La nostra Università, in forte partnership con la Provincia autonoma di Trento, ha avviato un processo per la costruzione di una nuova comunità scientifica in Italia nell’importante e delicato settore dell’educazione professionale socio-sanitaria, ovvero l’ambito di impegno educativo rivolto a soggetti in difficoltà di integrazione sociale o con problemi di salute. È il mondo che si occupa, in ottica pedagogica, delle gravi marginalità sociali, della salute mentale, delle vecchie e nuove forme di dipendenza, delle disabilità mentali e fisiche, degli interventi di supporto ai minori e adolescenti a rischio, fino agli anziani soli. Un ambito che prevede attività di supporto educativo individuale, ma anche progetti di promozione della salute e del welfare per facilitare il protagonismo dei cittadini alla soluzione collettiva di problemi nella comunità di appartenenza.
Su questo tema si è svolto a Rovereto lo scorso 31 gennaio il 1° convegno nazionale “Educazione professionale tra azione e formazione. Università e territorio si incontrano nel tempo della crisi”, promosso dal Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’ateneo, che ha ospitato circa 300 partecipanti, tra docenti, ricercatori, educatori professionali esperti e studenti.
Nella storia dell’educazione professionale italiana la formazione accademica e la ricerca universitaria sono ancora in fase iniziale. Infatti solo da tredici anni la formazione dell’Educatore professionale è passata di competenza alle università. Il nuovo corso di laurea triennale, attivato in tredici università italiane, sta inserendo anche i nostri educatori nel processo di globalizzazione accademica.
Il corso di laurea in Educazione professionale è stato attivato nel 2006 dalla positiva collaborazione tra l’Università di Trento e l’Università di Ferrara con un interesse importante da parte della Provincia autonoma di Trento che ha bisogno di tali figure professionali. Infatti il 90% dei 227 laureati sono residenti in Trentino e il mercato del lavoro fino ad ora li ha assorbiti per circa il 90% in strutture pubbliche o private convenzionate con istituzioni locali facenti capo alla Provincia autonoma di Trento, in ambito sociale e sanitario.
L’obiettivo del convegno di fine gennaio è stato quello di dare impulso allo sviluppo di percorsi di formazione, di intervento educativo e di ricerca, con particolare attenzione alla maturazione di competenze relazionali in educazione professionale. Infatti il sistema di welfare richiede sempre più figure adulte e competenti per facilitare il protagonismo delle persone, delle organizzazioni e delle comunità. La situazione di crisi economica globale influisce pesantemente sui diritti e sulla salute dei cittadini più vulnerabili ed oggi ha sempre più bisogno di educatori in grado di agire in una realtà difficile, in veloce mutamento e di collegare settori che spesso hanno operato separatamente.
Il progetto di action-research (MAppES), coordinato dal Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive (Laboratorio di comunicazione e narratività), ha avviato questo processo assieme ad una serie di partner significativi a livello nazionale e internazionale per integrare le varie dimensioni che vanno nella direzione del miglioramento delle condizioni di salute della popolazione più vulnerabile.
I contenuti del lavoro di ricerca fanno riferimento prioritariamente alle scienze dell’educazione professionale e alla formazione. Le aree tematiche sulle quali gli autori di ricerche e buone prassi coinvolti nell’action-research stanno lavorando, vanno dalla formazione teorica in scienze dell’educazione professionale alla formazione esperienziale in aula e organizzazione della didattica e del tirocinio, sino alle esperienze nei vari settori di intervento quali minori, dipendenze, salute mentale, disabilità, emarginazione, nuove povertà.
Particolare attenzione viene data alla sperimentazione e al consolidamento di metodologie di experiential learning sia in ambiente universitario che nell’intervento educativo e riabilitativo. Per questo è stato avviato un doppio binario di studio.
Il primo riguarda la diffusione di metodi sperimentati, maturi e consolidati di experiential learning nella formazione universitaria, nella formazione continua e negli interventi di educazione professionale; con l’obiettivo principale di disseminazione di approcci e paradigmi di apprendimento esperienziale verificati e consolidati.
Il secondo binario è un testing di sperimentazioni innovative in ambiente accademico, favorendo i feedback tra pari in un contesto di comunità di pratiche e di peer reviewing, dove l’obiettivo principale di questa opzione è di sostenere lo sviluppo di prototipi e/o di un'innovazione ai primi stadi del processo formativo attraverso la condivisione critica.
Il successivo passaggio fondamentale di sviluppo per i prossimi anni riguarderà la dimensione internazionale della ricerca in questo settore, che sarà pubblicamente avviata al convegno internazionale che si svolgerà a Rovereto il 30 e 31 gennaio 2015.