Anche quest’anno l’Università di Trento offre al personale tecnico e amministrativo la possibilità di trascorrere un periodo all’estero attraverso l’Erasmus+ Staff Training, il programma dedicato a chi vuole acquisire nuove competenze da applicare poi nel proprio lavoro. Tra le persone che negli scorsi mesi hanno scelto di cogliere questa opportunità, ci sono Alessia Magnabosco e Tatsiana Egorova dell’Ufficio Accoglienza e Servizi al Personale. Alessia e Tatsiana hanno trascorso una settimana all’Università di Oslo, in Norvegia. Alessia è stata la prima persona con una disabilità motoria dello staff del nostro Ateneo a vivere questa esperienza. UniTrentoMag ha posto loro alcune domande.
Perché avete scelto l’Università di Olso per la mobilità?
Alessia: «Un pomeriggio mi ha chiamato Tatsiana e mi ha chiesto: “Vieni in Erasmus con me?”. Prima di allora non ci avevo mai pensato, credevo che una mobilità fosse troppo complicata da gestire per una persona con disabilità motoria. Alla fine mi sono messa in discussione e ho accettato con entusiasmo la proposta di un periodo di formazione all’Università di Oslo, leader all’interno della rete Scholars at Risk, di cui mi occupo».
Tatsiana: «Ho sempre avuto la curiosità di intraprendere una mobilità internazionale, ma avevo grossi dubbi su come contattare l’ente ospitante per definire il mio progetto formativo. Inviare molte richieste alle università europee perché ti accolgano con una mobilità Erasmus staff training può funzionare, ma il supporto e l’esperienza di Ester Gallo, delegata del Rettore alla Solidarietà accademica e internazionale, ha facilitato i contatti con i referenti dell’Università di Oslo, dove abbiamo potuto approfondire il progetto Sar, che io e Alessia trattiamo da diverse prospettive. Un grazie sentito va proprio a lei».
È stato complicato organizzare il viaggio in Norvegia?
Alessia: «No, sia l’agenzia viaggi, sia la compagnia aerea sono abituate a gestire utenti in carrozzina come me. All’aeroporto di arrivo il personale è stato pronto a ricevermi, per assicurarmi il pieno supporto logistico. In Norvegia non ci sono grossi problemi di accessibilità e non serve nemmeno prenotare 48 ore in anticipo l’assistenza per salire sui treni, come avviene qui in Italia».
Tatsiana: «Ho lasciato fare tutto ad Alessia, che è più scrupolosa di me. Ho approfittato anche della sua guida fino all’aeroporto dal momento che io non ho la patente».
Di cosa vi siete occupate nel corso della settimana?
Alessia: «Mi sono occupata degli aspetti legati all’advocacy del progetto Sar, quindi promozione e strumenti rivolti alla sensibilizzazione della comunità sul tema.
L’esperienza di mobilità è stata molto piacevole, l’Università di Olso, al di là dell’affiancamento amministrativo ci ha anche dato la possibilità di partecipare a due eventi importanti: la conferenza “Woman Life Freedom” focalizzata sulla libertà, alla presenza di alcuni Premi Nobel, e la celebrazione annuale per l’attribuzione del titolo di dottore di ricerca onorario dell’università stessa ». Non capita tutti i giorni di poter accedere a questi spazi in occasione di eventi ufficiali.
Tatsiana: «Ho trattato la governance di progetto sia a livello locale che nazionale all’interno delle università e degli enti di ricerca, il recruitment e l’accoglienza. L’Università di Olso è stata fondamentale nel mettermi a disposizione un’analisi pluriennale del progetto, che ha raccolto interviste a borsisti, amministrativi e accademici.
A livello comparativo, è interessante sottolineare come in Norvegia l’80% dei fondi investiti nell’ambito di Sar siano interni agli atenei stessi, mentre in Italia la maggioranza sono fondi pubblici. Gratificante è stata inoltre la partecipazione alle due cerimonie a cui siamo state invitate».
Quali risultati avete portato a casa sia in termini professionali che personali?
Alessia: «Nel mio caso, metterei al primo posto la valenza personale di quest’esperienza. E ringrazio Tatsiana di averla condivisa con me, anche facilitandomi in alcune situazioni divertenti, come con il materasso in schiuma dell’hotel, da dove non sarei riuscita ad alzarmi senza il suo aiuto. Aggiungo che per la prima volta mi sono sentita investita del ruolo di rappresentare la mia istituzione all’estero. Nei pochi momenti liberi abbiamo colto l’occasione anche per vedere L'urlo di Munch dal vivo».
Tatsiana: «A livello professionale, un grande arricchimento dovuto alla possibilità di confrontarmi con l’eccellenza europea in termini di progetto e anche oltre, come la pratica dell’accoglienza dei nordici nell’ambito delle riunioni. Iniziano sempre con un caffè o un tè rendendo ben disposte al confronto le persone.
A livello personale, ho imparato moltissimo da Alessia. Ho visto il viaggio dalla prospettiva di una persona che si scontra con limiti strutturali che prima non coglievo. Ho capito che non tutto è prevedibile, ma che si può risolvere. E ho imparato a non avere timore di chiedere aiuto alle altre persone. Come quando ho domandato la composizione dello spiedino di balena che avevo appena mangiato».
Cosa consigliereste a chi parteciperà al prossimo bando?
Alessia: «Fatelo. Se vi sentite disorientati nell’organizzazione di una mobilità individuale, potete anche optare per le settimane organizzate, le Staff Training Week. Oltre alla destinazione ospitante avrete modo di conoscere i colleghi provenienti dalle altre università europee».
Tatsiana: «Prendetevi il tempo per identificare la destinazione migliore per voi. Chiedete consiglio al personale docente e a chi lavora con voi e condividete il progetto con i vostri responsabili. E metteteci cura: è un ottimo investimento personale».