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Formazione

Cambiare il mondo, un progetto alla volta

Cooperazione internazionale: come costruire ponti con la ricerca. Storie e progetti dei 17 borsisti del programma Talete

9 ottobre 2025
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Alessandra Saletti
Direttrice responsabile UniTrentoMag

Dall’Africa all’America Latina, dal Medio Oriente all’Asia: non sembra avere confini la voglia di fare la differenza, di esserci con le proprie idee e di mettere a frutto quanto imparato nelle aule universitarie. Si coglie l’energia e la speranza di un cambiamento nei racconti dei 17 studenti e studentesse, protagonisti dell’ultima edizione del programma Talete promosso dal Università e Centro per Cooperazione internazionale. UniTrentoMag racconta i loro progetti in vista della call aperta alle prossime idee

Sul tavolo ci sono tante delle sfide di oggi, quelle che a pensarle per intero si rischia di arrendersi di fronte alla complessità e alla vastità. Eppure qualcosa si può fare: lo sa bene chi lavora nella cooperazione internazionale. Gente abituata alle piccole azioni che innestano cambiamenti importanti. Ma come si comincia? Il primo passo per 17 studenti e studentesse è stato l’Honours Programme Talete, un percorso di sviluppo personale e delle proprie idee, promosso dall’Università di Trento e dal Centro per la Cooperazione internazionale (Cci). Prima di loro, già un centinaio di giovani hanno già avuto la possibilità di formarsi professionalmente sul campo in ben 32 paesi, ospitati da una rete di 102 tra organizzazioni non governative, del privato sociale ed enti di ricerca, che oggi operano in diversi settori della cooperazione internazionale.

Alla cerimonia di consegna dei titoli al termine della nona edizione, i 17 “talenti” hanno potuto raccontare come è andata, tra ricordi, emozioni e tanta energia, alimentata dall’aver osservato la potenza dei piccoli gesti. Ad ascoltarli c’era anche il direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo, Marco Riccardo Rusconi, insieme a una rappresentanza delle istituzioni promotrici. Dalla sostenibilità ambientale e dai cambiamenti climatici all’accesso all’energia, alla gestione delle risorse idriche, alle infrastrutture sostenibili, allo sviluppo locale, alla giustizia sociale, fino alla geopolitica e alle politiche europee. Ecco i temi trattati dai vari progetti.

Alcuni hanno puntato sulla gestione delle risorse idriche e la mitigazione dei rischi idrogeologici. In Cile, Anisa Bica (Dicam, Ingegneria per l'ambiente e il territorio) ha svolto un'attività di mappatura e analisi fondamentale, identificando i bacini idrici e le infrastrutture fluviali per valutarne lo stato di conservazione. La modellazione idraulica è stata cruciale anche per Mireille Galli (Dicam, Ingegneria per l'ambiente e il territorio), che, sempre in Cile, ha studiato gli effetti dell'estrazione di sedimenti e degli eventi di piena estremi sul fiume Simpson. Il focus sulla prevenzione e la gestione delle emergenze è stato centrale nel lavoro di Davide Framba (Dicam, Ingegneria ambientale), che in Mozambico ha affinato un modello idrologico per descrivere e mitigare le inondazioni nel quartiere Macuti di Beira. Anna Cantoni (Dicam, Ingegneria Energetica) in Bolivia ha ragionato sui sistemi di irrigazione, sulla formazione sul risparmio idrico e ha contribuito allo sviluppo di un sistema di allerta precoce nelle aree montane. In Ecuador, Chiara Mioni (Dsrs, Global and Local Studies) si è occupata della sostenibilità dei sistemi comunitari di acqua potabile, realizzando uno studio comparativo essenziale per migliorare la gestione delle risorse idriche nei contesti municipali andini.

I progetti hanno posto l'accento anche sulle dinamiche sociali critiche: dall'empowerment femminile e giovanile, alla tutela delle minoranze. Giorgia Dal Fabbro (Ssi, European and International Studies) ha unito la ricerca sul campo e l'impegno pratico, concentrandosi in Kenya sulle potenzialità delle azioni intraprese dalle per affrontare cambiamenti climatici. Eugenia Ricciotti (Giurisprudenza) ha lavorato su un fronte ampio di diritti umani globali, ma con un focus sui diritti delle donne e sulla sensibilizzazione contro la violenza domestica. La Giordania è stata il terreno di azione per Sofia Zanellato (Dsrs, Global and Local Studies), che ha esplorato il tema dell'empowerment giovanile attraverso l'utilizzo del teatro. L'insieme dei lavori ha messo in luce l'impegno nel supportare gruppi vulnerabili e nell'analizzare le sfide sociali in chiave di diritto e cooperazione.

Nell’ambito dei progetti dedicati invece all’ambiente, si sono analizzate le strategie per la mitigazione climatica e la sostenibilità alimentare, con progetti che spaziano dalla riforestazione alla decarbonizzazione e all'agroecologia. Marco Falda (Dicam, Ingegneria per l'ambiente e il territorio) ha esplorato il potenziale della riforestazione nella lotta al cambiamento climatico fra l’Italia, la Tanzania e la Colombia. Sulla decarbonizzazione, Emilio Lamura (Ssi, Studi europei e internazionali) ha analizzato i processi di decarbonizzazione e il loro impatto sulle esportazioni con riferimento alla situazione in Turchia. Rachele Melorio (Dsrs, Global and Local Studies) ha indirizzato la sua ricerca verso l'agroecologia come movimento trasformativo in Messico per un la costruzione di un sistema alimentare autonomo e resiliente.

Ben presente nei lavori anche la questione energetica, con lavori che si sono concentrati sull'innovazione tecnologica e sull'accesso a fonti rinnovabili in contesti sia remoti, sia industrializzati. Tanguy Bernard (Dicam, Ingegneria Energetica) ha analizzato lo sviluppo di soluzioni energetiche sostenibili, lavorando sulle tecnologie fotovoltaiche di nuova generazione in Malesia, utilizzando materiali a basso costo e sostenibili. L'accesso all'energia in aree isolate è stato il fulcro del lavoro di Federica Medici (Dicam, Energy Engineering). In Perù, ha sviluppato l'elettrificazione rurale sostenibile nella comunità di Nuevo California e si è occupata di risorse eoliche, essenziali per lo sviluppo della comunità. Andrea Leonardelli (Dicam, Energy Engineering) ha lavorato sulla duplice sfida dell'energia e dell'agricoltura con il design preliminare di un impianto di gassificazione di biomassa in Guatemala.

Altri lavori si sono soffermati, infine, sulle strutture di welfare e su aspetti giuridici, analizzando l'impatto delle politiche pubbliche e sostenendo la riabilitazione sociale. Maria Roncelli (Giurisprudenza) ha messo a confronto la giustizia riparativa minorile in Italia e in Bolivia, un lavoro che è proseguito con l'impegno sul campo con l'implementazione di microprogetti giovanili per la prevenzione della violenza e la diffusione di pratiche riparative nelle carceri minorili. Sulle politiche migratorie e la giustizia internazionale, Federica Tagliavini (Ssi, European and International Studies) ha analizzato in Marocco il fenomeno dell'esternalizzazione delle frontiere Ue attraverso la cooperazione allo sviluppo, esaminando direttamente le esperienze dei migranti. Edoardo Massimini (Dsrs, Organizzazione, società e tecnologia) ha affrontato il tema delle grandi infrastrutture e del welfare in una prospettiva analitica con una tesi sull'ecologia delle relazioni che ha preso in esame alcune realtà in Messico.