L'incipit de "Il tempo del corsivo", l'articolo scritto da Paola Pisetta per il secondo numero di "Digiti"

Formazione

In punta di penna

"Digiti" è la rivista semestrale del Dipartimento di Lettere e Filosofia interamente scritta a mano

25 luglio 2024
Versione stampabile
di Lorenza Liandru
Supporto alle Relazioni istituzionali

"Tres digiti scribunt sed totum corpus laborat / Tre dita scrivono e tutto il corpo si affatica". È da questa frase di un amanuense dell’VIII secolo che prende spunto “Digiti”, la nuova rivista semestrale del Dipartimento di Lettere e Filosofia, un unicum nel panorama italiano. Perché? Tutti i testi sono scritti a mano, dalla prima all’ultima pagina. E scrivere a mano, si sa, è un gesto faticoso ma che può assumere un'importanza significativa in ambito didattico. Ne parliamo con Adriana Paolini, docente di Paleografia e direttrice responsabile di questa iniziativa editoriale che ha suscitato molta curiosità sui media locali e nazionali.

Professoressa Paolini, come è nata l’idea di pubblicare una rivista interamente scritta a mano?

«Inizio con una premessa: nel corso della mia esperienza di docente mi sono accorta che i giovani, nonostante tutti gli strumenti tecnologici a disposizione, utilizzano ancora moltissimo la scrittura a mano. Tuttavia, ciò che manca loro è la consapevolezza di tutte le implicazioni (e i vantaggi) che derivano dalla scelta di prendere in mano una penna e dedicare del tempo alla scrittura. Riflettendo su questa interessante circostanza, mi sono imbattuta nella storia della rivista letteraria manoscritta "Lucciola" e della sua fondatrice Lina Caico».

Ci racconti di più.

«Lina Caico (1883 - 1951) era figlia di un'aristocratica franco-irlandese e di un proprietario di miniere di zolfo della provincia di Caltanissetta. Dopo gli studi in un college inglese, tornò in Sicilia e qui trasferì l’esperienza delle riviste femminili manoscritte che in quello stesso periodo circolavano nei collegi di Francia, Germania e Inghilterra. Con un annuncio sulla “Rivista per Signorine”, Lina Caico chiamò a raccolta altre giovani donne di tutta Italia e con loro diede vita al primo numero di “Lucciola”, un semestrale interamente realizzato per corrispondenza. Le autrici dei testi erano le stesse lettrici ed esisteva un’unica copia di ogni numero della rivista, che circolava di città in città. Era un “salotto letterario itinerante”, come venne definito dalle stesse collaboratrici. L’esperienza di “Lucciola” si colloca tra il 1908 e 1926, con una breve pausa durante la Grande Guerra».

E così ha proposto a studenti e studentesse l’idea di realizzare una rivista manoscritta. Come è stata accolta questa sollecitazione?

«I ragazzi e le ragazze del corso magistrale di Paleografia si sono subito lanciati con entusiasmo in quest’avventura, che è ben presto diventata un’iniziativa trasversale, alla quale ora partecipano anche studenti della triennale, dottorandi, dottorande e docenti del Dipartimento di Lettere e Filosofia. A differenza di “Lucciola”, infatti, “Digiti” si rivolge ad un pubblico ampio, molto più esteso del ristretto gruppo formato dal Comitato di redazione. Questo è possibile perché la nostra rivista ‘vive’ in più dimensioni: è disponibile in edizione digitale sul sito www.teseo.unitn.it e viene anche stampata, benché a tiratura limitata. Inoltre, dedichiamo molta cura alla scelta della carta sulla quale stampare la copertina e le pagine interne, perché i prodotti utilizzati devono essere di qualità e capaci di valorizzare la rivista in quanto manufatto. Per i ragazzi e le ragazze che hanno collaborato all’uscita dei primi due numeri è stata un’emozione tenere in mano la copia cartacea. È un oggetto speciale, realizzato con la testa e con le mani».

"Digiti" nasce da un progetto educativo singolare, che sembra andare controcorrente rispetto alle pratiche innovative prevalentemente digitali. Quali sono gli obiettivi?

«Io vedo la rivista come un ‘laboratorio’ dove sperimentare le potenzialità della comunicazione (mano)scritta. Lavoriamo sugli strumenti grafici per migliorare l'efficacia del messaggio e, soprattutto, offriamo ai giovani la possibilità di riscoprire quel ritmo di pensiero e quella fluidità di espressione che solo la scrittura manuale, specialmente quella corsiva, può offrire. Scrivere a mano è anche un mezzo per esprimere sé stessi attraverso il segno grafico, perché ogni individuo ha uno stile unico. Per contribuire non servono doti da calligrafo, ma è necessario rispettare una serie di norme generali finalizzate a garantire l’uniformità e la leggibilità dei testi. Infine, il fatto che Digiti sia una rivista digitale la rende decisamente in linea anche con i linguaggi più ‘moderni’ e può rappresentare, per studenti e studentesse, una rivista ‘di prossimità’ sulla quale pubblicare i primi articoli, mettendosi in gioco».

Il 31 luglio scadrà la Call for papers per la presentazione degli abstract del terzo numero di “Digiti”. Rivista manoscritta. Chi può contribuire e come farlo?

«Ogni numero della rivista è incentrato su un tema che gli autori e le autrici devono interpretare secondo i propri interessi e la propria sensibilità. Per la prossima uscita, prevista a dicembre 2024, abbiamo scelto "I cinque sensi", un argomento che permette molteplici interpretazioni e offre grande libertà. Accettiamo manoscritti in italiano, inglese, tedesco, spagnolo e francese, oltre a contributi scritti con sistemi diversi dall'alfabeto latino. In questi casi, chiediamo di includere la traslitterazione e la traduzione del testo. Sul sito della rivista sono disponibili tutte le informazioni e le scadenze per chi desidera contribuire, insieme ad alcuni consigli utili. La direttrice e il Comitato di redazione sono comunque a disposizione per dare ulteriori informazioni, chiarire dubbi e accogliere nuove idee».