Parlare di valutazione degli apprendimenti in ambito universitario, come proposto in questo libro, rappresenta un tema abbastanza inusuale nel contesto della ricerca e delle pratiche educative e formative italiane. D’altra parte, anche a livello internazionale l’interesse verso lo stesso tema è andato emergendo solo negli anni ’90 del secolo scorso, quando ci si è progressivamente resi conto dell’importante ruolo giocato dalla valutazione nei processi d’apprendimento degli studenti.
A partire da allora gli studi si sono moltiplicati permettendo di riconoscere gli elementi fondamentali che fanno della valutazione uno dei dispositivi maggiormente efficaci per promuovere l’apprendimento, identificando così la centralità del feedback. La presente pubblicazione non si limita a presentare, mediante la discussione delle prospettive emergenti e di dati della ricerca empirica, l’inconsueto tema della valutazione come strumento di apprendimento e formazione in contesto universitario, facendone, in tal senso, un dispositivo sostenibile all’interno di contesti specificamente deputati alla formazione. Essa, infatti, si spinge oltre, proponendo un approccio che impiega il processo valutativo come spazio di innovazione della didattica universitaria, attraverso l’assegnazione di un ruolo centrale agli studenti, chiamati, in partnership con i docenti, ad assumere il ruolo di valutatori; essi, condividendo e dando senso ai processi valutativi, acquisiscono progressive competenze specifiche dei diversi settori disciplinari e consapevolezze valutative e autovalutative situate rilevanti per il loro futuro personale e professionale.
Anna Serbati è professoressa presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell'Università di Trento
Valentina Grion è professoressa presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata - FISPPA dell'Università di Padova
Dal Capitolo 2.1 (pagg. 37-39)
“La valutazione educativa deve innanzitutto servire a sostenere l’apprendimento” (Black & Wiliam, 2006, p. 9).
A livello internazionale, l’interesse verso il tema della valutazione all’università è stato poco considerato dalla ricerca educativa fino agli anni ’90 (Boud, 1995). Solo da alcuni decenni, dunque, esso è ritenuto un tema “caldo”, sia a livello di ricerca che a livello politico.
Il dibattito in tal senso risulta particolarmente interessante soprattutto in relazione alla valutazione degli apprendimenti, ossia quell’ambito valutativo che in inglese viene definito assessment, per distinguerlo dall’evaluation che, in contesto italiano potremmo identificare con l’espressione “valutazione di sistema”, ossia l’insieme dei processi che considerano e stimano le diverse variabili che entrano in gioco nell’attività didattica.
Fra i pionieri nel porre al centro dell’attenzione educativa l’assessment in contesto universitario – e fra le voci più autorevoli, a livello internazionale, in questo ambito di ricerca – l’australiano David Boud, già nel 1988 affermava che “i metodi e i compiti valutativi hanno una profonda influenza su come e cosa gli studenti imparano, probabilmente maggiore di ogni altro fattore coinvolto. Quest’influenza può giocare un ruolo più decisivo di quello ricoperto dai materiali d’insegnamento” (Boud, 1988, pp. 39-40). Discutendo ulteriormente “il peso” della valutazione in ambito accademico, in un successivo articolo, lo stesso autore affermava che “gli studenti possono, seppure con difficoltà, superare gli effetti di un pessimo insegnamento, ma non hanno la possibilità (per definizione, se vogliono laurearsi) di scampare agli effetti di una valutazione condotta in modo ‘scadente’. Gli atti valutativi rappresentano meccanismi di controllo sugli studenti, molto più pervasivi ed insidiosi di quanto la maggior parte dei docenti sia in grado di riconoscere” (Boud, 1995, p. 35).
Molti altri ricercatori, condividendo queste posizioni, hanno dimostrato quanto le forme e gli strumenti valutativi utilizzati dai docenti condizionino i comportamenti degli studenti in relazione all’impegno nello studio, alla focalizzazione su determinati aspetti relativi agli insegnamenti, alle effettive capacità sviluppate in seguito alla frequenza di un corso.
Su questa linea, Bloxham e Boyd (2007) giungono ad affermare che, all’università, l’attività di valutazione corrisponde all’attività di apprendimento: seppure gli studenti possano prendere appunti durante le lezioni, seguire i seminari, sottolineare le parti di testo mentre il docente tratta l’argomento relativo, o svolgere le consegne di lavoro proposte nei laboratori, è solo quando essi si preparano per affrontare i compiti valutativi, o sono impegnati in attività valutate dal docente, che la maggioranza di loro si confronta seriamente, e forse efficacemente, con il materiale di studio.
D’altra parte, è una consapevolezza comune di molti docenti, quella della scarsa efficacia di qualsiasi invito, fatti agli studenti, ad approfondire argomenti che non costituiscono oggetto di prova d’esame!
Bloxham e Boyd (2007) spiegano ancora come le strategie di valutazione adottate e comunicate agli studenti influenzino l’approccio allo studio, la quantità di tempo che gli studenti dedicano alla preparazione, la profondità a cui giungono nell’acquisizione dei contenuti, le modalità più o meno efficaci con le quali individuano i concetti-chiave.
La letteratura di settore mette in luce anche quanto le pratiche valutative costituiscano elementi, nelle situazioni d’insegnamento/apprendimento, spesso poco o mal utilizzate ai fini dello sviluppo di processi d’apprendimento risultando, di fatto, in tal senso irrilevanti (Pastore, 2015).
Un aspetto ulteriormente preoccupante, su cui porre specifica attenzione, riguarda l’effetto negativo sull’apprendimento che sarebbe prodotto da pratiche valutative superficialmente progettate (Biggs & Tang, 2003).
Alla luce di tali considerazioni, condividendo l’analisi di Cinque (2016), si può affermare che a volte, come docenti, ci si dimentica del forte potere che l’assessment gioca sull’insegnamento/apprendimento degli studenti, i quali ne sono influenzati perché la valutazione:
– veicola ciò che è importante apprendere;
– ha un potente effetto su cosa e su come gli studenti apprendono;
– consolida lo sviluppo delle strategie di apprendimento;
– influenza il valore che il soggetto attribuisce alla formazione, così come il senso di realizzazione personale e la volontà di portare a termine determinati compiti di apprendimento;
– contribuisce a definire cosa gli studenti associano, in generale, all’esperienza della valutazione in ambito universitario (Cinque, 2016, cap. 3 par. 4, pos. 1859 Kindle).Recentemente, Sally Brown, in un suo libro indirizzato a proporre una prospettiva internazionale dell’insegnamento e della valutazione in ambito universitario, ancora una volta conferma che
se vogliamo migliorare l’impegno degli studenti nelle attività d’apprendimento, un elemento centrale in questo senso risulta essere il rinnovamento dei nostri approcci alla valutazione. C’è bisogno di svecchiare le nostre pratiche, assicurando che esse siano attivate per favorire l’apprendimento (assessment for), piuttosto che limitarsi alla sola misurazione dello stesso (assessment of learning) (Brown, 2014, p.106).
Per gentile concessione della casa editrice Pensa Multimedia