Dunque gli amici di UnitrentoMag mi hanno chiesto di scrivere una breve riflessione sulla nostra università, sulla vita addirittura ai tempi del Coronavirus. Io accetto volentieri non perché abbia qualcosa di sensato da dire sul Coronavirus o sull’università, e men che meno sulla vita, ma perché colgo l’occasione per proibire ai miei studenti (e a tutti quanti, se solo potessi) l’uso della locuzione ai tempi del Coronavirus, che purtroppo imperverserà ben più a lungo del Coronavirus nel nostro già martoriato linguaggio. Non diciamolo, non usiamo queste locuzioni finto-epocali, già usurate a una settimana dallo scoppio dell’epidemia.
Ma già che ci sono, già che mi si dà spazio. Se posso dare un consiglio agli studenti in forzata vacanza (per molti di loro, per molti di noi si tratta di questo: la tragedia riguarda altri: quelli che si ammalano, quelli che perdono il lavoro) suggerisco di usare il tempo in esubero per leggere e vedere dei bei film e sentire della buona musica.
Sembra un’ovvietà, ma il fatto è che l’università è spesso una gimkana tra i corsi e gli esami, e uno finisce per leggere solo i libri da portare all’esame (che non è sempre una buona strategia per diventare delle persone colte), e passa il tempo a seguire lezioni che lo interessano a metà, e poi i pranzi, gli aperitivi, i caffè alla macchinetta… Io non esagererei nemmeno con le lezioni online (io le registro, le mie, così uno se le può vedere dove e quando vuole), spegnerei il computer: un po’ di soggiorno obbligato in casa, se in casa c’è qualche libro (o una biblioteca aperta lì vicino, o qualche amico con biblioteca), può essere una mano santa.
Un po’, si capisce: un mesetto, non un anno, si spera. Bisogna resistere alla tentazione dell’immondizia televisiva (ma mi pare che i più giovani resistano: per me invece è ancora una calamita), delle serie TV (come si fa a non voler rivedere tutte le ottanta e più puntate dei Soprano? E anche The Outsider è notevole. E adesso arriva l’ultima di Better Call Saul), dei social (ecco un sacrificio utile, necessario: è proprio tempo perso). Al posto di questo spreco, con tutto questo tempo a disposizione, farsi un po’ di cultura cinematografica o musicale; e, soprattutto, soprattutto, soprattutto, leggere.
Ma che cosa, diranno i miei venticinque lettori? Non quello che dice Fabio Fazio, non quello che dice Corrado Augias: quello che, ehm… dico io. E precisamente? I libri contenuti nell’elenco (che trovate qui), che ho compilato col mio amico-collega Simonetti e che è uscito su «Internazionale» online qualche anno fa, e niente ha perduto della sua originaria freschezza.
Quando avrete finito, i tempi del Coronavirus saranno un lontano ricordo.