Il settore dell’edilizia ha un grandissimo impatto sull’ambiente: secondo il 2022 Global Status Report for Buildings and Construction - una pubblicazione del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) - l’industria delle costruzioni causa il 37% delle emissioni di anidride carbonica e consuma oltre il 34% della domanda di energia a livello globale. Sono dati preoccupanti, destinati a crescere se non si inverte la rotta: le stime degli esperti parlano infatti di un raddoppio della domanda di edifici e superfici entro il 2060, soprattutto in Asia, in Africa e nei contesti urbani.
L’Unione europea si è mossa da tempo nella direzione di una svolta green del settore e ha recentemente emanato un discusso pacchetto di norme finalizzato a promuovere la ristrutturazione degli edifici esistenti (entro il 2050) e la costruzione di nuovi immobili ad alta efficienza energetica, deadline 2030. Se vogliamo raggiungere gli importanti obiettivi di decarbonizzazione indicati dall’Europa, il mondo dell’edilizia dovrà attivare nei prossimi anni uno sforzo mai visto prima, entrando in una nuova epoca, quella della sostenibilità. Sostenibilità intesa non solo come efficienza energetica degli immobili, ma come linea guida trasversale a tutte le fasi di vita di un edificio, dalla progettazione alla scelta dei materiali, dalla costruzione alla ristrutturazione. I protagonisti di questo cambiamento sono e saranno gli ingegneri edili e civili, figure professionali di alto profilo tecnico, consapevoli delle implicazioni ambientali, economiche e sociali del costruire (e ricostruire) in modo sostenibile.
“L’impatto dell’edilizia sull’ambiente non si limita solo al consumo di energia e alle emissioni di anidride carbonica” - chiarisce Nicola Tondini, professore associato di tecnica delle costruzioni presso il Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica. “Hanno serie conseguenze sull’ecosistema anche il consumo di suolo e di risorse, come acqua e materie prime. Vanno poi considerati gli effetti sull’ambiente causati dalle attività di estrazione, lavorazione e trasporto di questi materiali, che alla fine del loro ciclo di vita devono essere smaltiti come rifiuti, se non è possibile riciclarli”. Ed il trasporto può rendere molto meno green ciò che tutti consideriamo sostenibile per eccellenza, come il legno. “Il legno è un materiale particolarmente interessante dal punto di vista ambientale, perché, oltre ad essere una risorsa rinnovabile, è in grado di assorbire anidride carbonica durante il periodo di accrescimento e di stoccarla durante la fase di uso” - aggiunge Ivan Giongo, professore associato di tecnica delle costruzioni presso il medesimo Dipartimento. “Per una valutazione accurata dell’impatto sull’ambiente, bisogna però considerare l’intera gestione della filiera legno: raccolta, lavorazione, trasporto e infine smaltimento. Per tale ragione è importante promuovere la creazione di “filiere corte” anche in ambito edile. Più in generale, ogni materiale in edilizia ha un’impronta ecologica ed esistono specifiche normative che fissano i requisiti ambientali minimi, anche per acciaio e calcestruzzo”.
Facile da enunciare, il principio della sostenibilità ambientale rivela non poche complessità quando si tratta di edilizia, perché ogni fase del processo costruttivo è una potenziale causa di inquinamento. Come districarsi in questo campo così complesso e che necessita di competenze tecniche all’avanguardia, multidisciplinari?
"Esistono dei metodi, standardizzati a livello internazionale, per la quantificazione degli impatti ambientali di un prodotto, un processo o un servizio lungo il suo intero ciclo di vita. Anche se nata al di fuori del settore edile, l’analisi del ciclo di vita (spesso identificata con l’acronimo LCA, dall’inglese Life Cycle Assessment) è oggi uno strumento molto utile al fine di progettare e costruire, oppure riprogettare e quindi ristrutturare gli edifici, in modo che siano a basso impatto ambientale”, spiega Giongo, che aggiunge “La sostenibilità non riguarda solo l’impatto sull’ambiente, ma è un concetto più ampio, che include valutazioni di tipo economico e sociale. Ciò implica la consapevolezza di dover agire in modo integrato, tenendo conto di molteplici punti di vista”.
Ed è proprio la ristrutturazione uno degli strumenti più potenti per prolungare la vita utile degli edifici e ridurne l’impatto complessivo sull’ambiente. “Il recupero e l’efficientamento di edifici esistenti è già un’azione di per sé sostenibile, in quanto azzera il consumo di nuovo suolo, le emissioni e i consumi di un cantiere edile” - precisa Giongo. “L’intervento sul costruito deve rispettare il valore culturale dell’edificio, essere a basso impatto ed eseguito con il minor impiego di risorse possibili. In futuro, infatti, ci saranno nuove tecniche per intervenire in maniera più efficace e conveniente”.
Per capire quanto lavoro potrebbe esserci, basta pensare al patrimonio immobiliare italiano: secondo un report del Ministero dello Sviluppo Economico risalente al 2020, oltre il 65% degli edifici a destinazione d’uso residenziale ha più di 45 anni. Molti di questi si trovano in zone ad alto rischio sismico, dove oltre al problema delle ristrutturazioni in chiave sostenibile c’è anche l’esigenza di intervenire per rendere più sicuri edifici pubblici e case.
“I due tipi di intervento non sono in opposizione” conclude Tondini. “Anche nella soluzione di un problema tecnico legato all’adeguamento sismico c’è sostenibilità ambientale. E non solo. Grazie alla ricerca nel campo dell’ingegneria strutturale e sismica, siamo oggi in grado di progettare strutture e soluzioni tecniche sicure, eco-sostenibili e in grado di garantire un esiguo impatto socio-economico in caso di terremoto. Così tutti ne beneficiano: le persone, l’economia e l’ambiente”.