In questo libro, che descrive alcuni tra i più significativi esperimenti e relative teorie riguardo alla psicologia della decisione, emergono chiaramente alcuni risultati che rappresentano una svolta rispetto alle tesi di tipo razionalistico prevalenti negli anni Cinquanta del ’900. Il libro è strutturato in due parti. Nella prima vengono approfondite alcune impostazioni teoriche di «decisione razionale» che indicano come «calcolare» la migliore opzione in base a un criterio di ottimizzazione insieme ai meccanismi psicologici relativi al giudizio e alla preferenza individuale. Nella seconda, invece, si esaminano le decisioni di gruppo e gli «aiuti decisionali», ossia gli elementi che possono supportare le persone nel prendere decisioni. Tra gli altri, viene esaminato anche il contributo dell’intelligenza artificiale.
Nicolao Bonini è professsore presso il Dipartimento di Economia e management dell'Università di Trento.
Rino Rumiati, professore in quiescienza, ha insegnato, tra l'altro, presso il Dipartimento di Psicologia e scienze cognitive dell' l'Università di Trento.
Da capitoli vari
L’idea che si possa calcolare, in un qualche modo, il valore complessivo di un’opzione per poi scegliere quella che ha il valore maggiore è alla base della teoria della scelta razionale (TSR). Come vedremo, a partire dal Settecento si era diffusa la convinzione che questa procedura di scelta potesse essere usata per tutti i possibili dilemmi (e ancora oggi c’è chi la pensa così) [p.20].
[...]
La teoria euristica del pensiero ha avuto un impulso anche grazie all’intuizione e agli studi di Herbert A. Simon, la sola persona ad aver ricevuto sia il premio Nobel per l’Economia (1978) sia il premio Turing (1975).
[...]
Con questa teoria si postula che le persone, per fronteggiare le limitazioni cognitive e l’incertezza insita nell’ambiente in cui operano, usino delle procedure semplificative, ovvero le «euristiche».
L’euristica è una strategia di elaborazione dell’informazione, una sorta di «scorciatoia mentale», che consente all’individuo di semplificare la risoluzione di un problema compatibilmente con la limitatezza dei suoi sistemi di immagazzinamento e di elaborazione delle informazioni.
[...]
Occorre però attendere gli anni ’70, con le ricerche pionieristiche di Kahneman e Tversky, per avere una visione organica e specifica del meccanismo psicologico sottostante al giudizio di probabilità. Queste ricerche hanno portato all’elaborazione di una teoria del giudizio probabilistico che prende il nome di teoria delle «euristiche e degli errori sistematici» (heuristics and biases, HB) [p.61-62].
[...]
La distinzione tra ragionamento, decisione ponderata e intuizione e stata una delle questioni tra le più discusse in questi ultimi tre decenni nella letteratura psicologica. Secondo diversi autori, il pensiero «poggerebbe» su due sistemi distinti (teorie «dualistiche» del pensiero), etichettati come Sistema 1 e Sistema 2 [per una discussione cfr. Evans 2003; Kahneman 2003; Stanovich e West 2000]
.[...]
Si consideri, ad esempio, il modello di Kahneman [2003] presentato nella lezione magistrale per il conferimento del premio Nobel per le scienze economiche, riportato nella figura 5.3.
In base a questo modello, il pensiero si fonderebbe su due sistemi: il Sistema1 (intuitivo, o S1) e il Sistema 2 (riflessivo, o S2). I due sistemi di pensiero avrebbero caratteristiche diverse riguardo sia ai processi che ai contenuti [p.144].
[...]
Il ruolo dell’induzione di una falsa aspettativa come criterio per valutare l’ingannevolezza di una pratica commerciale è stato ribadito dalla Commissione Europea che ha emanato delle linee guida sulla disciplina giuridica delle pratiche commerciali scorrette [European Commission 2016].
La riflessione giuridica sul concetto di «inganno» (in questo caso ristretto alle pratiche commerciali) è dunque ulteriormente avanzata in quanto non comprende più il solo comportamento del consumatore (che verrebbe preso in una condizione commerciale, ma non in un’altra, a parità di informazione) ma riguarda un livello più interiore, antecedente il comportamento, ovvero la formazione di un’aspettativa (che verrebbe favorita in una certa condizione, ma non in un’altra, sempre a parità di informazione). Fa piacere vedere come i risultati della riflessione e sperimentazione psicologica siano incorporati in altre discipline [p.156].
[...]
Gigerenzer e colleghi sostengono che, grazie a un processo evolutivo di adattamento a un ambiente incerto, le persone avrebbero sviluppato un repertorio di procedure intuitive per prendere decisioni e formulare giudizi che oltre a essere «frugali» (non richiedono un grosso sforzo cognitivo) sono anche «intelligenti» (permettono di risolvere in maniera soddisfacente il compito valutativo-decisionale) [p.159].
[...]
Sia gli esperti che le persone comuni si affidano alle intuizioni per prendere le decisioni. Nel giro di pochi secondi, e, in alcuni casi, senza sapere bene il perché, la decisione è presa. Il «sesto senso» ci dice che stiamo facendo la cosa giusta.
[...]
