Il rapporto tra pluralismi e legalità nell’attuale contesto giuridico è stato quest’anno al centro della discussione delle Giornate Tridentine di Retorica. Se, infatti, si riconoscono ormai molti (nuovi) valori legati alle dinamiche sociali ed una pluralità di fonti giuridiche e orientamenti interpretativi, che fine fa il principio del primato della legge, sinora ritenuto costitutivo dello stato di diritto? Quale bussola, in altri termini, dovrà ora possedere il giurista (e soprattutto il giudice) per orientare la sua azione? L’esigenza di trovare una risposta a queste domande è particolarmente urgente nello Stato di diritto, ove la funzione finora intesa come universale e conciliativa della legge è minacciata dalla dimensione globalizzata delle relazioni economiche, sociali e giuridiche, e dall’emersione di diritti disomogenei. Ad una prima osservazione l’atteggiamento degli studiosi del diritto sembra essere duplice.
Da un lato, i giuristi richiamano la centralità del rule of law, ovvero di un principio di governo per il quale tutte le persone, istituzioni ed entità pubbliche e private, compreso lo Stato, devono rispondere a leggi uguali per tutti. L’applicazione del diritto deve, infatti, assicurare l’aderenza ai principi della supremazia della legge e della certezza legale. Dall’altro lato, per effetto dell’accelerazione della comunicazione, della globalizzazione, dei fenomeni migratori, si assiste all’emersione di valori nuovi, diversi e sempre più disomogenei. Come ha osservato nella sua relazione Salvatore Amato, Ordinario di Filosofia del Diritto presso l’Università di Catania, il pluralismo assiologico è proprio della società democratica e liberale, che è per sua natura inflattiva. In una società plurale, è fisiologico che le diverse istanze/aspettative di tutela entrino in conflitto: il problema è se sia possibile una gestione democratica dei conflitti.
Il fenomeno del pluralismo dei valori si riflette, inoltre, sulla forma del diritto, che si destruttura sino a divenire “liquido”. La frammentazione giuridica conduce alla dissoluzione del principio di legalità così come tradizionalmente inteso: il sistema delle fonti, la conoscibilità dei testi e la certezza del diritto, cioè per definizione le categorie fondative della legalità, non hanno più corrispondenza con le prassi applicative. Al loro posto, si attestano fenomeni diversi. Maurizio Manzin, Ordinario di Filosofia del Diritto all’Università di Trento, ha evidenziato al riguardo il rischio di arbitrarietà della decisione, che diventerebbe così un mero prodotto della coscienza del giudice. La questione è: quando l’interprete (ossia il giudice) accredita la propria soluzione, sulla base di cosa opera? In forza dell’autorità della legge o di un principio meramente potestativo? Francesco Riccobono, Ordinario di Filosofia del Diritto all’Università di Napoli Federico II, ha messo in luce la deriva di una “giuridicizzazione estrema”, dando voce ad una crescente invasione del giuridico in tutti gli ambiti della quotidianità, come se tutto debba essere per forza normativizzato.
La proposta del CERMEG è stata quella di considerare questi problemi dal punto di vista della teoria dell’argomentazione. L’argomentazione introduce nel diritto tecniche di soluzione del conflitto di tipo razionale. Per argomentare occorre comprendere, cioè costituire un legame e individuare un terreno comune dal quale le parti, riconosciuto il conflitto e ciò che le accomuna, possano iniziare a dialogare. Il dialogo, per essere inclusivo, dovrebbe essere, strutturalmente, etico, in quanto presuppone reciproca onestà, e retorico, in quanto orienta il discorso all’altro e alla sua comprensione.
Le Giornate Tridentine di Retorica sono state dunque un’occasione per riflettere sul ruolo dell’argomentazione nella temperie socio-culturale e giuridica attuale, offrendo nuovi spunti di studio da approfondire nelle edizioni successive.
La XVII edizione delle Giornate Tridentine di Retorica (GTR17) promossa dal Centro di Ricerche sulla Metodologia Giuridica (CERMEG), si è svolta l’8 e il 9 giugno presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento. L’edizione 2017 è stata organizzata da Maurizio Manzin e Federico Puppo, docenti della Facoltà di Giurisprudenza, e da Serena Tomasi, autrice dell’articolo.