La collaborazione con Fib permetterà al Centro interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento di acquisire dati comportamentali e neuropsicologici per studiare la manualità di atlete e atleti. Le ricerche si concentreranno su fattori come la dominanza oculare, l'età, il sesso e la classe di gioco. L’obiettivo è migliorare i gesti tecnici di chi pratica questo sport. Ne abbiamo parlato con Elisa Frasnelli, referente del progetto e ricercatrice del Cimec.
Dottoressa Frasnelli, qual è l'obiettivo della ricerca? Quali dati verranno raccolti?
«Tim Simon e io, in collaborazione con Fib, intendiamo studiare come l’uso di una mano rispetto all’altra influenzi il gioco delle bocce a analizzare le potenziali differenze di prestazione tra giocatori mancini e destrorsi. Abbiamo già analizzato l'utilizzo della mano in altri sport, come il lancio del giavellotto e del disco, il tiro a segno, le freccette, il bowling, il tiro con la pistola e il curling. Nella maggior parte dei casi, abbiamo riscontrato che gli atleti mancini sono di numero inferiore e ciò potrebbe suggerire uno svantaggio nelle prestazioni. In collaborazione con la Fib, vogliamo indagare se il mancinismo è sottorappresentato anche nelle bocce per poi indagare i potenziali meccanismi alla base di eventuali differenze di prestazione tra mancini e destri».
Come si svolgerà in concreto la ricerca?
«Nella prima fase, verrà distribuito un questionario ai membri della Fib, con domande generali sul sesso e sull'età, sull'utilizzo della mano e sulla divisione o campionato in cui giocano a bocce. Se troveremo una sottorappresentazione dei mancini simile a quella di altre discipline, procederemo ad analizzare la lateralità manuale e cerebrale, approfondendo le differenze di prestazione tra chi gioca usando una mano o l’altra. Misureremo quindi l’attività cerebrale in specifici compiti di cognizione visuo-spaziale utilizzando una tecnologia di neuroimmagine, oppure valutando i movimenti motori fini – cioè quelli più piccoli e precisi – e le capacità di mira della mano che lancia le bocce. Valuteremo anche le capacità di coordinazione occhio-mano».
Che cosa si intende per lateralità manuale e cerebrale?
«Per lateralità manuale si intende la preferenza per l'uso di una mano rispetto all'altra per svolgere determinati compiti. Questa caratteristica è comunemente nota come handedness. I destrimani o i mancini preferiscono usare la mano dominante per compiti come scrivere, mangiare o tirare una palla da bocce. La lateralizzazione cerebrale si riferisce alle differenze funzionali e alle specializzazioni tra il lato destro e quello sinistro del cervello. La lateralità manuale e quella cerebrale sono collegate in quanto i movimenti della mano dominante – destra o sinistra – comportano schemi di attività relativamente più elevati nell'emisfero controlaterale: in altre parole, l'emisfero sinistro controlla i movimenti della parte destra del corpo e viceversa».
Come i risultati della ricerca potrebbero contribuire a migliorare i gesti tecnici degli atleti?
«Nel caso riuscissimo a dimostrare che l'utilizzo di una mano rispetto all'altra influenza le prestazioni dei giocatori di bocce e che le differenze di prestazioni tra mancini e destrimani sono legate, ad esempio, alle abilità visuo-spaziali o ai movimenti motori fini della mano, i risultati della ricerca potrebbero aiutare a sviluppare allenamenti specifici per migliorare determinate abilità. In questo modo si potrebbero compensare le potenziali differenze di prestazione tra atleti mancini e destrorsi e parificare le capacità agonistiche».
La partnership tra Cimec e Federazione italiana Bocce è realizzata nell'ambito del Prin - Progetto di rilevante interesse nazionale - “Laterality distribution across the two sexes (Ladisex): comparative data for theoretical models”, finanziato dall'Unione europea all'interno del programma Next Generation Eu, in collaborazione con l'Università degli Studi di Bari - Aldo Moro e con l'Università degli Studi Gabriele d’Annunzio - Chieti-Pescara.