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Ricerca

Sulle tracce delle baby abilità

Due laboratori del CIMeC studiano a Rovereto le capacità cognitive dalla nascita ai primi anni di vita

22 dicembre 2022
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di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Da sempre, le neuroscienze e la psicologia si domandano se per la formazione della mente e del cervello – intendendo la prima come l’insieme di pensiero, affettività e comportamento e il secondo come mero organo – sia più importante la predisposizione genetica o l'esperienza vissuta. La risposta non è semplice. È evidente che il cervello umano matura col tempo fino a raggiungere la struttura definitiva attorno ai vent’anni. Eppure, è stato dimostrato che alcune competenze cognitive precoci sono presenti sin dalla nascita.

Di questi temi si occupano a Rovereto due laboratori del Centro Interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento, il BabyLab installato a Palazzo Fedrigotti e la Neonatal Neuroimaging Unit presso il reparto Maternità dell’ospedale Santa Maria del Carmine. Marco Buiatti è il responsabile tecnico dei due laboratori.

Dottor Buiatti, una domanda a bruciapelo, si nasce intelligenti o si diventa intelligenti?

«Entrambe le cose. Per una formazione sana, è indispensabile che il cervello si formi correttamente, che abbia cioè tutte le strutture necessarie a percepire il mondo e a interagire con esso. Altrettanto importante, però, è ricevere gli stimoli adeguati fin dalle primissime fasi dello sviluppo. Il cervello si forma infatti come un organo predisposto ad apprendere, che deve però essere poi messo nelle condizioni di farlo».

Parliamo del BabyLab e della Neonatal Neuroimaging Unit: cosa fanno?

«Sono laboratori del CIMeC che studiano le funzioni percettive e cognitive primitive e le loro basi neurali. La Neonatal Neuroimaging Unit è nata nel 2014 e già l’anno successivo ha installato all’ospedale di Rovereto un sistema di elettroencefalografia per studiare il cervello di neonati e neonate nei primi 3 giorni di vita. Grazie alla grande collaborazione del Santa Maria del Carmine, abbiamo potuto allestire il nostro micro-laboratorio direttamente nel reparto di maternità. Il BabyLab si trova invece a Palazzo Fedrigotti, negli spazi del CIMeC. Studia bambini e bambine da zero a due anni. Il laboratorio è stato attivo fino al 2017 e sta ripartendo ora dopo alcuni anni di pausa. Lì, studiamo le basi neurali delle prime tappe dello sviluppo, e in particolare i precursori della cognizione sociale, del linguaggio, della cognizione numerica e dell’orientamento spaziale».

Quali risultati hanno avuto finora gli studi? Quali sono le competenze innate di neonati e neonate?

«Se consideriamo le informazioni che riguardano il canale uditivo, sappiamo da studi precedenti che già neonati prematuri hanno un principio di cognizione uditiva. C’è invece un grande dibattito sulla percezione visiva, in particolare quella dei volti, che alcune ricerche considerano una competenza innata, altre una capacità appresa. I nostri studi vanno nella prima direzione, e indicano una specializzazione neurale precocissima per la percezione di volti, che si mantiene durante tutto il corso della vita, e che potrebbe costituire il punto di partenza del nostro essere una specie fortemente sociale».

Per quanto riguarda invece la capacità di contare?

«Dagli studi che stiamo conducendo – che coinvolgono bambine e bambini nei primi 3 giorni di vita – emerge una predisposizione molto forte a distinguere insiemi sulla base del loro numero di elementi. Questo però non ci stupisce, perché lo stesso dato si ritrova in studi su altre specie di animali. Non si tratta, in realtà, della capacità vera e propria di contare, ma piuttosto di un senso approssimativo della quantità».

Come si svolgono queste ricerche?

«Tipicamente, i bambini stanno in braccio alla mamma o al papà, oppure a un ricercatore o a una ricercatrice. Davanti a loro viene posto uno schermo con immagini molto semplici. Il contesto è molto tranquillo e la situazione di assoluto comfort. Ci tengo anche a dire che i dispositivi per l’elettroencefalogramma sono differenti da quelli tradizionali e sono studiati appositamente per i più piccoli. Ad esempio, per facilitare la conduzione elettrica usiamo spugnette morbide imbevute con soluzione fisiologica».

Quali sono gli enti coinvolti nelle vostre ricerche?

«Prima di tutto, l’ospedale Santa Maria del Carmine, che ospita la Neonatal Neuroimaging Unit. Abbiamo un ottimo rapporto sia con il reparto di pediatria, diretto dal dottor Ugo Pradal, sia con il reparto di ostetricia e ginecologia, diretto dal dottor Fabrizio Taddei.
Per quanto riguarda il BabyLab, abbiamo attivato da poco una collaborazione tra gruppi che a Rovereto fanno ricerca sul neurosviluppo. Il progetto coinvolge sia due centri dell’Università di Trento, CIMeC e Dipsco, sia uno dell’Istituto Italiano di Tecnologia, il CNCS. Con loro abbiamo creato il gruppo CReSCo - Collaborazione di Ricerca sullo Sviluppo neurocognitivo, per presentarci insieme sul territorio con l’obiettivo di coinvolgere più famiglie possibili nei nostri studi».

A proposito di questo, come è stata la risposta da parte della cittadinanza?

«Il reclutamento non è semplice. È difficile far capire a una mamma che ha appena partorito l’importanza di queste ricerche. Per questo portiamo avanti campagne di sensibilizzazione sia all’interno dell’ospedale, sia offrendo seminari aperti alla popolazione per spiegare le nostre ricerche e il loro potenziale impatto in campo medico (ad esempio, CIMeC Città – alla scoperta della mente). La maggior parte delle persone però ancora non ci conosce e spesso quando si parla di ricerche che coinvolgono bambini e bambine le famiglie possono essere diffidenti. Più disponibile si dimostra chi è già sensibile a questi temi, per esempio chi ha figli o conoscenti con problematiche del neurosviluppo».

Chi fa parte del BabyLab e della Neonatal Neuroimaging Unit?

«Il dottor Eugenio Parise, neuroscienziato cognitivo e ricercatore, è il responsabile scientifico dei due laboratori. Attualmente stanno compiendo studi presso questi laboratori altri ricercatori del CIMeC come Giorgio Vallortigara, Manuela Piazza e Roberto Bottini».