Gli scorsi 4 e 5 maggio si è svolto presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Ateneo il convegno “Il futuro del Servizio Sociale. Un esercizio di anticipazione dei bisogni sociali e delle professionalità d’aiuto”. Il convegno è stato uno degli snodi fondamentali del processo che porterà alla ristrutturazione dello stesso corso di studi.
La laurea triennale in servizio sociale si trova ad affrontare tre grandi cambiamenti, che si possono riassumere in cambiamenti del mercato del lavoro, cambiamenti delle emergenze sociali e cambiamenti della professione di assistente sociale. L’impostazione attuale del corso di studi forma assistenti sociali preparati per lavorare nel pubblico, una possibilità occupazione che sta diventando residuale. Se gli sbocchi occupazionali sono destinati a concentrarsi sul privato sociale o sulla libera professione, anche la formazione degli studenti dovrà tenerne conto e cambiare di conseguenza. Rispetto alle emergenze sociali, mentre alcune ci saranno anche domani (dal bambino maltrattato all’anziano fragile), la loro distribuzione potrà cambiare e l’assistente dovrà saperne affrontare anche altre che al momento sono forse meno diffuse (un’emergenza che ormai non si può più nemmeno chiamare nuova è quella degli homeless, ma altre anche più complesse sono in preparazione). La stessa professione, infine, è dinamica e cambia assieme ai cambiamenti del contesto e allo sviluppo della sua riflessione.
Alla luce di queste tre grandi aree di cambiamento, il consiglio di corso di studi si è trovato a dover scegliere fra predisporre una riorganizzazione del corso per linee esclusivamente interne e provare a coinvolgere i principali stakeholder prima di procedere alla riorganizzazione. La realizzazione del convegno mostra che è stata scelta la seconda opzione.
Per arrivare a un vero momento di confronto, il convegno è stato organizzato con modalità originali, vicine alle esperienze dei futures studies. L’iniziativa è stata strutturata attorno a tre diversi momenti. La prima mattinata è stata incentrata su tre relazioni di fondo idealmente legate alle tre aree di cambiamento precedentemente ricordate (mercato del lavoro, emergenze e professione). Nel pomeriggio del primo giorno i partecipanti al convegno si sono divisi in gruppi di lavoro sulle diverse competenze per la didattica (di base, integrativa, per l’innovazione, legata ai tirocini). Ai diversi gruppi di lavoro hanno partecipato accademici, professionisti e studenti e ogni gruppo è stato facilitato alla pari da un accademico e un professionista. Prima dell’incontro, per ogni gruppo è stata preparata una scheda orientativa sui temi specifici del gruppo. Il mattino successivo, infine, è stato diviso in due parti: il momento clou è stato quello della tavola rotonda a cui hanno partecipato gli stakeholder invitati. Per collegare la tavola rotonda ai lavori del giorno precedente, la stessa tavola è stata preceduta da una sintesi degli interventi del giorno precedente e dei gruppi di lavoro. La complessità dell’iniziativa è stata funzionale al coinvolgimento degli stakeholder e alla generazione di idee e proposte su cui lavorare. Va anche menzionato che la preparazione dell’iniziativa è stata altrettanto complessa, includendo sia due diversi incontri con l’Ordine regionale degli assistenti sociali, sia specifici incontri individuali con i partecipanti alla tavola rotonda. Inoltre, nel tardo pomeriggio del primo giorno, tutti i facilitatori si sono incontrati per informarsi reciprocamente sull’andamento dei gruppi di lavoro e preparare le sintesi da presentare il giorno dopo. Al convegno si sono iscritti oltre 150 partecipanti. La capacità di pensare una iniziativa innovativa nella forma, nel metodo e nei contenuti è stata apprezzata da tutti, rafforzando l’immagine positiva, locale e nazionale, del corso di studi in servizio sociale e dello stesso dipartimento. Ora si tratta di far maturare il capitale di interesse e credibilità raccolto con tale iniziativa. Il prossimo passo sarà quello di analizzare attentamente i molti suggerimenti che sono emersi dal convegno per trasformarli in una riorganizzazione del corso di studi all’altezza delle prossime sfide. Le premesse ci sono tutte per far emergere un progetto che riuscirà a formare nuove generazioni di assistenti sociali capaci di operare positivamente ed efficacemente in situazioni di intervento che diventano sempre più complesse.
L’incontro si è aperto con i saluti del rettore Paolo Collini, del direttore del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Giuseppe Sciortino, della Presidente dell’Ordine regionale degli assistenti sociali Monica Collini, e del Presidente del corso di studi in servizio sociale Roberto Poli. Senza averlo precedentemente concordato, si sono tutti trovati a focalizzare l’attenzione sul futuro e sulle sfide da affrontare. Che ci sia una nuova sensibilità condivisa sull’importanza di guardare esplicitamente al futuro, anche all’interno dell’ateneo?
Le tre relazioni della mattinata sono state svolte dal professor Carlo Gori (Università Cattolica e Istituto per la ricerca sociale, Milano), dalla professoressa Carla Facchini (Milano Bicocca) e dal dottor Gianmario Gazzi (Vice Presidente nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali). I gruppi di lavoro del pomeriggio sono stati coordinati dai colleghi e professionisti Bertelli, Plotegher, Fazzi, Filippini, Perino, F. Sartori, Rosignoli e K. Sartori.
Alla tavola rotonda del secondo giorno, coordinata dal professor Fazzi, hanno partecipato l’assessora Donata Borgonovo Re, la Presidente nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali Silvana Mordeglia, il Presidente del consorzio Consolida Mariano Failoni, la dirigente del servizio politiche sociali della Provincia autonoma di Trento lleana Olivo, e la Presidente dell’Ordine regionale degli assistenti sociali Monica Collini. Il convegno è stato chiuso da una sintesi di Roberto Poli.