Fino a qualche decennio fa, lo studio delle dipendenze era focalizzato principalmente sull’utilizzo di alcol, eroina, cocaina, cannabis e poche altre sostanze. Con l’ampia diffusione di Internet, a cavallo del millennio, la situazione è radicalmente cambiata in seguito alla comparsa di migliaia di nuove sostanze psicoattive reperibili online, progettate per mimare gli effetti delle droghe tradizionali, e all’insorgenza di un’ampia gamma di comportamenti legati all’uso del digitale, disfunzionali e ripetitivi, caratterizzati da aspetti di compulsività e dipendenza, quali il disturbo da videogiochi e da gioco d’azzardo, la dipendenza da pornografia, lo shopping compulsivo, il cyberbullismo, la cybercondria, la dipendenza da social media.
Psicologia e psicopatologia delle nuove dipendenze offre una panoramica precisa, completa e attuale delle nuove dipendenze sia da sostanze sia comportamentali, inquadrandole all’interno della rivoluzione digitale e della globalizzazione. È un’opera dove sono confluite le ricerche più recenti in tema di prevenzione, diagnosi e trattamento, e che, grazie a un approccio integrato, aiuta non solo a inquadrare lo sviluppo di nuove condotte disfunzionali, ma anche a comprenderne i meccanismi e le motivazioni sottostanti.
La prima parte del libro prende in esame le dipendenze comportamentali (da videogioco, da gioco d’azzardo, da social media, da esercizio fisico, sessuali e da lavoro), con riferimento in particolare all’utilizzo problematico di Internet (PUI, Problematic Usage of the Internet) e ne approfondisce gli aspetti di diagnosi, inquadramento e comorbilità e le basi neurologiche. Le nuove sostanze psicoattive, incluse quelle emergenti nello sport, sono descritte nella seconda parte, che oltre a presentare le nuove tipologie di droghe, con i loro effetti e i loro rischi, delinea il profilo dei consumatori, introduce il concetto di doppia diagnosi ed esplora l’utilizzo degli psichedelici nelle nuove terapie. La terza parte si concentra sul ruolo di famiglia e comunità, sulle strategie di prevenzione e di trattamento e sugli aspetti meno esplorati ma cruciali delle motivazioni e dello stigma.
Per facilitare un apprendimento approfondito e integrato ogni capitolo si apre con la scheda un’Esperienza di vita, che racconta una situazione reale legata al tema del capitolo, e si conclude con una sintesi e domande di riepilogo; la maggior parte dei capitoli ha una sezione che raccoglie le ricerche e gli studi rilevanti in uno specifico ambito ed esamina i possibili trattamenti, con un focus sulle pratiche terapeutiche più efficaci.
Il libro è stato presentato al Senato della Repubblica ad Aprile 2025.
Ornella Corazza e Gianluca Esposito sono rispettivamente professoressa ordinaria e direttore presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento.
Dall'introduzione (pag. XIII)
Questo libro esplora l’evoluzione delle dipendenze nell’era digitale, analizzando come la diffusione globale di Internet abbia contribuito alla proliferazione di migliaia di nuove sostanze, ma abbia anche trasformato la nostra vita quotidiana e creato nuovi tipi di comportamenti patologici caratterizzati da compulsività e dipendenza.
In passato, quando si parlava di dipendenza, la ricerca era concentrata su un numero limitato di sostanze, come l’alcol e le droghe tradizionali. Tuttavia, con lo sviluppo tecnologico e la globalizzazione, l’attenzione si è spostata verso una nuova categoria di comportamenti problematici, come l’acquisto online di nuove sostanze psicoattive (NPS), ossia composti chimici progettati per mimare gli effetti di droghe tradizionali, come la cannabis, la cocaina o l’MDMA, ma che spesso differiscono leggermente nella struttura chimica per eludere le normative legali. Queste sostanze sono spesso prodotte in laboratori clandestini e vendute con poca o nessuna regolamentazione, rendendole particolarmente rischiose per la salute dei loro consumatori.
