Enrico Letta ©Alexandros Michailidis

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Dall’università l’impegno per un’Europa unita

Intervista a Enrico Letta, ospite della cerimonia di inaugurazione del nuovo anno accademico dell’Ateneo di Trento

20 novembre 2024
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Paola Siano
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Di fronte allo scenario di un’Europa che rischia di vedere sviliti i suoi ideali e i suoi principi, di restare fagocitata da tensioni internazionali centrifughe, l’unica possibilità di salvezza è lavorare su un’integrazione reale, sul legame tra le persone dei diversi paesi, sulla connessione tra le città e le periferie europee. Non ha dubbi Enrico Letta, presidente dell’Istituto Jacques Delors di Parigi ed ex presidente del Consiglio della Repubblica italiana. È lui l’ospite della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025. Arriva a Trento dopo un lungo viaggio, durato otto mesi, nei 27 paesi membri, che ha raccontato nel suo ultimo libro “Molto più di un mercato. Viaggio nella nuova Europa”. Incaricato dal Consiglio dell’Unione europea di preparare il piano di rilancio dell’integrazione economica, ha realizzato un’“operazione ascolto”, ha visitato 65 città, attraversato territori, incontrato tanti cittadini e cittadine, rappresentanti delle istituzioni e della società civile. Il suo è un invito a credere nell’Europa e a impegnarsi per renderla davvero unita. A partire anche dalla conoscenza e dalla libera circolazione delle idee. Lo abbiamo intervistato.

Presidente, come si concilia la sua visione di un’Europa insostituibile con eventi come Brexit, la guerra in Ucraina e i nazionalismi crescenti?

Sono proprio le crisi degli ultimi anni a dimostrarci che l’Europa è ormai diventata insostituibile. In questi momenti di grande difficoltà siamo riusciti a rispondere alle grandi sfide che ci troviamo davanti insieme, con una forza che nessun singolo Paese avrebbe potuto avere. Penso all’acquisto comune dei vaccini, al Next Generation Eu o alla risposta unitaria contro l’aggressione russa. Queste crisi ci hanno messi in difficoltà, ma ci hanno anche dimostrato che l’Europa resta la migliore soluzione per affrontare un mondo complesso e instabile.

La nuova legislatura può rappresentare un’opportunità per proseguire la strategia di allargamento e rafforzare la difesa comune?

Assolutamente. La nuova legislatura europea rappresenta un momento decisivo. La difesa comune non è solo una scelta politica, ma una necessità in un contesto globale sempre più incerto e rischioso, visti anche i risultati delle elezioni negli Stati Uniti. L’integrazione di nuovi Paesi, come quelli dei Balcani e l’Ucraina, rafforza il mercato unico europeo e la nostra rilevanza nello scenario internazionale. Solo con un’Europa più ampia e coesa possiamo garantire stabilità, competitività e autonomia strategica, rendendo il nostro continente più sicuro e prospero per tutti. Come ho provato a spiegare nel mio Rapporto, in questa legislatura dobbiamo fissare traguardi ambiziosi per costruire un’Europa più forte, sicura e inclusiva.

Le sfide infrastrutturali in Europa sono simboliche di una frammentazione ancora presente?

Sì, lo sono. Durante il mio viaggio, ho sperimentato personalmente la frustrazione di non poter raggiungere molte capitali europee con un treno ad alta velocità. È un paradosso per un continente che si impegna a diventare più sostenibile e unito. Queste lacune infrastrutturali non sono solo un problema pratico, sono un simbolo di un’Europa ancora frammentata. Serve una visione comune e ambiziosa per superare questi ostacoli e costruire finalmente un mercato unico che sia anche uno spazio di connessioni fisiche.

Nel suo libro propone una quinta libertà: la libera circolazione delle idee. Perché?

Le quattro libertà su cui si basa il mercato unico europeo - persone, beni, servizi e capitali - sono state fondamentali, ma oggi non bastano più. Occorre immaginare una quinta libertà, la libera circolazione della conoscenza, delle idee, della ricerca. Questa nuova dimensione è essenziale per affrontare le sfide di oggi e di domani: la digitalizzazione, la transizione ecologica, l’innovazione. La conoscenza deve poter circolare liberamente per rendere la società e l’economia europea più dinamica e all’avanguardia. La quinta libertà darebbe alla nostra Unione un nuovo impulso, unendo competenze, ricerca e creatività al servizio di cittadini e imprese.

Qual è il ruolo dell’università nel promuovere conoscenza e mobilità?

L’università è fondamentale. Il programma Erasmus ha aperto orizzonti a milioni di giovani, e ora dobbiamo andare oltre: immagino una laurea europea che riconosca competenze comuni e renda ancora più facile per i nostri giovani muoversi, imparare e costruire il loro futuro ovunque nell’Unione. L’iniziativa dell’European Consortium of Innovative Universities, di cui l’Università di Trento fa parte, è un esempio perfetto: creare un ecosistema universitario europeo è un passaggio fondamentale per una vera cittadinanza europea.

Quale messaggio lancerà all’inaugurazione dell’anno accademico?

Il mio messaggio sarà un invito ad amare e a costruire l’Europa, a non darla mai per scontata. Viviamo in un continente unico per diversità e ricchezza culturale; un’eredità che ci è stata affidata e che abbiamo il dovere di far crescere. L’università è il luogo dove si forgiano le nuove generazioni di cittadini europei, ed è da qui che deve partire l’impegno per rendere l’Europa una comunità ancora più forte e unita, capace di affrontare con fiducia le sfide del futuro.