographic Italia riflettono su come la diffusione di smartphone e social network abbia cambiato il mondo della fotografia, influenzato il modo di fare reportage e il lavoro dei giornalisti professionisti. In “L’ho visto su Facebook: l’informazione durante la prima guerra social” un pool di giornalisti e giornaliste analizzano come dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina i social network sono stati inondati di video e foto da entrambe le parti e sono diventati il campo di battaglia internazionale riproponendo così in modo violento il tema dei rischi e delle opportunità dell’informazione veicolata sui social network.
Il festival è promosso da Provincia autonoma e Università di Trento e Comune di Rovereto, organizzato da Consolida con il supporto scientifico di Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Demarchi e Iprase e il sostegno di Federazione trentina della Cooperazione e Casse Rurali Trentine.
Educa Immagine è organizzata da Consolida con la direzione artistica di Trentino Film Commission, insieme ai partner di EDUCA, con il sostegno di Cassa Rurale AltoGarda e Rovereto e i media partner Rai Cultura, Mymovies.it e Dire Giovani.