Vecchie e nuove emozioni a Inside Out 2. Immagine da Adobe Stock

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Tu chiamale, se vuoi, emozioni

Laura Franchin del Dipsco commenta con UniTrentoMag il secondo capitolo del film Inside Out

22 luglio 2024
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di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Dopo aver indagato le emozioni dell’infanzia – gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto – il secondo capitolo del film Disney/Pixar approfondisce quelle dell’adolescenza – ansia, invidia, imbarazzo, noia, persino la nostalgia. Riley, di qualche anno più grande rispetto a come l’avevamo lasciata, si trova a sperimentare nuove sensazioni e a cercare di costruire un proprio "senso di sé". Le emozioni però possono entrare in conflitto tra loro, con esiti a volte catastrofici. Ne parliamo con Laura Franchin, docente di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell'educazione al Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento.

Professoressa Franchin, il film presenta due generazioni di emozioni, quelle che accompagnano Riley fin dall’infanzia e quelle che emergono con l’adolescenza. È davvero così, ci sono emozioni che arrivano prima e altre dopo?

«In letteratura ci sono varie teorie sulle emozioni. Le due che si confrontano maggiormente rispetto allo sviluppo emotivo sono quelle della differenziazione e quella differenziale. Quella della differenziazione, che ha Alan Sroufe tra i maggiori esponenti, ipotizza che nel neonato ci sia uno stato indifferenziato di benessere o sconforto che va poi con il tempo ad articolarsi con lo sviluppo cognitivo. Nella teoria "differenziale", invece, Izard sostiene che il bambino nasca con un set di emozioni primarie già distinte. Lo sviluppo cognitivo successivo facilita il controllo e la regolazione di queste emozioni e può cambiare il significato che viene loro attribuito. Rispetto al film Disney, mi trovo però d’accordo con un altro grande psicologo delle emozioni, Paul Ekman, quando scrive che è fuorviante presentare il passaggio alla pubertà come una squadra di demolizione che abbatte le strutture emotive presenti nell’infanzia. È vero però che nell’adolescenza aumentano la complessità e l’interazione delle emozioni, fino a provare anche delle mixed emotions tipiche della vita adulta. L’adolescenza di Riley aggiunge insomma degli strati di complessità al suo sviluppo emotivo».

Ci sono quindi emozioni legate alle varie fasi della vita e in particolare all’adolescenza?

«Sicuramente. La nostalgia, che in questo secondo capitolo di Inside Out fa la sua comparsa, è un’emozione che emerge solitamente tardi. Restando alle emozioni che compaiono in questo film, l’invidia è sicuramente tipica dell’adolescenza, perché contribuisce allo sviluppo del senso di sé, cioè a capire quali sono le caratteristiche degli altri che a noi sembrano più desiderabili; ma anche l’imbarazzo, la vergogna, emozione fondamentale nello sviluppo della propria moralità; o la noia – l’Ennui di Inside Out 2 – condizione tipica dell’adolescenza».

In Inside Out 2 le emozioni di Riley lavorano per creare il "senso di sé”. Nella realtà, cosa definisce la nostra personalità?

«Una pluralità di elementi. Le emozioni, e più in generale, tutto il nostro sistema cognitivo. Nell’ottica dei sistemi dinamici, l’individuo può essere visto come un insieme di sottosistemi in stretta relazione tra loro. Gli aspetti emotivi, affettivi, cognitivi, ma anche quelli sociali e culturali – quindi l’ambiente – sono in stretta connessione e concorrono a determinare la personalità di un individuo. Pensiamo alla vergogna: le violazioni morali sono spesso determinate dal proprio contesto sociale. Quella che è una trasgressione qui può non esserlo altrove».

Cosa sono i domini e come le emozioni interagiscono con questi ambiti?

«L’individuo è caratterizzato da tante componenti che possiamo chiamare "domini". Il linguaggio, l’attenzione, la memoria, le emozioni sono solo alcuni esempi: tutte queste componenti si sviluppano in relazione l’una con l’altra e si influenzano reciprocamente. Studiare queste relazioni è una grande sfida per chi fa ricerca in questo ambito. Alcune interazioni significative che sto approfondendo nelle mie ricerche nell’ambito della psicologia dello sviluppo sono, ad esempio, il modo in cui lo sviluppo emotivo interagisce con quello morale, oppure il rapporto tra emozioni e apprendimento, o il rapporto tra emozioni e creatività».

Alla fine del film, Riley sperimenta un attacco di panico indotto dall'ansia. Quando questa emozione è sana e quando diventa patologica?

«L’ansia è una reazione che in ambito accademico – e non solo – troviamo spesso, ad esempio, in chi deve sostenere un esame. L’ansia è funzionale quando ci prepariamo per un compito, perché aiuta ad aumentare il nostro arousal, cioè il nostro livello di attivazione fisiologica, e quindi aumenta la concentrazione, l’attenzione, la memoria, e in questo modo ci permette di ottenere performance migliori. Se il livello di arousal sale troppo, diventa però disfunzionale, portando addirittura alla manifestazione di sintomi somatici e attacchi di panico, e terminando con delle limitazioni, bassi livelli di performance e il mancato raggiungimento degli obiettivi. In alcuni casi, soprattutto quando la situazione si cronicizza, si può parlare di una vera e propria patologia».