Parallelamente, si è osservata nella società una crescita esponenziale di dipendenze comportamentali, come la dipendenza da videogiochi (gaming) e da gioco d’azzardo (gambling), la cybercondria, la dipendenza da social media, la dipendenza da esercizio fisico e molte altre. Questi comportamenti disfunzionali, facilitati dal rapido e diffuso accesso a canali online, costituiscono una sfida emergente nel campo della psicopatologia contemporanea, richiedendo nuovi approcci e forme d’intervento. Internet, ormai parte integrante della vita quotidiana, viene utilizzato non solo per l’attività lavorativa e la didattica a distanza, ma anche per il tempo libero e l’intrattenimento. Ascoltare musica, guardare video, fare acquisti online e interagire sui social network sono diventate abitudini comuni, ulteriormente consolidate durante la pandemia di COVID-19. La rivoluzione digitale ha profondamente trasformato il panorama clinico, influenzando non solo le attività quotidiane, ma anche le funzioni cognitive e sociali delle persone.
La cosiddetta onlife ha modificato il modo in cui accediamo alle informazioni, apprendiamo e socializziamo, creando una dimensione virtuale che si interseca, e spesso si sovrappone, alla realtà tangibile del nostro quotidiano. Questo fenomeno ha dato origine alla diffusione deglihikikomori, un termine giapponese che significa “stare in disparte, ritirarsi” e descrive il comportamento di persone, soprattutto giovani, che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale e di isolarsi nella propria casa o stanza per periodi prolungati, rischiando la loro salute e quella delle loro famiglie. L’anonimato e la creazione di avatar o profili virtuali ideali, insieme alla costante esposizione a rappresentazioni di corpi perfetti sui social, hanno accentuato una progressiva oggettificazione corporea. Il corpo viene vissuto come una sorta di macchina, di oggetto che viene spinto oltre i limiti naturali. Questo fenomeno dell’absent body (corpo assente), insieme alla facile accessibilità al web, ha contribuito a quello che viene definito l’utilizzo problematico [...]
Dal Capitolo 1. Dipendenze comportamentali (pag. 29)
Nel nostro mondo digitale globale, i legami sociali sono inseriti nell’ambiente esterno in cui siamo fisicamente coinvolti e nella vita che condividiamo virtualmente sui social media. I social media sono una categoria di applicazioni mobili e basate su Internet che consentono alle persone di ricevere informazioni e di creare e condividere contenuti generati dagli utenti. Attraverso la creazione di un profilo virtuale, o avatar, è possibile interagire con amici della vita reale, incontrare nuove persone da tutto il mondo, connettersi con i propri personaggi famosi preferiti e mantenere relazioni sia online sia offline. Dall’inizio degli anni Duemila, l’uso dei social media è aumentato rapidamente, con la possibilità di essere connessi a Internet in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Secondo la natura dei contenuti, l’utente può scegliere, tra una vasta gamma di applicazioni, la piattaforma che meglio si adatta allo scopo della comunicazione.
Per esempio, Facebook è tipicamente più incentrato sugli amici e i parenti della vita reale e incoraggia le interazioni attraverso servizi come la condivisione di foto, video, aggiornamenti di stato e l’adesione a gruppi con interessi specifici. Le piattaforme sociali come X, conosciuteanche come microblog, sono caratterizzate dalla comunicazione breve. Altre applicazioni, come Instagram o Snapchat, forniscono servizi di condivisione di foto e video, insieme alla possibilità di apprezzare, commentare e ripubblicare i contenuti preferiti (Cataldo et al., 2021).
Le piattaforme dei social media sono ampiamente utilizzate tra diverse fasce d’età e culture. Sebbene i social media offrano un enorme potenziale nel consentire l’espressione della personalità e il mantenimento dei contatti con una rete di amici, alcuni studi hanno anche evidenziatoil rischio di conseguenze negative dell’uso eccessivo delle piattaforme sociali online (Radovic et al., 2017). L’interazione sociale online, la sfumatura dei confini tra vita offline e vita virtuale e il concetto di identità digitale sono diventati argomenti di grande interesse nei campi della psicologia e della psicopatologia (Zyoud et al., 2018). A causa della confusione concettuale in merito alla classificazione dei comportamenti problematici legati all’uso di Internet, al momento non è ancora disponibile una definizione di uso problematico dei social media condivisa dalla comunità di ricerca. Tuttavia, la dipendenza da social media rappresenta un fenomeno sociale sempre più diffuso e complesso, caratterizzato dall’uso eccessivo e compulsivo delle piattaforme digitali di interazione sociale. Questa dipendenza ha guadagnato crescente attenzione negli ultimi anni, poiché un numero sempre maggiore di persone in tutto il mondo trascorre una quantità significativa di tempo online, interagendo con i social media come Facebook, Instagram, X, TikTok e molti altri.
