Gestire una colata di detriti su un canalone. Evitare che un torrente tracimi a ogni pioggia abbondante. Elaborare mappe del pericolo che considerino le diverse tipologie di valanga. Al Dipartimento di Ingegneria civile ambientale e meccanica dell'Università di Trento da anni si sviluppano modelli per prevedere, analizzare e gestire al meglio varie situazioni di catastrofe naturale. Nei prossimi giorni ci sarà un confronto sulla modellazione di pericoli naturali idraulici in ambiente montano. «La cosa interessante e innovativa è il rapporto con il mondo della professione: i professionisti non sono considerati come semplici destinatari di un sapere della ricerca, a volte autoreferenziale e lontano dai problemi reali. Bensì parte di una relazione dialettica, costruttiva e stimolante con l'ambiente di ricerca universitario, in linea con gli obiettivi della terza missione, per una università in dialogo con la società civile», spiega Giorgio Rosatti, professore del Dicam, tra i promotori del seminario.
Giorgio Rosatti insegna Meccanica dei fluidi e Protezione idraulica dei territori montani rispettivamente alla triennale e alla magistrale di Ingegneria per l’ambiente e il territorio. A lezione si occupa di pericoli naturali di tipo idraulico, origine e dinamica di valanghe, esondazioni torrentizie e colate di detriti, descrizione fisico-matematica dei fenomeni e strumenti numerici per simulare tali pericoli. Nell’ambito della ricerca produce software che poi vengono usati da professionisti ed enti pubblici per elaborare mappe del pericolo e progettare opere.
«È una soddisfazione sapere che i nostri studenti pochi mesi dopo la laurea sono già al lavoro per la sicurezza del territorio e lo fanno utilizzando gli strumenti che hanno acquisito negli anni dell’università. Vuol dire che abbiamo fornito loro le competenze per essere pronti a svolgere la professione di ingegnere», osserva.
La modellazione numerica di pericoli naturali idraulici è considerata, a livello europeo, una delle migliori tecnologie disponibili nel campo della gestione dei rischi alluvionali. È una pratica diffusa simulare colate detritiche, fenomeni torrentizi e valanghe di neve. Un settore che richiede di essere aggiornato in continuazione per rispondere alle esigenze specifiche del territorio e del clima che cambia. Rosatti porta l’esempio delle valanghe. «Ora, anche d’inverno, abbiamo quasi sempre “valanghe primaverili”, cioè bagnate e legate a rialzi termici. I modelli devono tenerne conto. Servono valori dei parametri diversi rispetto a quelli che si usavano per le classiche valanghe invernali, che erano asciutte. Stiamo cercando di affinare i modelli per elaborare mappe del pericolo adatte a queste nuove condizioni».
Miglioramenti che sono possibili solo attraverso il rapporto con il territorio che aiuta il mondo della ricerca a orientare le attività e a lavorare sulle diverse situazioni. Cita vari studi, tra i quali quelli compiuti con la Regione Valle d’Aosta per risolvere un problema di colata detritica su canalone e di esondazione torrentizia con intasamento di un ponte. Altri lavori riguardano l’elaborazione di modelli per simulare l’acqua che scende piena di detriti con lo scioglimento di neve e ghiaccio o per prevedere l’effetto del cedimento di un bacino per l’innevamento artificiale.
Rosatti parla del rapporto bidirezionale tra sviluppatori e utenti come dell’«ultimo miglio che lega la ricerca alle risposte concrete per la protezione e la sicurezza dell’ambiente montano. È un tema a noi caro e abbiamo organizzato più volte corsi su queste tematiche, anche per ordini professionali di altre regioni».
La tecnologia dev’essere all’avanguardia, ma anche accessibile dal punto di vista economico. «È la stessa direttiva europea relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni a richiedere agli stati di basare le loro valutazioni, le loro mappe e i loro piani sulle migliori pratiche e sulle migliori tecnologie disponibili appropriate, che non comportino costi eccessivi».
Rosatti è responsabile scientifico e sviluppatore di Trent2D, una famiglia di modelli matematici per la simulazione 2D di colate di detriti, fenomeni torrentizi e valanghe di neve. «Mettiamo il nostro software a disposizione di un’azienda che lo integra in un ambiente di gestione smart, dando vita a Weezard, uno strumento operativo professionale per analizzare, prevedere e prevenire i dissesti idrogeologici in ambiente montano. L’azienda si occupa inoltre di commercializzare il prodotto e gestire la clientela. In questo modo professionisti ed enti possono acquistare il software più adatto alle loro esigenze. E dall’attività di vendita arrivano all’università nuove risorse per finanziare la ricerca che deve progredire di continuo», riferisce.
Il seminario “La modellazione numerica di pericoli naturali idraulici in ambiente montano: il mondo della ricerca e quello della professione si confrontano” si terrà venerdì 11 aprile dalle 9 alle 13. Il workshop è organizzato dall’Ordine degli ingegneri della provincia di Trento con l’Università di Trento e la Fondazione Luigi Negrelli e si svolgerà nella sede di piazza S. Maria Maggiore, 23 a Trento. Partecipazione gratuita con iscrizione