Un momento della passeggiata lungo il sottopassaggio di via Verdi ©UniTrento ph.Sara Carneri

Eventi

Come cambia, se cambia, la città?

Voci e rumori dello spazio urbano per (ri)pensare le trasformazioni dei luoghi contemporanei, attraversando le vie di Trento

10 marzo 2025
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Sara Carneri
Ufficio Eventi

Una camminata a piedi per le strade del centro di Trento per osservare le trasformazioni che negli ultimi decenni hanno riscritto il volto della città. Un esperimento collettivo, che si è svolto venerdì 7 marzo, organizzato da Andrea Mubi Brighenti, docente di Sociologia dei processi culturali al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale, per documentare, in maniera tangibile, che lo sviluppo dell’architettura cittadina si intreccia con i cambiamenti sociali e politici della società che vive in quel luogo. UniTrentoMag ha partecipato alla passeggiata e la racconta in questo articolo.

Il ritrovo è in piazza Duomo. «Dove ci vediamo?». La piazza non è né grande, né piccola. «Ci troviamo lì, non c’è da perdersi». A volte basta cercare per trovarsi. Non sotto l’albero, non davanti al portone del Duomo, non sotto i portici. Vicino alla fontana del Nettuno, eccoli. Alessandro Castelli, scrittore, muove le mani a raccontare com’era la piazza quando la piazza era un parcheggio. Andrea Brighenti sfoglia un quaderno di immagini della città, con la mappa storica, quando l’Adige segnava il tessuto urbano configurando un altrove, per chi cammina e osserva oggi la città. Quanto è cambiata Trento dagli anni Sessanta e Settanta? E se è cambiata, come e per chi? Proseguiamo verso via Verdi. 
A muoversi è un piccolo gruppo di studiosi e appassionati di studi urbani, pianificazione del territorio, sociologi, cittadini. C’è Lorenzo Tripodi, anche lui scrittore, urbanista e filmmaker che viene da Firenze, dopo aver vissuto a Berlino e a New York. A portarlo a Trento è la presentazione, più tardi a Mesiano, del suo libro, “Urbiquità”. Alessandro Castelli, invece, a Trento ci vive: presenterà “Dialettica dello spazio urbano”, insieme a Luca Bertoldi, che cura insieme a Giusi Campisi, Wunderkammer, Collezione di immaginari urbani.
«Il tema ha una sua complessità. Una dialettica che richiama la città percepita, la città concepita, la città vissuta», spiega Bruno Zanon, che è stato professore di ‘pianificazione urbanistica’ all’università di Trento. E continua: «In particolare emerge un ragionamento della percezione urbana di Trento che, in un periodo relativamente breve, cambia. E cambia profondamente. Cambia la visione spaziale, cambiano i modi di vivere. Ci sono delle politiche urbane che hanno una loro razionalità limitata, con effetti inattesi. Non si comprende un certo fenomeno che poi improvvisamente si scopre». Zanon cita l’esempio dei bed & breakfast in città come Firenze, Venezia che vengono sopraffatte, con problemi sociali e conflitti nascenti. «Questi fenomeni – chiarisce – non sono stati compresi perché si guardava altrove. D’altra parte la nostra capacità di immaginare gli effetti e le relazioni è molto limitata. Per cui ci si muove in uno spazio urbano conosciuto e dopo un po’ ci si perde. Bene o male l’immagine che abbiamo dello spazio è quello che ci consente di orientarci. L’immagine che abbiamo della realtà ci permette di fare delle scelte nella vita. Invece, in tempi abbastanza brevi, la città cambia e ci sono dei fenomeni inattesi come l’attività di rigenerazione urbana. Il centro storico di Trento – prosegue nella sua riflessione – è stato unico da questo punto di vista. Mentre ‘Trento città turistica’ è un fatto assolutamente recente. Anche questo ha cambiato il commercio e la vita della città».
Sul nostro percorso incontriamo il Palazzo di Sociologia a sinistra, quello di Giurisprudenza a destra. All’incrocio con via Rosmini, avanti dritti: di fianco al Dipartimento di Economia, scendiamo nel sottopassaggio vicino alla sala studio Cavazzani. Il racconto si interrompe o, meglio, è sovrastato dal traffico. Non si sente niente a meno di non stare vicini, stretti. Oltre che visivo, è il paesaggio sonoro a orientare la curiosità che accomuna esploratori e viandanti. Un via vai di macchine, persone, acqua, alberi. Un murales ricorda “Trento. Città candidata capitale italiana della cultura 2018”. Segue un mosaico blu a rappresentare uno scaffale di libri, riviste, poi scritte, quasi un murales. Appena fuori, Bruno Zanon racconta di come, diversi anni fa, il Comune abbia venduto all’Università la zona del parcheggio Sanseverino: due ore di sosta gratuita, prendi una bicicletta nell’area riservata e vai dove vuoi.
Nel gruppo c’è anche Cristina Mattiucci che all’Ateneo di Trento ha studiato, ha fatto ricerca, ha insegnato per tornare poi a casa, all’Università degli studi di Napoli Federico II, dove insegna Tecnica e pianificazione urbanistica. Sarà lei a moderare l’incontro alla biblioteca di Mesiano. Conosce Trento, gli spazi aperti nelle città di montagna, ha un occhio allenato a osservare la relazione tra le persone e il paesaggio. Con Andrea Mubi Brighenti, condivide interessi di ricerca sullo spazio urbano, l’interazione sociale nei luoghi pubblici e il cambiamento urbano locale, oltre a un orientamento etnografico agli studi urbani.
La passeggiata prosegue verso piazza Dante dove il racconto è fatto di storie che parlano a Lorenzo Tripodi e Marco Philopat, quest’ultimo editore, punto di riferimento dell’underground italiano, che vive a Milano. Ancora avanti verso piazza Cesare Battisti, piazza Venezia, via Grazioli fino a via Manci e poi su verso Mesiano. Prima di entrare alla Bum ci fermiamo a guardare Trento dall’alto. «Com'è bella la città, com'è grande la città, com'è viva la città, com'è allegra la città. Piena di strade e di negozi e di vetrine piene di luce, con tanta gente che lavora, con tanta gente che produce», cantava Gaber nel 1969. A cosa serve la città? Di cosa è fatta la città? Domande che risuonano oggi più attuali che mai e stimolano nuovi pensieri.