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Il bene e il male nel Medioevo germanico

a cura di Lorenzo Ferroni, Ruben Gavilli, Giuliano Marmora

14 marzo 2025
Versione stampabile

Nella storia della cultura occidentale, la questione dello statuto ontologico di bene e male e dei conseguenti dilemmi morali è da sempre protagonista di scritti di varia natura. Non stupisce, dunque, che le tradizioni letterarie nelle lingue germaniche medievali, sviluppatesi all’ombra della conversione al cristianesimo, abbiano rielaborato queste suggestioni, come testimoniano numerosi testi di natura letteraria e non. I saggi presentati in questo volume propongono di indagare il tema del bene e del male nelle letterature germaniche, nonché nella loro ricezione medievale in area anglo-normanna, attraverso i diversi strumenti d’indagine della filologia, della linguistica e degli studi letterari.

Lorenzo Ferroni è un dottorando in Filologia germanica presso l'Università di Verona
Ruben Gavilli e Giuliano Marmora sono dottorandi in Filologia germanica presso l'Università di Trento
 

Dall'Introduzione (pagg. 7-9)

L’interrogativo sui concetti di bene e male, sulla loro origine, e sulle questioni morali che si portano dietro è da sempre uno dei maggiori interessi delle culture, delle letterature e del pensiero umano. Nella storia della cultura occidentale, la questione dello statuto ontologico di bene e male e dei conseguenti dilemmi morali è già presente nelle opere degli autori classici: Platone e Aristotele, rispettivamente ne La repubblica e nell’Etica nicomachea, affrontano il problema dell’origine del male e, di conseguenza, di cosa è il bene, e se questi due concetti esistano in senso assoluto o in senso relativo. Troppo vasto il campo d’azione di queste riflessioni anche solo per tentare un quadro generale nella storia del pensiero occidentale: tanto più che questi concetti non solo sono da sempre al centro delle discussioni filosofiche, ma hanno anche ispirato molti altri ambiti della cultura. L’epoca storica esplorata in questo volume, il Medioevo europeo, sotto la spinta del cristianesimo, ha sfruttato enormemente i due poli opposti come simboli della lotta tra Dio e le forze infernali per l’anima dell’uomo, esplorando e declinando i vari temi a essi correlati. Durante i secoli del Medioevo viene approfondita la questione della teodicea, in particolare nell’interpretazione di Agostino d’Ippona del “male come non-essere”, e sulla natura del peccato si sono espressi pensatori di aree germaniche come Alcuino di York e Anselmo d’Aosta. Successivamente, il male come “peccato” è al centro della disputa sulla consapevolezza del peccatore tra Bernardo da Chiaravalle e il teologo Pietro Abelardo.

Non stupisce, dunque, che le tradizioni letterarie nelle lingue germaniche medievali, sviluppatesi all’ombra della conversione al cristianesimo, abbiano rielaborato queste suggestioni nella letteratura religiosa e agiografica. Il senso di questo volume si può riassumere perciò nel tentativo di individuare le particolarità delle culture germaniche medievali nella loro rielaborazione della lotta cristiana tra bene e male. L’analisi approfondita di questo tema avviene secondo modalità e soluzioni differenti: la concezione germanica di bene e male può conservare, sotto strati di cultura letteraria cristiana, qualche residuo dei culti pagani. Per quanto il materiale che tramanda informazioni sul paganesimo in ambito culturale germanico sia esiguo e perlopiù limitato alla sola area nordica, molti indizi suggeriscono che l’etica e la morale precristiana fossero molto differenti da quella del cristianesimo e alcuni dei contributi tentano proprio di chiarire il rapporto tra queste due tradizioni. In particolare, i contributi di area anglosassone riflettono sulla presenza di un lessico specifico per indicare il male, sia esso identificato con gli invasori scandinavi o con il demonio. Il conflitto tra bene e male non è solo un espediente tematico nella lotta tra cristiani e pagani, ma si trova anche nella riflessione per quanto riguarda la vita ultraterrena e l’escatologia cristiana, oppure nella letteratura giuridica che usa questi concetti per stabilire un valore morale delle persone e delle azioni in un contesto sociale: il male è l’equivalente del danno morale all’onore di un individuo, mentre la sua reputazione favorevole corrisponde al concetto di bene giuridico. Inoltre, anche altri ambiti, come quello medico, possono includere l’idea di bene e di male, legata agli influssi positivi o negativi di forze esterne sulla salute dell’individuo; in questo caso, il confine con le credenze religiose e con quelle folkloriche appare molto labile. La tematizzazione del bene e del male trova una grande molteplicità di forme e soluzioni nell’area nordica, che, cristianizzata in epoca più tarda rispetto alle aree insulare e continentale, ha conservato e rielaborato aspetti dell’antica religione e della cultura precristiana, che a loro volta hanno influenzato alcuni aspetti della cultura europea continentale. I contributi presenti in questo volume hanno quindi adottato approcci differenti per affrontare testi appartenenti ad aree linguistiche e archi temporali molto vari: siano essi dal taglio linguistico, lessicografico, letterario, comparatistico, tutti gli studi presentati in questa raccolta raccontano della grande varietà con cui il Medioevo germanico ha saputo interpretare ed elaborare uno dei temi fondanti non solo delle società europee, ma dell’intera umanità.

Il cristianesimo in area germanica, imposto secondo diverse modalità e in momenti storici differenti, ha notoriamente influenzato la formazione delle culture medievali continentali, insulari e nordiche, portando alla nascita di visioni del mondo
in cui valori ereditati dal passato pagano talvolta confliggono, altre volte si giustappongono pacificamente alla nuova dottrina cristiana.

Libro pubblicato in Open Access con licenza CC-BY-SA 4.0 e scaricabile dal sito dell'editore.