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Eventi

Proteggere la fragilità

La legge che ha introdotto l'amministrazione di sostegno compie vent’anni

19 novembre 2024
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di Lorenza Liandru
Supporto alle Relazioni istituzionali

Con la legge numero 6 del 9 gennaio 2004 è stato introdotto nel nostro ordinamento giuridico l’istituto dell’amministrazione di sostegno, una misura che ha radicalmente modificato la tutela dei diritti delle persone fragili. A vent’anni dalla sua entrata in vigore, un convegno ospitato dalla Facoltà di Giurisprudenza lo scorso 8 novembre ne ha tracciato un bilancio “in chiaroscuro”, offrendo un’analisi aggiornata sull’efficacia della normativa e sulle sfide ancora aperte nella sua applicazione.

L’evento, intitolato “L'amministrazione di sostegno: luci e ombre dell'istituto a 20 anni dalla sua nascita”, è stato promosso dall’Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i Minori, in collaborazione con il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Trento, Rovereto e Bolzano, l'Associazione Comitato per l'ADS Trentino, l'Università di Trento, la Provincia e al Comune di Trento. Una vasta rete di enti e professionisti che si confronta quotidianamente con le persone coinvolte in questa misura di protezione.

Spiega Teresa Pasquino, docente di Diritto privato alla Facoltà di Giurisprudenza e relatrice al convegno: «Con la Legge del 2004, l’istituto dell’amministrazione di sostegno si è aggiunto alla tutela e alla curatela, già preesistenti, a protezione delle persone che si trovano nell’impossibilità di provvedere in autonomia ai propri interessi personali e patrimoniali. Mentre questi ultimi comportano una limitazione più ampia della capacità di agire, l’amministrazione di sostegno offre alle persone la possibilità di essere affiancate da una figura incaricata di curare i loro interessi, senza che il beneficiario perda in tutto la sua autodeterminazione come soggetto di diritto».

La platea dei possibili beneficiari di questa misura è ampia: anziani non autosufficienti, persone con disabilità fisica o psichica, individui affetti da malattie degenerative, soggetti con dipendenze o fragilità mentale. «A fronte della varietà delle esigenze, corrisponde una notevole elasticità con cui l’amministrazione di sostegno viene disposta e modulata dal giudice tutelare. Può essere, ad esempio, prevista per un determinato periodo e limitata a quelle funzioni che il soggetto non può compiere da solo». Commenta Pasquino: «Quando applicata correttamente, l’amministrazione di sostegno funziona come un supporto sulla base delle esigenze del momento. Oltre al monitoraggio costante del giudice tutelare, infatti, è previsto un riscontro con il beneficiario, il quale può esprimere il proprio parere e, in caso di disaccordo, chiedere di essere ascoltato dal giudice tutelare».

Ma di che numeri stiamo parlando? In Italia nel 2022 sono state aperte 57.618 procedure di amministrazione di sostegno e si stima che le persone interessate da questa misura siano circa 380mila (Fonte: Istat - Annuario statistico italiano 2023). A livello locale i dati sono stati presentati al convegno da Benedetta Pensini, avvocata e legale rappresentante della Associazione Comitato Amministratore di sostegno in Trentino. Presso il Tribunale di Trento, ad aprile 2024, risultano aperte 3030 amministrazioni di sostegno e la media delle nuove procedure negli ultimi tre anni è pari a 365. Nella maggior parte dei casi la richiesta di amministrazione di sostegno è proposta da un familiare (73%), nel 13% dai Servizi, nel 7% dei casi dagli stessi beneficiari, nel 6% dei casi dal Pubblico Ministero e da altri nell’1%.

La normativa prevede che il ruolo di amministratore di sostegno sia affidato dal giudice tutelare in via preferenziale a familiari e affini, o laddove non esistano figure di riferimento come amici e conoscenti, a professionisti (avvocati o commercialisti), volontari iscritti ad un albo o enti.

«In Trentino la situazione è particolarmente virtuosa, spiega Pasquino - perché esistono associazioni di volontariato che promuovono la conoscenza di questa misura e supportano gli amministratori con attività di formazione, ascolto e confronto».

La formazione è essenziale per chi assume il ruolo di amministratore di sostegno, perché questa figura si trova a dover rispondere a esigenze complesse e delicate, che richiedono competenze specifiche e una sensibilità particolare. Non è solo questione di pagare le bollette o gestire gli adempimenti fiscali e il conto in banca della persona assistita. Chi ricopre questo incarico deve anche interagire con servizi sociali e assistenziali, e accompagnare il beneficiario nelle decisioni che riguardano le cure sanitarie ed eventuali ricoveri.

«L’amministrazione di sostegno solleva complessi dilemmi etici» afferma Teresa Bertotti, docente di Servizio Sociale presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale. «Come possiamo proteggere le persone da loro stesse, senza violare il principio di autodeterminazione e libertà? È una questione che i professionisti dell’aiuto e gli operatori dei Servizi Sociali affrontano spesso, trovandosi a mediare tra esigenze diverse, talvolta in conflitto».

Durante il convegno, Bertotti ha condiviso con i partecipanti il punto di vista di chi opera nel sociale: «Ho parlato di etica della cura e fatto riferimento al concetto di ‘trasgressione etica’ studiato dalla canadese Merlinda Weinberg. In base a questo principio, esiste sempre la possibilità che un’azione decisa nell’intento di fare del bene a una persona abbia anche effetti negativi su altre, comportando così una violazione dei principi di rispetto e tutela del benessere. Tuttavia, è proprio la consapevolezza della potenziale ‘trasgressione etica’ che consente di dedicare cura e attenzione alle conseguenze negative di queste scelte. Peraltro, una tale interferenza nella volontà personale è legittimata solo se inscritta nel rispetto della norma e dei diritti, autorizzata dall’apparato giudiziario. È in questo contesto che l’intervento sociale entra in dialogo con il sistema giuridico e con molteplici attori istituzionali».

Per coordinare l’azione delle diverse figure coinvolte, in Trentino sono stati sottoscritti negli ultimi anni importanti protocolli d’intesa e linee guida tra Provincia, Tribunali e Ordini professionali. «In questo modo» osserva Bertotti «sono stati definiti i ruoli e le funzioni di tutti. L’obiettivo comune è quello di predisporre misure quanto più adatte e personalizzate. La cura della persona è un percorso dinamico e flessibile, che richiede strumenti operativi agili, capaci di adattarsi alle esigenze in continuo cambiamento».

«La fragilità» conclude Bertotti «è una componente intrinseca della condizione umana. A un certo punto della vita, tutti noi ci troviamo a offrire cure a qualcuno o, al contrario, ad avere bisogno del sostegno degli altri. Si tratta di assumere questo concetto come cifra del vivere collettivo, favorendo lo sviluppo della solidarietà tra le persone anziché la logica individualistica».