Foto di gruppo di founders e coach del primo ciclo del programma di Accelerazione di Inest

Innovazione

A caccia di talenti

Nel cassetto hai progetti di impresa all’avanguardia? Approfitta della “Call for Ideas” di Inest. Il bando scade l’8 settembre

30 luglio 2024
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Linda Varanzano
Studentessa collaboratrice Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Sostenere le idee più promettenti e innovative nate in seno all’università, farle incontrare con il mondo imprenditoriale per dare loro l’opportunità di diventare startup, vere e proprie attività di business e arrivare sul mercato. Questo l’obiettivo della seconda edizione dell’acceleratore Inest. È il programma di accompagnamento di startup del Consorzio Ecosistema dell’Innovazione del Nord-Est, iniziativa finanziata dal Pnrr e che coinvolge nove università del Triveneto, tra cui l’ateneo trentino.  

C’è tempo fino all’8 settembre per partecipare alla call for ideas pubblicata dalla School of Innovation dell’Università di Trento. «Il bando si inserisce nella Cross-Cutting Activity 1 del Consorzio Inest e ha l’obiettivo di aumentare l’output imprenditoriale delle università trivenete, andando in cerca di progetti che possono essere valorizzati economicamente e fornendo loro supporto per assicurare il loro successo nel mercato» spiega Francesco Guzzonato, startup scout del progetto Inest in forza alla School of Innovation di UniTrento. Quali le idee più richieste? «Il bando è estremamente generalista – risponde Guzzonato - e poi ogni università ha temi più specifici. In particolare, l’Università di Trento punta su salute, cibo e life style». La call è indirizzata a chiunque possa avere un’idea imprenditoriale: studenti e studentesse, personale docente e ricercatore, ma è aperta anche alle proposte fuori dall’ambito accademico. Per avere accesso al mercato non bastano le mere competenze tecniche e manageriali, ma servono anche abilità complementari – come quelle relazionali e di public speaking – che arricchiscono il proprio background culturale e consentono di inserirsi in un contesto lavorativo multidisciplinare. Proprio a questo serve il percorso di accelerazione di Inest. «Il percorso di accelerazione attinge dalle conoscenze combinate di nove università per garantire un’offerta formativa senza pari. Il suo scopo è arricchire la cassetta degli attrezzi a disposizione di ciascun innovatore insegnando, ad esempio, come effettuare un’analisi di mercato o validare l’idea, in che modo comunicare con i clienti o pianificare gli aspetti finanziari e leggere un bilancio» racconta il ricercatore. Il percorso di accelerazione ha una durata di cinque mesi e si struttura in una serie di workshop in presenza e di webinar online. «Se bisogna validare un’idea sul mercato, è necessario uscire dal laboratorio e iniziare ad esplorare il mondo reale. Recepire i feedback dei vari portatori di interesse, e trovare il giusto allineamento tra la soluzione innovativa e le reali necessità dei clienti», chiarisce ancora Guzzonato. 
La selezione prevede diverse fasi: le proposte più promettenti saranno selezionate dal team dell’Università di Trento che predisporrà un percorso di pre-accelerazione per consolidarle e migliorarne la maturità imprenditoriale. Successivamente, un comitato composto dagli scout delle altre università selezionerà i finalisti che parteciperanno al Selection Day, dove presenteranno le loro idee di fronte a una giuria di esperti. Le 10 idee vincitrici avranno accesso al programma di accelerazione Inest. Ma non è finita qua. Guzzonato spiega «L’idea finale è che, terminato il percorso di accelerazione, le startup possano presentare – il giorno del Demo Day – le loro idee imprenditoriali davanti a una platea di investitori, per accedere al capitale privato».
Come detto, questa è la seconda edizione del bando Inest. La prima  ha raccolto 170 proposte in totale. A Trento due su dodici sono state ammesse al percorso di accelerazione. Sono le startup FEP (Finding Emerging Pathogens) e Algify. La prima ha ideato un sistema di analisi delle acque reflue per l’identificazione molecolare di agenti patogeni. La seconda, nata negli spazi del Biotech Research Center del Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Trento, è un progetto che ha sviluppato degli idrogel utili per creare in laboratorio tessuti umani sintetici che simulano organi reali e contribuire alla ricerca in ambito medico-sanitario. «Quest’anno ci aspettiamo di ricevere un numero molto maggiore di proposte» conclude Francesco Guzzonato.