Quando la passione per lo sport e l’avventura incontra la passione per la scienza e la tecnologia possono nascere cose molto belle. Una di queste è “3ska”, una slitta innovativa progettata da un gruppo di studenti del Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Trento. Vero e proprio transformer, 3ska è stata pensata per essere utilizzata sia sulla neve che su strada, come mezzo di trasporto della Spedizione Alaska 2018/2019 che vede impegnati Maurizio Belli e Fulvio Giovannini. I due esploratori trentini, partiti nei giorni scorsi Fort Yukon, cittadina a nord del Circolo Polare Artico, cercheranno di raggiungere Anchorage, la più importante città dell'Alaska. È un percorso di 1300 chilometri lungo la rotta dei cercatori d’oro da fare a temperature proibitive – circa meno 30 gradi sotto zero – dove si dovranno affrontare diversi tipi di terreno: dai fiumi ghiacciati alle strade innevate.
Il coinvolgimento dell’Ateneo nel progetto Alaska è nato per impulso di Riccardo Zandonini, ingegnere e prorettore vicario dell’Università di Trento, che parlando con Maurizio Belli ha capito il contributo che il knowhow universitario poteva dare alla spedizione e ha coinvolto alcuni colleghi di Ingegneria che hanno aderito con entusiasmo.Il progetto Spedizione Alaska 2018-2019 Ski Walking - Winter Expedition è stato presentato prima della partenza al Polo scientifico-tecnologico Fabio Ferrari di Povo.“L’Università di Trento ha fatto da apripista nel far comprendere alle università, e non solo, il concetto di sport come driver di innovazione”, ha ricordato il delegato del rettore per lo sport Paolo Bouquet . A partire dalle Universiadi Trentino 2013, gli atenei italiani hanno iniziato una riflessione su tutte le declinazioni che l’innovazione nello sport può assumere – dall’industria all’economia, dal turismo alla salute – e hanno portato questi temi all’attenzione dell’Unione europea. Bouquet ha ricordato la nascita a Rovereto di SPIN Accelerator, un acceleratore mondiale per startup dedicate allo sport promosso da Trentino Sviluppo e Università di Trento in collaborazione con Hype Sports Innovation. “Lo sport diventa uno stimolo e crea connessione tra persone che fanno ricerca in campi diversi” ha concluso Bouquet.
Nel caso del progetto Alaska uno dei problemi da risolvere era relativo alle necessità energetiche in condizioni ambientali estreme. Di questo si è occupato il gruppo di ricerca di Maurizio Fauri del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica. Siamo oltre il Circolo Polare Articolo dove l’insolazione è molto scarsa, soprattutto in febbraio e in una zona con assenza di vento utile per una generazione eolica. Le scelte energetiche che sono state fatte erano dunque condizionate da scarsità di sole e dalla necessità di avere dei pesi molto ridotti.È stato messo a punto un modulo fotovoltaico leggero, che si ripiega come una valigetta, collegato a un sistema di accumulo ad alta densità con sistema di alimentazione multingresso, in modo da poterlo ricaricare con il modulo fotovoltaico oppure direttamente da rete durante le soste nei villaggi.
L’ideazione della slitta è frutto di un progetto di didattica innovativa promosso dal Dipartimento di Ingegneria industriale (DII). Quasi un anno di lavoro per nove studenti dei corsi di laurea magistrale in Materials and production engineering e in Ingegneria meccatronica del DII guidati dai docenti Stefano Rossi e Luca Fambri. Gli studenti che hanno seguito il progetto sono Matteo Simeoni, Sebastiano Furlani, Domenico Dalpiaz, Andrea Ometto, Matteo Bettinelli, Silvio Plazzer, Andrà Zambotti, Luca Bortoluzzi e Redae Fisseha Asfaw. Come ha raccontato Matteo Simoni “Ci siamo documentati su quali prestazioni doveva garantire la slitta e su che tipo di slitte erano state utilizzate fino adesso. C’è stata una progressiva evoluzione del progetto. Abbiamo lavorato in gruppo e ci siamo interfacciati con le aziende per realizzare i vari pezzi. È stata un’esperienza ponte tra il mondo dell’università e il mondo del lavoro.”
Stefano Rossi, esperto di Product design, spiega: “In realtà c’era un team di docenti a seguire i ragazzi che, dopo aver imparato il metodo di lavoro, sono stati molto autonomi. Il nostro sforzo è stato quello di far loro capire come si lavora in gruppo: dalla divisione dei compiti alle decisioni da prendere, dall’ideazione alla realizzazione. Relazionarsi con le aziende e vedere il prodotto finito è un assaggio di quello che andranno a fare sul posto di lavoro questi giovani una volta laureati.”
Le prime persone con cui hanno dovuto relazionarsi gli studenti sono stati però Maurizio Belli e Fulvio Giovannini. Solo a partire dalla loro esperienza e dalle esigenze del tragitto da percorrere è stato possibile elaborare il progetto di 3ska. Un rapporto entusiasmante, collaborativo e informale come ha sottolineato Maurizio Belli: “Siamo onorati di poter collaborare con l’Università di Trento e vorrei ringraziare il professor Zandonini che per primo ha creduto nel nostro sogno e tutti i professori e studenti coinvolti. Era difficile trovare un mezzo adatto per questa impresa. La slitta che è stata realizzata è un mezzo anfibio terra-neve capace di trasformarsi velocemente. Nella prima parte del percorso di circa 500 km verrà usata come slitta, poi cambiando lo stato del terreno serviranno le ruote. “Pensiamo di fare il percorso in circa 40 giorni; il nostro obiettivo non è battere un record, ma costruire una storia. Una caratteristica dei nostri viaggi è l’importanza che diamo alla tecnologia più avanzata e alla tradizione. Quindi porteremo con noi, per esempio, calzature tecniche e le scarpe tradizionali degli eschimesi, grana trentino e barrette energetiche appositamente preparate. Precisione, puntigliosità e lavoro sono fondamentali per riuscire nell’impresa.”