In un bel libro di Gigerenzer [2023] si discutono diversi esempi di uso del «sesto senso» nelle organizzazioni. Egli riporta come manager di alto profilo, in interviste confidenziali, dichiarino che, dopo aver consultato dati e rapporti, alla fine, decidono intuitivamente [p.183-184].
[...]
Come direbbe Kahneman [2003] il processo di decisione è basato sulla piacevolezza (choosing by liking) e non su un criterio di massimizzazione di valore (choosing by dominance). Questo studio mostra come la «logica» emozionale sia ben diversa da quella basata sulla massimizzazione di valore [p.202].
[...]
Negli studi precedentemente descritti, la reazione affettiva (intesa come una blanda esperienza emotiva di segno positivo o negativo) è riferita a uno specifico «oggetto di decisione», sia esso un candidato politico, una città, una lotteria oppure un servizio di piatti. Le persone però sono in grado di provare anche emozioni di carattere episodico e incidentale che non sono ascrivibili alle opzioni che compongono il dilemma di scelta. Ad esempio, un selettore di personale può provare disgusto per aver mangiato un tramezzino avariato alla stazione dieci minuti prima di presiedere una commissione per la scelta di un candidato. Quella reazione di disgusto è relativa a un fatto episodico, incidentale (il tramezzino) e non ai candidati esaminati. Ma, fa la differenza valutare lo stesso candidato in condizione emotiva neutrale piuttosto che di disgusto? [p.211].
[...]
Thaler e Sunstein [2008] hanno proposto di intervenire sull’«architettura della scelta» piuttosto che sollecitare il decisore a spostare il controllo del proprio pensiero dal veloce e intuitivo Sistema 1 al più lento e logico Sistema 2. Si tratta quindi di un intervento che tipicamente modifica l’ambiente decisionale, un nuovo approccio detto dei nudges, cioè delle «spinte gentili». Tale proposta è centrata sulla creazione delle condizioni situazionali che alterano il comportamento delle persone in modo prevedibile senza impedire loro di scegliere diversamente in maniera da volgere a vantaggio del decisore le naturali modalità di funzionamento del Sistema 1.In questa concezione, l’architettura progettata è l’ambiente che inquadra la scelta di un individuo [per una discussione sul nudging cfr. Fasolo e Bonini 2010; Viale 2022; de Ridder, Kroese e van Gestel 2022] [p.232].
[...]
Il processo decisionale nel complesso mondo di oggi è un processo dinamico caratterizzato da incertezza. Trunk, Birkel e Hartmann [2020] hanno previsto che un ulteriore supporto per favorire razionalizzazione ed efficienza del processo decisionale possa essere offerto dal ricorso a una nuova tecnologia che è stata progettata per avere delle capacità che vanno oltre quelle delle macchine tradizionali: l’intelligenza artificiale (IA) [p.236].
[...]
L’efficientissima IA non potrà replicare o addirittura sostituire la mente umana proprio perché umana non è. Gli uomini riescono a interagire tra loro in maniera più efficiente e più ricca. Sono in grado di comunicare non solo messaggi costruiti razionalmente e diretti a un obiettivo, ma possono interagire su una dimensione che gli algoritmi non possono generare e trasmettere, quella degli stati emotivi, dei sentimenti e delle espressioni emozionali che tutti gli individui possono sperimentare o immaginare. Possiamo dire che solo la mente umana è emozionale, sensoriale e capace di manifestare creatività [p.242].
[...]
La mente umana assomiglia più alla cassetta degli attrezzi di un falegname che a un potente calcolatore che calcola le probabilità, valuta gli esiti e, in base a un algoritmo, trova l’opzione che massimizza un valore complessivo atteso.
Nella cassetta del falegname si trovano diversi strumenti, ognuno adatto a svolgere uno specifico compito: un certo tipo di pialla, un certo tipo di cacciavite, un certo tipo di martello. E il falegname sceglie lo strumento a seconda della situazione (un tipo di legno) e di compito (un tipo di lavoro da fare). Insomma, le procedure decisionali che la psicologia della decisione ha scoperto negli ultimi 60 anni di ricerca sarebbero una sorta di strumento «interiorizzato», un utensile
mentale. È la risposta, intelligente, a un ambiente incerto, rischioso e cangiante che l’essere umano ha trovato (e continua a cercare) [p.243].
[...]
La consapevolezza della «fallibilità» dell’Homo sapiens (condizionata però dai diversi fattori contestuali, di compito e personali) ha generato una rivoluzione nel campo degli aiuti decisionali e delle politiche pubbliche. Si è passati da un approccio «stampella» dove si cercava di sopperire alle mancanze del decisore (ad esempio, tramite i programmi educativi, informativi, di coaching o di debiasing; si rilegga il precedente cap. 8) a un approccio «rivoluzionario» (valso il premio Nobel per le scienze economiche a Richard Thaler nel 2017) dove, paradossalmente, si sfruttano i meccanismi psicologici automatici e veloci (responsabili in primis degli errori decisionali) per favorire certe decisioni (ad esempio, una maggiore copertura pensionistica, comportamenti pro ambientali, di prevenzione della salute ecc.) [p.245-246].
Introduzione alla psicologia della decisione di Nicolao Bonini, Rino Rumiati, Il Mulino, 2025, pp.280