Renato Gjinaj nel laboratorio di geotecnica GtLab del Dicam

Internazionale

Da Tirana a Trento, inseguendo ciottoli e sogni

Renato Gjinaj ha partecipato all’Erasmus+ICM all’ateneo trentino per coltivare studi e desideri. Oggi è assegnista di ricerca

17 settembre 2024
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Paola Siano
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Tessere relazioni serve a disegnare il proprio futuro. Una rete di conoscenze, competenze condivise, relazioni professionali e sociali che si concretizza in occasioni di crescita e sviluppo lavorativo. Renato Gjinaj è assegnista di ricerca al Dipartimento di Ingegneria civile, meccanica e ambientale. Aveva scelto l’Università di Trento come destinazione dell’Erasmus+International Credit Mobility, convinto dalla sua dimensione internazionale e dalla spinta che qui ricevono ricerca e innovazione. Dopo aver conseguito la laurea magistrale all’Università Politecnica di Tirana, ha partecipato a un bando dell’ateneo trentino per un posto da ricercatore/ricercatrice pre-doc under 40. È stato selezionato e oggi è coinvolto in un impegnativo progetto di studi sul comportamento di opere di ingegneria geotecnica realizzate con ciottoli. A UniTrentoMag racconta la sua esperienza, insieme alla professoressa Lucia Simeoni, docente di Geotecnica al Dicam e al professor Guido Zolezzi, ordinario di Idraulica e delegato del rettore alla Cooperazione allo sviluppo.

