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Formazione

Diritto e tecnologia, due opposti che si attraggono

Da Giurisprudenza al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione per fare un’esperienza interdisciplinare

9 ottobre 2024
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Linda Varanzano
Studentessa collaboratrice Ufficio stampa e Relazioni Esterne

L’innovazione tecnologica corre veloce e pone sfide inedite alla Giurisprudenza. Per questo, da diversi anni, anche nelle aule universitarie si ragiona sul difficile connubio tra diritto e tecnologia. All’Università di Trento, il corso in “Intelligenza artificiale e diritto” impartito nell'ambito della cattedra Jean Monnet del professor Carlo Casonato si pone l’obiettivo di fornire una conoscenza di base dei principi etici e giuridici in tema di Ai.

Un gruppo di studentesse della Facoltà di Giurisprudenza – Anna Fuso, Vittoria Da Ros, Aurora Caleca e l’autrice di questo articolo Linda Varanzano – ha approfondito la convivenza dell’intelligenza artificiale con la medicina, in particolare nel settore della ricerca. L’indagine ha coinvolto il Laboratory for Augmented Health Environments dell’Università di Trento, vale a dire lo spazio in cui chi studia o fa ricerca nell’ambito dell’ingegneria e dell’informatica può collaborare con chi invece opera nell’ambito delle professioni sanitarie.
Le quattro studentesse hanno potuto confrontarsi con esperti del settore, tra cui i referenti del progetto, Paolo Giorgini e Giuseppe Riccardi, in uno scambio di riflessioni sulle possibili complicazioni etiche e giuridiche non solo attuali, ma anche future. Ad esempio, cosa succederebbe se un giorno l’intero processo di accoglienza fosse automatizzato? Se le macchine, per lavorare, non avessero più bisogno della sorveglianza umana, su chi ricadrebbe la responsabilità civile e penale per eventuali danni? L’intelligenza artificiale potrà essere considerata responsabile? In caso di risposta affermativa, arriveremmo a sostenere che le macchine siano portatrici di diritti e doveri, e quindi possano essere citate in giudizio. In caso di risposta negativa, dovremo identificare il soggetto a cui imputare la responsabilità.
Dal confronto, è emersa soprattutto l’importanza di adottare un approccio interdisciplinare, una prospettiva nuova che permetta di esaminare da punti di vista diversi le questioni etiche e pratiche che si pongono. Si è parlato, ad esempio, della necessità di raccogliere dati completi, neutri e veritieri per contrastare i pregiudizi che possono compromettere il lavoro dell’algoritmo. Oppure, del fatto che l’intervento umano sia ancora imprescindibile – ed ecco la ragione dell’impronta umano-centrica dell’AI Act – perché il modo di lavorare di un sistema di Machine o di Deep Learning è ancora difficilmente spiegabile: infatti, i sistemi funzionano come una “scatola nera” fornendo risultati senza spiegare il processo che li ha generati. E qui, la componente umana interviene - quando riesce a ricostruire il percorso - per dare un senso.
Proprio in tema di rapporto umano-macchina, l’ultimo incontro del gruppo di studentesse non poteva che essere con il robot umanoide Ari, gestito dal professor Marco Roveri (Disi) nel laboratorio IoT and Robotics, che nel progetto è stato coinvolto per gestire le fasi di accettazione e anamnesi dei pazienti, raccogliendo, tramite la voce di questi, le informazioni per una corretta diagnosi. L’acquisizione avviene dai sensori presenti nell’umanoide che interagisce col paziente combinando l’espressività di braccia e mani, i movimenti della testa, l’animazione degli occhi e dei led. L’obiettivo finale del coinvolgimento di Ari è, infatti, valutare se riuscirà a farsi accettare da pazienti, anziani e personale sanitario nel lavoro di accoglienza e supporto. In questo caso, le possibili criticità si focalizzano sul trattamento dei dati, considerando che la macchina - prendendo nota dei sintomi elencati dal paziente e traducendoli in dati - può avere accesso per intero al suo fascicolo sanitario. La conclusione del progetto prevedeva una presentazione in classe del lavoro svolto durante il semestre e la possibilità di approfondire il lavoro tramite l’elaborazione di un paper che è stato pubblicato sulla rivista di BioDiritto, nella sezione Student Papers.