Dal capitolo 2. Nuove sostanze psicoattive (pag. 98 e 109)
Mercato delle NPS: evoluzione e impatti
Nell’ultimo decennio, il mercato delle sostanze illegali è stato radicalmente trasformato dalla diffusione delle NPS, note anche come legal highs, designer drugs, research chemicals o droghe furbe (smart drugs). Queste sostanze hanno rivoluzionato la produzione, la commercializzazione e la vendita delle droghe, grazie ai rapidi progressi tecnologici e alla globalizzazione. Tuttavia, le conoscenze scientifiche sulla farmacologia, la tossicologia e gli effetti delle NPS sono spesso limitate, complicando il lavoro dei professionisti della salute nel valutare le conseguenze mediche e psichiatriche.
Le NPS sono definite come «sostanze, in forma pura o come preparati, che non sono disciplinate dalla Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961 o dalla Convenzione sulle sostanze psicotrope del 1971, ma che possono rappresentare una minaccia per la salute pubblica» (UnitedNations Office on Drugs and Crime, 2016). Prevalentemente sintetiche, queste sostanze imitano gli effetti di droghe tradizionali come cocaina, cannabis, LSD ed eroina. Come sarà approfondito nel prossimo capitolo, sebbene le NPS possano essere chimicamente e farmacologicamente diverse, possono essere classificate in base ai loro effetti psicoattivi in: stimolanti, cannabinoidi sintetici, depressori del sistema nervoso, allucinogeni sintetici e NPS di origine vegetale.Dal 2009, oltre 1228 NPS sono state identificate in 141 Paesi, grazie al programma Global SMART delle Nazioni Unite e ai sistemi di allerta precoce della Commissione europea. Ogni settimana viene identificata una nuova NPS.
All’inizio di un nuovo millennio di grande progresso tecnologico, le strutture sanitarie e i servizi dedicati al trattamento delle dipendenze affrontano la sfida di rispondere efficacemente a questo fenomeno. È fondamentale sviluppare nuove risposte adeguate a un contesto sociale in rapida evoluzione per una prevenzione efficace
[...]Il delirio del DJ
Diverse esperienze relative all’utilizzo delle nuove sostanze psicoattive (NPS, New Psychoactive Substance) si possono ricavare dalla letteratura scientifica, in grado di investigare il fenomeno primariamente mediante case report che descrivono sintomi correlati al consumo di tali sostanze, o secondariamente mediante l’utilizzo di survey che indagano, per esempio, la diffusione di informazioni su di esse e i trend di consumo nella popolazione. È interessante notare, tuttavia, che molte delle informazioni acquisite sulle NPS derivano soprattutto da cyber drug community, come blog, forum e social network (Miliano et al., 2018). Mediante questi canali, gli utenti possono discutere apertamente delle loro esperienze e condividere informazioni sulla reperibilità/accessibilità delle NPS, sui loro effetti, sulle modalità di assunzione e sui potenziali rischi (Bujalski et al., 2021; Van Hout & Hearne, 2017; Corazza et al., 2013).Chiaramente, tali informazioni possono essere inaccurate o non verificate e basate su variabili perlopiù soggettive. D’altro canto, i consumatori di NPS che afferiscono ai servizi di pronto soccorso degli ospedali, o che richiedono in generale un trattamento presso servizi specifici per patologie correlate all’uso di sostanze, non sanno nella maggior parte dei casi che cosa abbiano assunto e, salvo quei casi fortunati nei quali hanno ancora con sé campioni della sostanza assunta, è difficile che si possano fare associazioni tra una specifica sostanza e la sintomatologia presentata, talora anche piuttosto severa (Orsolini et al., 2019a-b; Schifano et al., 2021a-b).
Per gentile concessione della Casa editrice Zanichelli