«L’Università di Trento è rinomata per la sua competenza in particolare nei campi dell’ingegneria strutturale e della geotecnica. I dipartimenti sono leader in questi campi e offrono un patrimonio di conoscenze e competenze che sapevo sarebbe stato di grande aiuto per la mia crescita accademica e professionale», spiega Renato Gjinaj che con entusiasmo parla della sua permanenza a Trento. Colpito non solo dagli spazi e dai corsi universitari, ma anche dalla bellezza del territorio. E le occasioni per visitare zone incantevoli della regione non sono mancate, dai laghi trentini alle località altoatesine più suggestive. «Sono venuto a Trento per svolgere la tesi magistrale. Ho lavorato su un progetto che analizzava la stabilità di un pendio che interagisce con un viadotto in Valle d’Isarco. Questo mi ha permesso di entrare in contatto con le reali sfide ingegneristiche e condurre prove nel laboratorio di geotecnica GtLab del Dicam. Il periodo trascorso a Trento è stato determinante nel mio percorso di studi e professionale». A Trento il ricercatore ha avuto modo di rafforzare, con la pratica, le conoscenze teoriche acquisite a Tirana. La possibilità di partecipare al bando Erasmus+ICM per lui è stata l’occasione di vivere in un contesto accademico e sociale multiculturale. «Ho incontrato persone provenienti da diversi paesi. Questo mi ha aperto le porte a future collaborazioni e opportunità. L'Ufficio Mobilità Internazionale del Polo di Collina è stato di grande supporto durante la mia esperienza. Il personale è stato estremamente reattivo nel rispondere alle mie richieste, assistendomi in tutte le fasi, dalla preparazione dei documenti, all'assegnazione dell'alloggio, fino alla registrazione dei corsi. Grazie al loro sostegno, l'avvio della mia mobilità è stato notevolmente facilitato, e ho potuto contare su un'assistenza continua per l'intera durata del mio soggiorno.». Dopo aver completato il programma Erasmus+ICM, Renato Gjinaj è tornato in Albania dove si è laureato con il massimo dei voti in Ingegneria civile. Poi la partecipazione al bando per il progetto StIC (“Strutture ibride con ciottoli”) finanziato da Fondazione Caritro e l’aggiudicazione dell’assegno di ricerca. Per i prossimi due anni si concentrerà sullo studio del comportamento meccanico delle strutture ibride.  «Si tratta di opere per costruzioni geotecniche, come muri di sostegno o fondazioni, realizzate con una rete metallica elettrosaldata riempita con ciottoli (sassi, ndr)», spiega la professoressa Lucia Simeoni, supervisora scientifica del progetto. Uno studio condotto in collaborazione con la società cooperativa Metallurgica Ledrense, insieme alla quale due anni fa il Dicam ha brevettato un prodotto innovativo per il settore, la Ledro Steel Foundation. Una gabbia d’acciaio contenente pietre su cui posare prefabbricati leggeri, come le case di legno. «Rispetto a quella tradizionale in calcestruzzo – sottolinea la docente – questa fondazione ha grandi potenzialità in termini di sostenibilità perché è realizzata a secco e con materiali riutilizzabili. Ad esempio, può essere impiegata per costruire edifici in condizioni di emergenza, come nel caso di un terremoto». «La fondazione è realizzata con ciottoli, che costituiscono ciò che chiamiamo materiale ‘terra’ – prosegue Simeoni – e da luogo a luogo, i ciottoli possono essere di diversa natura. Quindi il comportamento meccanico della fondazione potrebbe cambiare in funzione dei ciottoli utilizzati per riempirla». Per questo devono essere eseguite prove nel Laboratorio avanzato di prove, materiali e strutture (LPMS) del Dicam. Sono prove complesse che servono al produttore per ottenere il marchio CE e immettere il prodotto sul mercato. «È un progetto di nicchia – sottolinea la professoressa – perché in geotecnica difficilmente si fanno prove su terre a grani così grossi, come i ciottoli. Infatti, ci sono pochi dati scientifici con cui confrontarsi».  Tornando all’Erasmus+ICM, è un programma di mobilità pensato per la comunità studentesca, il corpo docente e il personale tecnico amministrativo per favorire gli scambi tra le università di paesi che non fanno parte della Comunità europea. Ma come nasce la collaborazione con l’Università Politecnica di Tirana? «Prima in modo informale nel 2013 - dice Guido Zolezzi - con due gruppi di studenti di Ingegneria ambientale che hanno svolto attività sul campo per uno studio su piene, alluvioni e rischi idrogeologici in una vallata montana nel nord dell’Albania, all’interno di un corso progettuale di Laurea magistrale». Prosegue il professore: «Da allora la collaborazione tra i due atenei si è consolidata. Abbiamo attività di cooperazione internazionale con Tirana e al Dicam, da ormai 18 anni, c’è un curriculum a scelta, nella magistrale di ambiente e territorio, legato proprio alla cooperazione internazionale (unico in Italia). In Albania collaboriamo con diverse organizzazioni della società civile (osc, ndr) italiane, e proprio grazie a relazioni fra università e associazioni è nato questo rapporto di cooperazione, iniziato da Massimo Zortea, nostro docente in cooperazione allo sviluppo e già presidente del Vis, che opera in Albania da più di vent’anni». Zolezzi non ha dubbi sull’impatto positivo della mobilità proposta dal programma Erasmus+ICM su chi partecipa all’iniziativa e sull’ateneo in generale: «Per chi insegna o fa ricerca è un’occasione per confrontarsi, creare relazioni, sperimentare nuovi punti di vista e trovare partner per partecipare a progetti internazionali.  Chi studia invece ha l’opportunità di crescere e farsi conoscere. In questo modo inoltre, quando partecipa ai bandi è più facile interpretare il curriculum perché si conosce l’università di provenienza».


From Tirana to Trento, chasing cobbles and dreams
Renato Gjinaj participated in the Erasmus+ ICM programme to pursue his studies and desires. Today, he is a research fellow at UniTrento

Building a network of relationships is key to shape one's future. Connections, skills, and professional and social relationships translate into opportunities for growth and career development. Renato Gjinaj is a research fellow at the Department of Civil, Mechanical, and Environmental Engineering. He chose the University of Trento as the destination for his Erasmus+ International Credit Mobility programme, attracted by the international dimension of the University and the emphasis it places on research and innovation. After earning his master’s degree from the Polytechnic University of Tirana, he applied for an under-40 pre-doc researcher position at the University of Trento. He was selected, and today he is involved in a challenging research project on the behaviour of geotechnical engineering structures made with cobbles. In an interview with UniTrentoMag, he shares his experience alongside Lucia Simeoni, professor of Geotechnics at Dicam, and Guido Zolezzi, professor of Hydraulics and rector's delegate for Development Cooperation.

