Ada Rosa Balzan ©ARB 

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Il coraggio di credere nei sogni

Da Sociologia a pioniera della sostenibilità. Ada Rosa Balzan, alumna UniTrento e ospite della cerimonia di laurea del 9 maggio

7 maggio 2025
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Paola Siano
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Il pensiero che sia stata una sociologa e non un’ingegnera a creare l’algoritmo, tra i primi in Europa, per misurare la sostenibilità, intesa nella sua interezza – ambientale, sociale e di governance – la fa sorridere. Eppure proprio in questa apparente contraddizione sta la chiave del successo professionale e personale di Ada Rosa Balzan, oggi riconosciuta tra le persone più esperte sul tema a livello internazionale. Un’immagine che restituisce la forza, la passione, il coraggio che l’hanno accompagnata nel suo percorso iniziato a Trento dove nel 2003 si è laureata con una tesi di ricerca in Sociologia dell’ambiente sul turismo sostenibile. Si dice ispirata a Kofi Annan e dell’impegno per uno sviluppo sostenibile ha fatto la sua scelta di vita. Nel 2016 ha fondato la sua start up innovativa, Arb, che si occupa di misurazione della sostenibilità. Ricopre vari incarichi a livello nazionale e internazionale e anche di coordinamento scientifico e docenza per diverse università e business school. Sarà sul palco della cerimonia di laurea del prossimo 9 maggio come alumna UniTrento e testimonial dell’evento.

«La mia è stata una delle prime tesi di laurea in Italia che parlava dell'applicazione della sostenibilità al settore turistico. Mi ero già avvicinata al tema ancora al liceo, per questo che ho scelto Sociologia. All'epoca le facoltà erano molto verticali mentre Sociologia offriva una maggiore diversificazione nel piano di studi. Studiavo economia politica, statistica, matematica, storia della scienza, psicologia sociale, relazioni industriali. Per me la sostenibilità abbracciava già tutti gli ambiti e avevo bisogno di una facoltà che mi consentisse di toccare materie apparentemente distanti. Non solo l'ambiente, ma anche la sfera del sociale, della gestione e della governance».

La famosa sostenibilità environmental, social and governance - Esg, di cui soltanto oggi si parla. Da allora cosa è cambiato secondo lei?

«Sicuramente ci sono una maggiore conoscenza e consapevolezza dell'argomento. All’epoca mi sentivo spesso molto sola. Le persone non capivano di cosa stessi parlando quando mi riferivo a sistemi di gestione, analisi del rischio, misurazione connessi alla sostenibilità, che all’epoca era al massimo un codice etico e non era vista come uno strumento di gestione. Il mio approccio è stato rivoluzionario, perché ho portato una dimensione scientifica di misurazione a un argomento che era visto più che altro come astratto».

Ha creato un algoritmo, Si rating, in grado di monitorare i fattori Esg e gli obiettivi di sviluppo sostenibile Sdgs (sustainable deveopment goals) delle aziende. Ma come si misura la sostenibilità?

«Considerando tutte le variabili interconnesse di natura ambientale, sociale e di governance e l’impatto di esse anche da un punto di vista finanziario. Oggi con la nuova direttiva sui bilanci di sostenibilità si è introdotto questo “nuovo concetto” di doppia materialità, che per me era scontato fin da quando ho iniziato a occuparmi di questo. Era scontato che un'azienda, nel fare investimenti per ridurre l'impatto ambientale e per il benessere degli stakeholder, considerasse anche l'impatto economico e i rischi finanziari che questo comporta. Ho trovato le parole di Kofi Annan, l'ex Segretario generale delle Nazioni unite, di grande ispirazione, quando all'apertura dell'Assemblea del Nuovo Millennio nel 2000, disse che tutti dobbiamo prendere un impegno solenne per rendere concreto ciò che è ancora percepito come astratto, cioè il concetto di sviluppo sostenibile, che deve prevalere nelle nostre scelte quotidiane. Questa è stata la sua battaglia di vita e da lì ho iniziato a chiedermi come renderla concreta e dare anche io il mio contributo».

Chi oggi applica e utilizza questo algoritmo?

«Aziende che operano in tutti i settori e che si avvicinano a questo strumento con la voglia di misurare per migliorare, sulla base di dati ed evidenze. Il Si Rating si basa su strumenti riconosciuti a livello internazionale: standard Iso, normative europee, riferimenti Ocse, Ipcc, Banca Mondiale. E tra pochi giorni Si Rating sarà anche certificato da Icea, l'unico ente di certificazione no-profit a livello internazionale».

Quali sono le attività che impattano di più?

«Sicuramente ci sono settori che hanno effetti negativi maggiori di altri. Ma il messaggio che vorrei mandare è che ogni nostra scelta genera un impatto. Ho scritto un libro dal titolo “L'impatto Zero non esiste” proprio per trasmettere questa consapevolezza. Scientificamente niente può essere a impatto zero. Ma ciascuno di noi può fare molto e diffondere la conoscenza e la cultura della sostenibilità».

In questo contesto qual è il ruolo e il contributo dell'università?

«È fondamentale. Sono nati negli ultimi anni molti corsi di laurea sia triennale che magistrale che formano le persone a percorsi di sostenibilità. L'università offre la cassetta degli attrezzi per metterla in pratica».

La sua tesi di laurea si è focalizzata sulla ricerca di un equilibrio tra turismo e sostenibilità. Qual è una possibile mediazione?

«Nel mondo del turismo in Italia non c'è mai stata una pianificazione. Un ministero dedicato al settore è nato soltanto qualche anno fa, anche se si tratta di un ambito strategico per il nostro paese. Forse il suo essere trasversale, perché deve interloquire con il settore dei trasporti, dell’economia, della cultura e di altri, lo rende più complesso nella sua gestione. Il turismo per l'Italia può e deve essere una risorsa strategica ma deve esserci anche una programmazione. E qui entra in gioco la “g” di governance dove la trasparenza e l'organizzazione sono anche criteri di sostenibilità».

Cosa ha rappresentato per lei l'esperienza all'Università di Trento nel suo cammino individuale e lavorativo?

«Sociologia mi ha dato la possibilità di avere una prospettiva molto più ampia. È il mio orgoglio essere nata professionalmente qui, anche perché in Trentino prima di altre regioni si respirava una attenzione maggiore per questi temi. Quando passo davanti alla sua sede riaffiorano ancora dei ricordi davvero bellissimi».

Un messaggio che si sente di mandare agli studenti e alle studentesse che l’ascolteranno dal palco?

«Credete nei vostri sogni. Credete nelle idee, soprattutto quando sono innovative e non c'è ancora nessun riferimento. Non scoraggiatevi davanti ai no e alle facce che vi guardano dubbiose. Abbiate il coraggio di trasformare la vostra visione in realtà. Non c’è niente di più bello e appagante che fare del tuo sogno la tua realtà quotidiana».