Hanno lavorato come esperti incaricati dalla Commissione dedicata agli affari economici e monetari del Parlamento europeo. Per quattro anni hanno redatto rapporti preparatori per informare gli eurodeputati su grandi tematiche di politica monetaria in vista dei “Dialoghi monetari” trimestrali organizzati con la Banca centrale europea. Il bilancio di un’esperienza unica, dietro le quinte del Parlamento, raccontato a UniTrentoMag
«Cerchiamo di dare loro delle chiavi di lettura corrette, ma anche originali sulle grandi questioni, così che nelle riunioni periodiche trimestrali possano incalzare la Banca centrale europea. In un certo senso li alleniamo a fare domande scomode, a svolgere ancora meglio il loro compito». L’economista Andrea Fracasso sintetizza così i quattro anni passati a servizio dei 60 eurodeputati della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo. Un lavoro intenso di redazione di rapporti su temi specifici che riguardano politiche economiche e monetarie dell'Unione europea. Con un obiettivo chiaro: facilitare il compito dei degli eurodeputati e renderli ancora più pronti nell’interlocuzione sui temi monetari che contano.
«Predisporre la documentazione istruttoria per la Commissione è stata una sfida per tutti noi. Sui social, sui media, per strada, la politica monetaria e sui suoi effetti sono argomento di quotidiana discussione e ognuno ha la propria opinione È difficile trovare prospettive nuove» aggiunge Luigi Bonatti. «In questo incarico sei costretto a mettere da parte, per una volta, i modelli e le teorie. A seguire, giorno per giorno l’attualità. Seguire quello che accade sui mercati finanziari, ragionare sull’impatto sui consumatori, sulle famiglie e provare a immaginare scenari di politica monetaria le cui ripercussioni possono riguardare tutti noi. È un grande esercizio per un economista accademico. E non è per niente un compito facile, perché bisogna sforzarsi di dare un contributo originale, un valore aggiunto e. possibilmente, non banale. Ed è anche difficile adattarsi al fatto che i nostri interlocutori non sono necessariamente specialisti della materia. Ma vanno informati, stimolati, perché si preparino al meglio al loro lavoro in Commissione».
«Seguire la politica monetaria in tempo reale è interessante, è proprio un bagno di realtà» concorda Roberto Tamborini. Leggere poi i comunicati sulle questioni di cui ci siamo occupati fa capire quanto sia importante la comunicazione al pubblico. «La Commissione si appoggia a un board di esperti che provengono da vari paesi e che lavorano al loro fianco passo passo per preparare gli incontri. I temi vengono assegnati ogni tre mesi. Il lavoro è impegnativo anche perché non si possono scegliere i temi che vengono assegnati. E tre mesi passano in fretta».
I temi riguardano le sfide future di politica monetaria o le ripercussioni di grandi avvenimenti geopolitici sulle dinamiche economiche e finanziarie. Una dozzina quelli redatti in quattro anni dagli economisti UniTrento e sulle questioni più varie: dall’impatto del Covid - con cui hanno, loro malgrado, dovuto inaugurare l’attività di consulenza - alla fiammata dell’inflazione; dagli shock geopolitici a questioni più tecniche, come l’analisi sulla voce dell'inflazione che riguarda gli introiti da affitti. Una volta redatti, i rapporti vengono presentati alla Commissione. A volte vengono organizzate audizioni a Strasburgo o a Bruxelles. Poi tutta la documentazione viene resa disponibile online.
«Il ruolo di questo panel di esperti è cruciale anche per ricordare ai parlamentari europei quanto l’Unione monetaria sia un unicum - spiega Fracasso. Ha caratteristiche intrinseche estremamente peculiari. Quindi i paragoni con gli altri sistemi monetari - ad esempio quello statunitense - sono spesso fuorvianti. Così come lo sono le ricette che si vorrebbero velocemente adottare e che invece si scontrano con ostacoli specifici, come la mancanza di un vero e proprio bilancio integrato o di un sistema automatico che riequilibri le risorse tra un paese e l’altro».
«Pensiamo ad esempio alla questione del debito pubblico – incalza Fracasso. A differenza della Federal Reserve statunitense, la Bce ha un grosso problema in più da gestire: deve intervenire su un’area eterogenea in cui ogni stato ha un proprio debito pubblico su cui risponde in autonomia. Esiste quindi un problema di fondo: l’incompletezza del sistema. La Bce ha spesso dovuto supplire a questa mancanza e questa è una cosa da tenere a mente quando si lavora allo sviluppo di politiche monetarie condivise».
«Io vorrei poi avere il numero di telefono del ministro europeo dell’economia», ironizza Tamborini parafrasando Kissinger. «Nonostante le difficoltà, nella stesura di questi rapporti però ho avuto davvero l’impressione di essere in grado di orientare, con il nostro lavoro, il lavoro della Commissione parlamentare. Se non altro metterla al riparo da certi luoghi comuni, aggirare l’inerzia di giudizio che deriva dall’incompetenza o dalla mancanza di informazioni approfondite o da confronti non sostenibili. Carenze che purtroppo capita di vedere nelle arene politiche».
Il compito degli esperti è quindi alimentare una visione corretta dei processi economici e finanziari in uno scenario sempre più dominato dalla diffusione di fake news o semplificazioni eccessive. «Qualche eco di populismo si avverte, di riflesso, anche nella politica economica dei paesi europei. Forse conseguenza di una stagione di grande cambiamento e instabilità politica» ammette Bonatti. «Ma le domande e le questioni che ci sono state rivolte dagli europarlamentari erano puntuali e competenti e denotano una certa preparazione e attenzione sui temi all'ordine del giorno» rassicura Tamborini.
Sulla grande questione che resta sul tavolo gli economisti concordano: «La priorità è stabilizzare l’economia rispetto alle turbolenze, sempre più numerose e diversificate. Quelle evidenti – come le conseguenze della guerra in Ucraina, la pandemia, le difficoltà di approvvigionamenti – e quelle più difficili da prevedere. Azioni che devono necessariamente essere condotte insieme. Ma è difficile che si possa assistere a una riedizione del maxi progetto collegiale Next Generation Eu», spiega Fracasso. «La debolezza dei governi tedesco e francese non aiuta perché rende più difficile il percorso delle riforme per superare modelli socioeconomici ormai in crisi».
«In uno dei rapporti che abbiamo redatto, quello dedicato ai 25 anni dell’Euro, ci siamo occupati delle sfide future della moneta unica – racconta Tamborini. È stata un’occasione per mettere in guardia sul sovraccarico di obiettivi e di compiti che potrebbe investire la Bce nel caso in cui si materializzassero tutte le sfide, sempre più complesse, che si profilano all’orizzonte. Il processo di completamento dell’Unione richiede una revisione dei margini di autonomia degli Stati a favore della Bce, al momento unica autorità sovranazionale in ambito economico e finanziario. È chiaro che questi paletti, messi ormai 30 anni fa, sono da rivedere».