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Intelligenza artificiale e costituzionalismo contemporaneo. Principi, diritti e modelli in prospettiva comparata

di Marta Fasan

17 gennaio 2025
Versione stampabile

L’opera propone un’analisi in prospettiva comparata delle principali sfide poste alle categorie del costituzionalismo contemporaneo dall’avvento e dalla diffusione dei sistemi di intelligenza artificiale, ponendo particolare attenzione al loro utilizzo nel contesto decisionale. Muovendo dallo stato dell’arte scientifico e tecnologico in materia di intelligenza artificiale e dalle conseguenze giuridiche del suo impiego, il lavoro indaga come i principi costituzionali di trasparenza, di eguaglianza e di primato della personae i diritti fondamentali che assumono rilievo in alcuni ambiti paradigmatici specificamente individuati siano messi alla prova nella tenuta della loro accezione tradizionale di fronte alle esigenze della nuova realtà algoritmica, evidenziando l’opportunità che siano predisposti nuovi meccanismi di garanzia a presidio di una loro piena efficacia. Alla luce di tali considerazioni, l’opera ricostruisce i principali modelli di disciplina dell’intelligenza artificiale e offre alcune riflessioni sul ruolo che diritto e tecnologia possano avere nell’affrontare le sfide evidenziate e nell’assicurare la realizzazione di un’intelligenza artificiale costituzionalmente orientata.

Marta Fasan è assegnista di ricerca nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento 

Dall'introduzione (p.1-6)

