Kippot in vendita in un mercato di Tel Aviv. Foto Adobe Stock

Formazione

La lingua della diaspora trova casa

Attivato all’Università di Trento uno dei pochi corsi in Italia di Lingua, letteratura e cultura yiddish

6 aprile 2023
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di Massimiliano De Villa
Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento

Dal 12 aprile lezione di yiddish. Il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento offrirà un corso di Lingua, letteratura e cultura yiddish. Il modulo di 30 ore proseguirà fino al 31 maggio e sarà tenuto da Massimiliano De Villa, professore di Letteratura tedesca. La prospettiva, per il prossimo anno, è poi di ampliare l’offerta didattica dello yiddish, in convenzione con l’Istituto italiano di Studi germanici di Roma. Nelle lezioni si affronteranno i principali aspetti grammaticali e morfo-sintattici dello yiddish, oltre a fornire una panoramica sugli snodi della storia della lingua e della letteratura. Il modulo, a scelta libera, è aperto a studenti e studentesse dei corsi di laurea magistrale del Dipartimento di Lettere e Filosofia.
Il modulo di yiddish, attivo da quest’anno a Trento, intende rilanciare la conoscenza di un universo culturale che tanta parte ha avuto nella configurazione della modernità europea. Come Massimiliano De Villa spiega a UniTrentoMag in questo articolo.

Lo yiddish è stata la principale lingua degli ebrei in Europa e l’espressione più autentica del carattere essenzialmente europeo dell’ebraismo negli ultimi duemila anni. Pur nascendo come lingua germanica con apporti dalle lingue romanze e dalle lingue slave, lo yiddish si è caratterizzato da subito come lingua ebraica: impiega, infatti, i caratteri dell’alfabeto ebraico per la scrittura e dalla tradizione religiosa deriva la sua componente ebraico-aramaica. La doppia caratterizzazione di questa lingua, contemporaneamente europea ed ebraica, è la cifra dell’ebraismo fino al Novecento. Utilizzato in Europa orientale da dodici milioni di persone prima della Seconda guerra mondiale, oggi lo yiddish è scomparso dall’Europa insieme ai suoi parlanti, ma sopravvive altrove come lingua d’uso, seppure in spazi residuali, oltre a essere ancora oggetto di studio, traduzione, ricerca e insegnamento.

In precedenza, tra il Seicento e il Settecento, città dell’Europa centro-orientale come Cracovia, Varsavia e Lublino, ma anche centri popolosi in Ungheria, Romania e Ucraina, erano diventate crocevia di vita ebraica e il cosiddetto yiddish orientale, pur con diverse varietà locali, era la lingua franca di quasi tutti gli ebrei ashkenaziti di quei paesi, con una fioritura letteraria ampia e variegata, verso campi e problematiche di acuta modernità. Ma già a partire dal XIII secolo, il cosiddetto yiddish occidentale, diffuso in Germania, Alsazia, Svizzera e Olanda fino alla sua estinzione nel XVIII secolo per assimilazione alle lingue germaniche predominanti, è la lingua parlata tanto al mercato quanto nelle accademie talmudiche e diventa veicolo di espressione per generi letterari non coperti dalle lingue ebraica e aramaica, mentre la stampa in yiddish conosce una grande espansione per tutto il sedicesimo secolo.

Nell’Ottocento, lo yiddish orientale è invece una delle lingue ebraiche più diffuse al mondo e una delle tre maggiori lingue letterarie (insieme all’ebraico e all’aramaico) nella storia dell’ebraismo. Diffusa dal chassidismo e promossa da altri movimenti politici, sociali, pedagogici (su tutti, il bundismo), lo yiddish sarà esportato in tutti i continenti grazie all’emigrazione di massa degli ebrei dall’Europa orientale, tanto da diventare lingua franca dell’ebraismo. Milioni di parlanti yiddish saranno vittime dello sterminio nazionalsocialista e il numero si ridurrà in modo drastico anche a causa della soppressione ufficiale di questa lingua nei paesi dell’Unione sovietica, dell’antagonismo delle autorità israeliane, zelanti nella promozione del neo-ebraico (‘ivrit) e del passaggio, massiccio e volontario, di molti ebrei verso le lingue maggioritarie dei diversi paesi di residenza. E, tuttavia, lo yiddish manterrà, anche grazie ai tentativi di studio e diffusione promossi da varie università e da altrettante realtà culturali, il suo status di lingua trasversale e la sua promessa di comprensione universale.