Particolare della copertina del libro

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Comunità d'aula. Per una didattica gentile e responsabile

di Nicola Lugaresi

29 settembre 2023
Versione stampabile

Questo libro è il risultato di una riflessione fondata su una serie di corsi tenuti negli ultimi anni, nei quali si è cercato di sperimentare una diversa didattica e un diverso rapporto tra docente e studenti. L’approccio è empirico, ponendo al centro le esperienze di insegnamento e quanto emerso dalle relazioni interpersonali.
L’aspetto qualificante corsi, esperienze e riflessioni è il concetto di comunità consapevole, o meglio la sua promozione all’interno dell’aula. Il rapporto tra i membri di questa comunità, docente e studenti, pur nella distinzione di ruoli e responsabilità, è visto come un rapporto diretto ed aperto. Quello tra studenti come un rapporto di collaborazione tra compagni, che sappia superare tentazioni tossiche di individualismo e competizione. La gentilezza reciproca è una chiave di lettura rilevante. Il libro mostra quindi possibili percorsi per raggiungere questi risultati, tra architettura dei luoghi, limiti agli strumenti digitali, meccanismi di valutazione, regole e principi, sottolineando l’importanza del fattore umano, personale e relazionale.
Il libro è rivolto a studenti, docenti, membri degli organi decisori, ai diversi livelli, e, in definitiva, a chi abbia interesse per le tematiche universitarie, con particolare riferimento a didattica e aspetti relazionali.

Nicola Lugaresi è professore presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Trento.

Dall'Introduzione (pagg. 7-8)

Aula. L’aula è un luogo, fisico, non necessariamente delimitato da muri, ma può essere anche uno spazio da intendersi in un’accezione diversa, con qualità che vanno oltre alla sua materialità. L’aula è un luogo dove si svolge la didattica, frontale o innovativa che sia, dove si trasmette conoscenza. L’aula è un luogo dove può accadere anche altro, dove si può trasmettere anche altro: un luogo dove si intrecciano e consolidano relazioni, dove si trasmette passione, dove ci si sorprende, dove sono offerte prospettive diverse, dove i ruoli non sono sempre così netti, dove accade l’imprevisto, e talvolta l’imprevedibile. L’aula può essere il luogo dove si crea una comunità. Non una community, una comunità.

Comunità. Durante un corso, in quell’aula, può nascere una comunità. Una comunità transitoria e imperfetta, dove docente e studentesse , e le studentesse tra di loro, non si sfiorano solamente, ma si incontrano e si riconoscono, dove ci si ascolta e ci si “sente”, dove ci si confronta e ci si “accoglie”. Una comunità che vive, almeno per le settimane del corso, durante le ore di lezione, ma anche oltre, comunicando, riflettendo, creando occasioni. Una comunità in cui la relazione tra docente e studentesse, e tra studentesse, segue un principio insolito: la gentilezza.

Gentilezza. La gentilezza, tanto in una relazione di lavoro, tra docente e studentesse, quanto nelle relazioni tra studentesse, compagne e non colleghe, si afferma gradualmente come valore condiviso, come una bussola bizzarra per relazioni accademiche diverse. Certo, ci sono altri valori, più abituali, che possono contribuire a rendere le relazioni significative: il rispetto, ad esempio, fondamentale. La gentilezza ha qualcosa in più, però. Se c’è gentilezza, sincera, c’è anche il rispetto, ma non è detto il contrario. Il rispetto può essere formale, professionale, ma non gentile. La gentilezza può contrapporsi al cinismo, costituendo un argine a esso. E si contrappone anche alla debolezza: ci vuole coraggio per essere gentili, rischiando di sembrare vulnerabili o inadeguati, mettendo in secondo piano il proprio ego e i propri bisogni. La gentilezza è calore, di cui l’università, un’università che voglia essere vissuta con trasporto e piacere, non può fare a meno. Una relazione gentile, qualunque essa sia, non è solo una relazione significativa, ma è una relazione reciprocamente ospitale, da vivere consapevolmente, una relazione da portare avanti nel tempo, e da ricordare, anche quando, anche se, si sarà conclusa. Una relazione, per tutto questo, da vivere con grande responsabilità.

Responsabilità. Fare il proprio dovere, con serietà, senza facili scorciatoie, senza inganni, sia come docenti che come studentesse. Non abbiamo bisogno di inseguire un’eccellenza retorica e burocratizzata. Non abbiamo bisogno di sottostare a una meritocrazia indefinita e strumentalizzata. Ricordiamoci invece di essere parte di una comunità: si collabora, si condivide, si cresce insieme. Responsabilmente. Coltiviamo la responsabilità nelle relazioni, nei confronti delle altre persone, una responsabilità sensibile e leggera. Responsabilità verso noi stessi, per non buttarci via, per non sprecare le nostre qualità, per non essere una versione peggiore di quello che potremmo essere. Una responsabilità che può nascere in un’aula, in una comunità gentile.
Queste quattro parole (aula, comunità, gentilezza, responsabilità) rappresentano in fondo quello che vorrei trasmettere con questo libro, e non a caso sono le parole del titolo e del sottotitolo. Nelle pagine seguenti cercherò di approfondire quella che è stata, e sarà ancora, una ricerca empirica, per una didattica diversa, ma cercherò anche di descrivere quella che è stata, e sarà ancora, un’esperienza condivisa con le mie studentesse.

Per gentile concessione della casa editrice Ledizioni.