Il futuro della salute è sempre più tecnologico. Medicina personalizzata e di precisione, digital health, biomateriali e intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il vasto ambito della sanità e dell’assistenza. Ma per compiere questa rivoluzione è necessario formare figure professionali con elevate competenze, capaci di risolvere problemi complessi e interdisciplinari, e di interpretare i trend tecnologici. È questo l’obiettivo del nuovo corso di laurea magistrale in Bioengineering for personalized medicine (classe di laurea LM-21), promosso dal Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Trento. Il corso, che è in attesa della definitiva approvazione ministeriale, partirà con il prossimo anno accademico 2024/25.
«La proposta – spiega Giandomenico Nollo, docente di Bioingegneria al Dii – nasce in collaborazione con gli atenei di Verona e di Modena e Reggio Emilia. Si tratta di un progetto ampio, che mira a offrire a studenti e studentesse una filiera formativa completa e al tempo stesso differenziata». Il corso magistrale in Bioengineering for personalized medicine si aggiunge infatti alla laurea triennale interateneo in Ingegneria dei sistemi medicali per la persona, già attiva da alcuni anni e con sede a Verona. E si affianca al biennio in Bioingegneria per l’innovazione in medicina che fa capo all’Università di Modena e Reggio Emilia, anche questa una novità dell’anno accademico 2024/25. Un percorso che si sviluppa lungo l’asse del Brennero e che intercetta un distretto imprenditoriale in ambito biomedicale esteso e in forte espansione. Secondo i dati di Confindustria, il settore dei dispositivi medici in Italia genera un mercato che vale 18,3 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.641 aziende, che occupano 117.607 dipendenti. E la maggiore concentrazione di imprese e di fatturato si trova nel Nord Italia.
Il corso in Bioengineering for personalized medicine intende però guardare oltre i confini nazionali ed è per questo che le sue lezioni si terranno in inglese. Spiega Nollo: «L’inglese è la lingua che connette tutti coloro che operano nell’ambito dell’innovazione bioingegneristica. Conoscerla a livello professionale permetterà ai laureati e alle laureate di dialogare con ricercatori di tutto il mondo e di guardare al mercato internazionale, dove operano i grandi player di settore». La scelta della lingua inglese non è l’unica peculiarità della proposta formativa di Trento. La sua specificità riguarda innanzitutto l’attenzione all’innovazione e alle tecnologie emergenti, che promettono di migliorare la qualità delle cure mediche e dell’assistenza. L'ingegneria biomedica è un campo in costante evoluzione e si sta rilevando una disciplina chiave per affrontare alcune delle sfide più pressanti della nostra epoca in termini di salute e benessere. Prosegue Nollo: «Nel pensare a questo nuovo corso di laurea, abbiamo cercato di cogliere i più recenti trend di sviluppo del settore, per confezionare una proposta solida e al contempo proiettata al futuro. Il corso intende formare una figura in possesso di un ampio spettro di competenze ingegneristiche, unite a conoscenze specifiche nel campo medico-biologico. Al termine del percorso, i laureati e le laureate saranno in grado di dialogare con tutti i professionisti del mondo della sanità, per conoscerne i bisogni e tradurre queste richieste in soluzioni tecnologiche utili, innovative e sicure. Senza dimenticare un altro fondamentale aspetto: l’attenzione alla sostenibilità».
Tecnologia, innovazione e sostenibilità sono strettamente connesse e interdipendenti, anche nell’ambito dell’ingegneria biomedica. Il corso, quindi, insegnerà a valutare l’impatto economico, organizzativo e ambientale delle soluzioni sviluppate nell’ambito bioingegneristico. Si sofferma su questo punto Nollo: «L’attenzione alla sostenibilità ambientale è importante e si può fare molto su questo fronte: progettare macchinari con consumi ridotti, diminuire i residui dei reagenti chimici, scegliere materiali innovativi e a basso impatto sia in fase di produzione, sia di smaltimento».
Il mercato del lavoro per i laureati e le laureate in Bioengineering for personalized medicine è vasto, variegato e con ottime prospettive di carriera. I principali sbocchi professionali sono le imprese operanti nei settori della strumentazione biomedica, dell’informatica medica e delle biotecnologie. È in continua crescita la presenza di ingegneri biomedici nelle strutture sanitarie e nelle società specializzate nella gestione della tecnologia in sanità, oppure nell’ambito della regolamentazione dei dispositivi clinici. Conclude Nollo: «Chi ha idee innovative può dare vita a imprese personali di prodotto o di servizio, o fare il consulente in campo biomedico come libero professionista. Questa laurea apre anche all’opportunità di lavorare presso enti regolatori nazionali e sovranazionali che si occupano di tutelare la salute pubblica, vigilando sulla sicurezza e sull’efficacia dei prodotti dell’industria di settore».
Al corso in Bioengineering for personalized medicine possono accedere i laureati e le laureate in Ingegneria dei sistemi medicali per la persona e, più in generale, chi è in possesso di una laurea triennale di classe L-8 (Ingegneria dell’Informazione) o L-9 (Ingegneria Industriale). Tradotto dal linguaggio ministeriale significa che ci deve essere una continuità tra i due cicli di studio. Il primo semestre servirà comunque ad omogenizzare la preparazione in ingresso di studenti e studentesse. A prescindere dalla classe della laurea triennale, per iscriversi al nuovo corso di laurea magistrale è necessaria una media dei voti maggiore o uguale a 23/30.