«The University of Trento is renowned for its expertise, particularly in the fields of structural and geotechnical engineering. Its departments are leaders in these fields and offer a wealth of knowledge and skills that I knew would be of great help for my academic and professional growth», explains Renato Gjinaj, who speaks enthusiastically about his time in Trento. He was impressed not only by the university facilities and courses but also by the beauty of the region. And there were plenty of opportunities to visit enchanting areas of the region, from the lakes of Trentino to the most picturesque spots in South Tyrol. «I came to Trento to work on my master’s thesis. I worked on a project that analyzed the stability of a slope interacting with a viaduct in the Isarco Valley. This allowed me to engage with real engineering challenges and conduct tests at the GtLab geotechnical laboratory at Dicam. The time I spent in Trento was crucial to my academic and professional development». In Trento, he had the chance to strengthen the theoretical knowledge he had acquired in Tirana through practice. Participating in the Erasmus+ ICM programme was an opportunity for him to experience a multicultural academic and social environment. «I met people from different countries. This opened the door to future collaborations and opportunities. The International Mobility Office of the University was incredibly supportive during my experience. The staff was extremely responsive to my requests, assisting me through all stages, from document submission and housing to course registration. They helped me get started on the right foot, and I could count on their help throughout my stay». After completing the Erasmus+ ICM programme, Renato Gjinaj returned to Albania, where he graduated in Civil Engineering with top marks. Then he was awarded a research grant within the project Hybrid Structures made of Cobbles-StIC, funded by the Caritro Foundation. For the next two years, he will study the mechanical behaviour of hybrid structures. «These structures are used for geotechnical constructions, such as retaining walls or foundations, and are made with a wire mesh filled with cobbles (stones, ed.) », explains professor Simeoni, project supervisor. The study is being conducted in collaboration with Metallurgica Ledrense, with which Dicam patented the Ledro Steel Foundation two years ago, an innovative product for the sector. It is a steel cage containing stones which is used as the foundation for lightweight prefabricated structures, such as wooden houses. «Compared to traditional concrete foundations – the professor emphasizes – these foundations have great potential in terms of sustainability because they are dry-built and made from reusable materials». «For example, they can be used to construct buildings in emergency situations, such as after an earthquake. The foundations are made with cobbles, what we call the 'ground material', that vary in shape and size. Therefore, the mechanical behaviour of the foundations can change depending on the cobbles that are used to fill it». This is why we conduct tests at the Advanced Laboratory for Testing, Materials, and Structures (LPMS) of Dicam. These are complex tests that the manufacturer must pass to obtain the CE mark and market the product. «It's a niche project –  emphasizes the professor –  because, large grains materials, like cobbles, are not often tested in geotechnics. In fact, there is very little scientific data available for comparison». As for the Erasmus+ ICM, it is a mobility programme designed for the student community, faculty, and staff to promote exchanges between universities in countries outside the European Union. But how did the collaboration with the Polytechnic University of Tirana come about? «The collaboration began almost spontaneously in 2013 – says Guido Zolezzi – with two groups of Environmental Engineering students who carried out fieldwork for a study on floods, flash floods, and hydrogeological risk in a mountain valley in northern Albania as part of a master’s workshop. Since then, the collaboration between the two universities has strengthened. We have had international cooperation activities with Tirana, and for 18 years, Dicam has offered an elective course on international cooperation in the master's degree in Environment and Territory (the only one of its kind in Italy). In Albania, we collaborate with various civil society organizations, and it is precisely through one of these relationships that this collaboration came about, with Massimo Zortea, professor of development cooperation and former president of Vis, which has been operating in Albania for over twenty years». Zolezzi has no doubt about the positive impact of the mobility opportunities provided by the Erasmus+ ICM programme on the participants and the university in general: «For those who teach or conduct research, it’s an opportunity to exchange ideas, create relationships, consider new perspectives, and find partners for international projects. For the students, it’s an opportunity to grow and give visibility to their work. Moreover, knowing the applicants' home university in selection procedures makes it easier to read their CV».