Il diritto, per quanto molto spesso sia impropriamente considerato come una scienza connotata da staticità, si caratterizza per la sua dimensione intrinsecamente dinamica, soggetta alle continue evoluzioni che si realizzano e si susseguono nel corso del tempo. In particolare, nei contemporanei Stati costituzionali di diritto, i fattori che più contribuiscono al mutamento del diritto sono la trasformazione del contesto economico, l’evoluzione della sensibilità sociale, politica e culturale, i cambiamenti ambientali, il progresso scientifico e lo sviluppo tecnologico.
Tra questi, le trasformazioni dettate dalle innovazioni scientifico-tecnologiche introducono numerosi elementi di complessità all’interno della dimensione giuridica; elementi rispetto a cui il diritto è chiamato a dare risposte equilibrate. Così, ad esempio, da un lato anche davanti ad importanti rivoluzioni tecnico-scientifiche si conserva la necessità che sia garantito un determinato livello di stabilità e prevedibilità giuridica per consentire una convivenza sociale ordinata tra le persone. Dall’altro lato, il rapido avanzamento della scienza e della tecnica, concretizzato dall’avvento di nuove tecnologie in grado di produrre un crescente impatto sulla società, evidenziano la difficoltà delle categorie giuridiche di raggiungere i propri obiettivi in un contesto in continuo mutamento, stante la problematicità di conciliare la ricerca e i prodotti scientifico-tecnologici con i meccanismi, i tempi e gli spazi tipici del diritto.
Tali elementi pongono in crisi la capacità del diritto di assicurare la certezza, la prevedibilità e la determinabilità di un nesso logico che deve necessariamente esistere tra decisioni, comportamenti e conseguenze in un ordinamento giuridico e, allo stesso tempo, contribuiscono ad affermare la crescente tendenza di scienza e tecnologia a porsi in fuga dal diritto e dalle sue infrastrutture, per indirizzarsi verso sistemi di regole autoprodotte.
Questo scenario mostra un rapporto tra diritto e fenomeno scientifico-tecnologico caratterizzato da una sostanziale differenza ontologica tra le diverse competenze coinvolte, la quale determina l’insorgere di molteplici sfaccettature di complessità nei contesti si trovano a relazionarsi tra loro. Un rapporto però che, nonostante gli elementi di criticità presentati, è ben presente all’interno della società contemporanea. Nel caso del diritto, infatti, la mancata considerazione dei dati e dei risultati scientifico-tecnologici rischia di tradursi in una assenza di consapevolezza circa la dimensione concreta e attuale della realtà sociale di riferimento, vanificando l’efficacia degli strumenti giuridici e giungendo a porne in crisi la stessa legittimità costituzionale. Per quanto riguarda, invece, il fattore scientifico-tecnologico, l’assenza di una struttura giuridica che possa determinare le regole applicabili ai propri prodotti potrebbe dare origine a potenziali violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali, tali da limitare fortemente il progresso in questo settore e da far venire meno la fiducia della società nei suoi risultati scientifico-tecnologici.
Nel processo di indagine che riguarda questa relazione tra diritto e fattore scientifico-tecnologico, e che si propone di individuare gli strumenti e le modalità che possono incentivare un dialogo sempre più proficuo e agevole tra queste due dimensioni, il peculiare ambito dell’intelligenza artificiale (Artificial Intelligence, d’ora in poi anche AI) offre un contesto fertile per l’elaborazione di rinnovate considerazioni sulle questioni che permeano il complesso e delicato rapporto tra diritto e fattore scientifico-tecnologico. Infatti, la rivoluzione determinata dallo sviluppo e dalla diffusione di una tecnologia come l’AI pone la necessità di tornare a riflettere sul ruolo che il diritto deve rivestire nella tutela degli interessi rilevanti all’interno del contesto scientifico-tecnologico e, viceversa, sul rilievo e sulla legittimazione che i fattori scientifico-tecnologici possono assumere nella dimensione giuridica.
[…]
L’AI rappresenta una delle innovazioni più importanti dell’epoca contemporanea, in quanto è in grado di offrire inedite opportunità se applicata in numerosi contesti della quotidianità umana. Si tratta, infatti, di una tecnologia che, seppur caratterizzata da rilevanti profili di incertezza in merito al suo effettivo funzionamento e alla sua definizione in quanto ancora in fase di piena evoluzione, è progettata per operare con diversi livelli di autonomia e che per perseguire gli obiettivi prefissati è in grado di generare risultati, come previsioni, raccomandazioni, decisioni e azioni, che influenzano gli ambienti fisici e virtuali in cui si trova ad interagire.
Queste capacità rendono, quindi, l’AI una tecnologia in grado di realizzare compiti e funzioni da sempre attribuiti alla sola abilità umana, eseguendoli con maggiore rapidità, precisione ed efficienza, soprattutto quando si trovi ad essere inserita all’interno della dimensione decisionale. Tale circostanza sta quindi contribuendo a cambiare significativamente l’assetto della società contemporanea, modificandone gli equilibri e le strutture interne e portando alla luce l’esistenza di nuove esigenze dettate dalla diffusione pervasiva dell’intelligenza artificiale, anche sul piano giuridico.
In presenza, quindi, di un fenomeno che con i suoi effetti sta permeando in modo sempre più incisivo la realtà, questa indagine si propone di offrire un’analisi delle conseguenze giuridiche dettate dall’ingresso dell’intelligenza artificiale nella dimensione decisionale, con l’intento di riflettere sulle complesse dinamiche che interessano l’interazione tra il diritto e questa particolare tecnologia. Infatti, i mutamenti di paradigma causati dall’uso dell’intelligenza artificiale nel contesto in esame sfidano il diritto, mettendolo di fronte alla necessità di affrontare gli effetti giuridici prodotti dall’intelligenza artificiale sulle categorie giuridiche tradizionali, tra cui anche i diritti e le libertà fondamentali delle persone.
In base a questi presupposti, si è ritenuto opportuno esaminare le nuove sfide giuridiche poste dall’avvento dell’intelligenza artificiale privilegiando una linea di indagine che fonda le proprie radici negli strumenti e nelle categorie tipiche del costituzionalismo contemporaneo. La scelta di limitare in tal senso il campo di indagine si basa essenzialmente su due ordini di ragioni. In primo luogo, l’uso dell’intelligenza artificiale, in quanto espressione di una nuova forma di potere tecnologico produttiva di conseguenze giuridiche rilevanti per le persone, rievoca la necessità di affrontarne gli effetti affidandosi a categorie il cui fine sia la limitazione dei poteri per assicurare la tutela dei diritti fondamentali delle persone. In secondo luogo, il costituzionalismo contemporaneo offre strumenti giuridici particolarmente adatti a guidare il dialogo tra diritto e intelligenza artificiale e a intraprendere, dunque, un percorso normativo tale da conciliare sia le istanze di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, sia le istanze di promozione dell’innovazione tecnologica.
Seguendo questa chiave di analisi, e sulla scia dell’evocativa e nota metafora con cui si fa riferimento alla Costituzione canadese come living tree, in grado di crescere ed espandersi nel contenuto pur rimanendo all’interno dei suoi limiti naturali, l’indagine svolta si propone di analizzare come le categorie fondanti il costituzionalismo contemporaneo rispondano ai mutamenti posti dall’intelligenza artificiale. L’utilizzo di questa tecnologia, infatti, costituisce una nuova frontiera per il diritto costituzionale, che si trova a dover verificare la propria capacità normativa alla luce di una nuova realtà tecnologicamente e digitalmente connotata. In questi termini, si è, quindi, scelto di esaminare come i principi costituzionali e i diritti fondamentali, oltre che le fonti e gli strumenti normativi utilizzati per regolare questa tecnologia, rispondono alle sfide poste dall’intelligenza artificiale, valutandone possibili evoluzioni e prospettive di implementazione rispetto alla loro accezione tradizionale, con l’obiettivo di individuare soluzioni e percorsi giuridici che permettano di ipotizzare uno sviluppo e un impiego dei sistemi intelligenti conformi alle categorie, ai valori e alle finalità del costituzionalismo contemporaneo.

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