Veduta della mostra "Intellegenze emotive. Storie di connessioni empatiche" ©Mart ph.Edoardo Meneghini, 2025

Eventi

L’arte dell’empatia

UniTrento e Mart insieme per una mostra laboratorio

12 marzo 2025
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Lorenza Liandru
Supporto alle Relazioni Istituzionali

L’emotività come forma di intelligenza sociale, il potere dello sguardo e la capacità di costruire relazioni sono i temi al centro della mostra ‘Intelligenze emotive. Storie di connessioni empatiche, in corso alla Galleria Civica di Trento fino al 4 maggio. Un progetto innovativo, sotto diversi punti di vista, che ha messo in relazione studenti, professionisti museali, istituzioni e gallerie private, offrendo alla città una proposta culturale significativa e attuale. L’esposizione è accompagnata da un programma di eventi aperti a tutti: due talk di approfondimento con l’Università e quattro performance di alcuni degli artisti in mostra. Si parte il 13 marzo.

Intelligenze emotive è una mostra-laboratorio nata nell’ambito di Officina Espositiva, il progetto del Dipartimento di Lettere e Filosofia che permette a studenti e studentesse del corso in Storia dell'arte e studi museali di confrontarsi con la pratica curatoriale e la realizzazione di una mostra, dall’ideazione all’allestimento. Il lavoro è stato coordinato da Denis Viva, professore di Storia dell’Arte Contemporanea e coordinatore del progetto, e Gabriele Lorenzoni, curatore e responsabile della Galleria Civica di Trento, sede distaccata del Mart di Rovereto. La collaborazione tra l’Università di Trento e il Mart non è una novità, ma Intelligenze emotive segna un’evoluzione nel rapporto tra le due istituzioni. «Uno degli elementi più innovativi della mostra è proprio il metodo – spiega Gabriele Lorenzoni. L’esposizione è il frutto di un’esperienza formativa, ma rispetta anche tutti gli standard museografici di un’istituzione come il Mart. Inoltre, è un progetto culturale articolato, che include interventi site-specific di giovani artisti e prestiti da gallerie private del territorio». Denis Viva sottolinea l’importanza di far vivere a ragazzi e ragazze un assaggio di quella che potrebbe essere in futuro la loro professione. «Il curatore è una figura fondamentale in ambito museale: è la persona che conosce il patrimonio, studia le opere e con esse costruisce un racconto. È un lavoro culturale complesso, che richiede molteplici abilità, anche e soprattutto relazionali. Queste skills si possono apprendere solo sul campo».
La mostra affronta il tema affascinante e complesso dell’emotività come forma di intelligenza sociale, esplorando i molteplici modi in cui ci relazioniamo con l’altro. Ispirata al testo Emotional Intelligence dello psicologo Daniel Goleman, l’esposizione invita il pubblico a riflettere sull’importanza dell’empatia, intesa come la capacità di percepire le emozioni altrui e di instaurare rapporti basati sulla comprensione reciproca. Il percorso si sviluppa in tre sezioni, dedicate a tre differenti aspetti dell’intelligenza emotiva: la consapevolezza delle proprie emozioni, il linguaggio non verbale, la connessione con gli altri.
C’è un tema che attraversa tutta la mostra, ed è quello dello sguardo. Per questo, nelle sale sono esposte numerose opere incentrate sulla figura umana, dove sguardi fissi o fugaci ci osservano, portando con sé un’intensa carica di umanità e invitandoci a esplorare il mistero di vite sconosciute. Un esempio significativo è il video The Picture of Ourselves di Rä di Martino, in cui la telecamera indugia sul volto sereno di una bambina, immagine scelta per la locandina. Solo con l’allargamento dell’inquadratura si scopre che la bambina è a testa in giù, sostenuta per le caviglie da un uomo. Il legame tra i due non viene esplicitato, lasciando spazio a diverse interpretazioni. A volte è l’osservatore a cogliere negli sguardi disseminati nelle opere un universo di possibili relazioni, come in Please don’t leave me di Nicola Pellegrini, dove una donna scende dall’autobus, mentre un altro passeggero la osserva, oltre il finestrino. In altri casi, invece, sono gli oggetti e i luoghi a evocare esperienze, emozioni e stati d’animo.
Le opere in mostra, provenienti in gran parte dalle Collezioni del Mart, coprono un arco temporale che va dai primi anni Novanta a oggi. Accanto a grandi nomi internazionali come Alex Katz, Fischili & Weiss e Thomas Ruff, sono presenti alcune delle voci più autorevoli dell’arte italiana insieme a talenti emergenti e rappresentanti della scena trentina. La scelta di focalizzare l’attenzione sugli ultimi trent’anni offre al visitatore un percorso particolarmente coerente e affine alla nostra contemporaneità. Le inquietudini e i problemi del presente – la paura dell’omologazione, la solitudine, l’incomunicabilità, la frammentazione – emergono infatti con forza, offrendo al pubblico una riflessione intensa e attuale. Non solo i temi affrontati risultano vicini al nostro vissuto, ma anche i linguaggi espressivi riflettono quelli dell’arte e della comunicazione odierna. Questo è particolarmente evidente in alcune opere, come in Moki Miki Couple della giapponese Misaki Kawai. Qui, due emoticon di soffice peluche richiamano il ruolo che queste icone giocano nella nostra quotidianità: un codice universale capace di colmare il divario emotivo che spesso caratterizza la comunicazione digitale. In mostra anche installazioni site specific, opere luminose e sonore, che dialogano con media più classici come la fotografia e la pittura. C’è anche un riferimento ad un altro tipo di intelligenza, quella artificiale: è la sala dove Angelo Demitri Morandini espone un serie di opere dedicate all’inconscio di un’AI.
Come ricorda Gianluca Esposito, direttore del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive «Intelligenza emotiva e intelligenza artificiale non sono in contrasto. Dovremmo parlare di intelligenze al plurale, perché gli esseri umani possiedono uno spettro di intelligenze. Quella emotiva, ad esempio, è fondamentale per relazionarci con il mondo, con gli altri. Ma come capire il mondo, gli altri, se non capiamo noi stessi? In questo arduo compito, l’arte può aiutare». Visitare per credere.