C’è acqua e acqua. L'intuizione che ogni fonte abbia delle caratteristiche specifiche è molto antica. Così come la pratica termale. La scienza, però, non è ancora riuscita a spiegare in che modo l’acqua interagisca con l’organismo umano e da quali fattori dipendano i suoi effetti benefici su alcune malattie e sulla salute in generale. Un impulso per avanzare nella conoscenza in questo campo del sapere, dove ambiente e medicina convergono, arriva ora da uno dei primi studi al mondo dedicati al microbioma delle acque di sorgenti ovvero ai batteri che le popolano. È stato coordinato da Olivier Jousson, professore del Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata e direttore del Centro interdipartimentale di Scienze mediche dell’Università di Trento.
Una ricerca approfondita della composizione e delle dinamiche del microbioma di acque sotterranee. Lo studio si è concentrato su 38 sorgenti del Trentino. Nel dettaglio, sono state analizzate le acque degli stabilimenti termali di Comano, Levico (che ha ben sette fonti diverse), Val Rendena (Caderzone), Dolomia (Pozza di Fassa), Rabbi e Pejo. Quindi le acque minerali da imbottigliamento Surgiva, Pejo, Levico e Cedea. Le altre sorgenti prese in esame sono acque potabili delle stesse zone.
L’Università di Trento ha collaborato con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss) e l’Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (Appa), International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology di Trieste e l’Istituto Giovanni Battista Mattei per la ricerca in idrologia medica e medicina termale di Stenico (Trento) e ha avuto il sostegno della Provincia autonoma di Trento. I risultati sono anche stati pubblicati dalla rivista scientifica Frontiers in Microbiology.
È un lavoro che si distingue da molti altri per durata e tipo di analisi. «È uno dei primi studi al mondo per livello di approfondimento del microbioma delle sorgenti d’acqua» precisa subito Jousson.
Per due anni consecutivi, infatti, il team di ricerca dell’Università di Trento, con approccio di sequenziamento di nuova generazione (Next Generation Sequencing) e tecniche computazionali, ha ottenuto informazioni dettagliate sulla composizione del microbioma delle acque. Gli studi microbiologici sono stati integrati con le misurazioni fisico-chimiche effettuate dal Settore Laboratorio dell’Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente e ciò è servito a evidenziare alcune dinamiche che influenzano le comunità microbiche.
Dallo studio emergono alcune novità. Ad esempio si è scoperto come l’acqua abbia un microbioma molto vario in primavera. Ciò accade per effetto dello scioglimento dei ghiacci. L’acqua, che filtra attraverso terreno e detriti, mostra una presenza di batteri ricca e variegata.
Con sorpresa si è visto, invece, che non c’è alcuna correlazione della varietà del microbioma con la temperatura dell’acqua e con il grado di acidità (pH). Sono risultati essere dei fattori ininfluenti.
Un nesso evidente si è osservato piuttosto tra la presenza di alcuni elementi nell’acqua e il suo microbioma. Da questo punto di vista, nel grafico che illustra i dati, si va dalle acque ricche di calcio che presentano una varietà di batteri molto limitata all’opposto, ad acque con alta concentrazione di nitrati che mostrano un microbioma ricco.
Dallo studio si colgono anche una serie di apparentamenti ovvero di possibilità di raggruppare le sorgenti in famiglie.
Infatti, le acque minerali da imbottigliamento e quelle potabili delle stesse zone sono molto simili tra loro, sia per le caratteristiche fisico-chimiche sia per quelle microbiologiche. Mentre le acque termali sono molto diverse sia tra di loro sia dalle famiglie delle minerali e delle potabili.
Tra le curiosità c’è il caso delle terme di Rabbi e di quelle di Pejo, simili tra loro, ma che si differenziano da tutte le altre, anche dalle altre sorgenti termali. Un’altra particolarità sono le terme di Levico che presentano ben sette fonti con pochi tratti comuni tra loro. Un approfondimento a parte meritano le acque iperacide di Vetriolo con caratteristiche del microbioma talmente diverse da tutte le altre da richiedere di essere trattate a parte.
«Il nostro studio costituisce un esempio di monitoraggio delle sorgenti d'acqua integrato con la composizione della comunità microbica su scala regionale e fornisce informazioni che potrebbero essere utili nelle politiche di gestione delle acque in Trentino, ma anche nella prospettiva di migliorare le conoscenze sui benefici dell’acqua per la salute e la cura di specifiche malattie. Il cammino è ancora lungo, ma i risultati di questa ricerca sono una buona base di partenza» commenta Jousson.