Raccontare la scienza attraverso l’arte, renderla accessibile attraverso un medium popolare e immediato come l’illustrazione. È quello che fa Marzia Munafò, ricercatrice in epigenetica all'European Molecular Biology Lab (Embl) di Roma, ma anche illustratrice scientifica con lavori pubblicati da alcune delle principali riviste scientifiche internazionali. Munafò sarà ospite venerdì 15 novembre a Povo di un incontro organizzato dal Dipartimento di Biologia molecolare, computazionale e integrata.
Qual è il suo percorso accademico?
«Ho conseguito la laurea in Biologia e la laurea magistrale in Genetica e Biologia molecolare all'Università La Sapienza di Roma. Mi sono laureata nel 2015 con una tesi magistrale sugli RNA lunghi non codificanti nello sviluppo neuronale. Successivamente, ho lavorato come assistente di ricerca all'ospedale pediatrico di Boston, dove ho studiato i meccanismi molecolari del decadimento dell'RNA nelle cellule staminali embrionali. Nel 2016, mi sono spostata a Cambridge per un dottorato di ricerca. Lì, ho potuto approfondire i meccanismi di silenziamento dei trasposoni mediati da RNA. Da settembre 2020, sono ricercatrice post-doc all'Embl di Roma, dove studio l'epigenetica degli ovociti di topo».
Quando si è avvicinata invece all'illustrazione?
«Se da bambina mi avessero chiesto cosa avrei voluto fare da grande, non avrei sicuramente pensato “la scienziata”, ma avrei risposto “la fumettista”, o comunque qualcosa che avesse a che fare col disegno, magari l’autrice di scenografie o costumi per film fantasy. La possibilità di coniugare questa passione per il disegno con quella per la ricerca si è presentata un po’ per caso durante il dottorato. Cercavo uno sfogo creativo fuori dal laboratorio ed è stato quasi naturale affidarmi a una passione che coltivavo fin da bambina. Ho quindi iniziato a fare i primi lavori, all’inizio schemi e disegni per me stessa o per i colleghi: molte persone che si occupano di ricerca detestano occuparsi dei contenuti grafici dei paper, per me invece era un piacere. Nel giro di qualche anno quello che era un hobby era diventato una sorta di secondo lavoro».
Che tipo di illustrazioni realizza?
«Ultimamente mi sto concentrando quasi esclusivamente sulle copertine per le riviste scientifiche e sulle illustrazioni più creative. Ho dovuto un po’ mettere da parte i graphical abstract e figure più tecniche principalmente per una questione di tempo, perché il mio lavoro principale rimane comunque il postdoc. Le illustrazioni creative sono però anche i contenuti che mi danno più soddisfazione, quindi ho preferito dar loro la priorità».
Quali sono le peculiarità dell'illustrazione scientifica?
«L’illustrazione scientifica deve essere accattivante, ma al contempo accurata nella rappresentazione del progetto di ricerca. Per raggiungere questo risultato, cerco sempre di utilizzare metafore che siano visivamente coinvolgenti ma anche scientificamente solide ed accurate e che quindi possano incuriosire sia chi si occupa di scienza per lavoro, sia chi si approccia a questi temi per curiosità. Mi è capitato di occuparmi anche di argomenti piuttosto ostici, ad esempio studi sulla crescita delle cellule tumorali, per i quali cerco sempre di utilizzare immagini soft o comunque non disturbanti, in modo da raccontare la ricerca scientifica senza suscitare sentimenti negativi nello spettatore».
Come nasce l'idea per un'illustrazione?
«Può nascere in modi diversi. Spesso, chi mi contatta ha già un’idea di come vorrebbe veder rappresentata la propria ricerca. Altre volte no. Comincia comunque sempre tutto con una chiacchierata in cui la persona titolare della ricerca mi spiega a grandi linee qual è l'argomento della pubblicazione, qual è la scoperta. Per me è importante ricevere la giusta quantità di informazioni: non poche, ma nemmeno troppe. Cerco infatti sempre di astrarmi un po’ rispetto a quello che mi viene raccontato, in modo da riuscire a trovare una metafora che non riuscirei a individuare se dovessi concentrarmi sui dettagli. Il fatto di avere una formazione scientifica mi permette di afferrare con più facilità i concetti su cui poi devo lavorare e rende la comunicazione con gli autori dello studio molto più fluida».
Quali riviste scientifiche hanno ospitato le sue illustrazioni?
«Ho fatto illustrazioni per Cell, Embo Journal, eLife e per Nature Immunology».
Se le chiedessero di scegliere tra ricerca e illustrazione?
«Per il momento sono abbastanza sicura di voler fare la scienziata. Tuttora, ho l'entusiasmo e la voglia di continuare a fare ricerca e proseguire il percorso intrapreso col dottorato e il postdoc. Non voglio però nemmeno abbandonare la passione per l’illustrazione perché è una cosa che mi piace fare e che mi ha portata ad imparare tante cose nuove e ad avere tanti contatti scientifici. È anche un modo diverso di vivere la scienza e di comunicarla, che arricchisce il mio lavoro di ricercatrice. Questo perché l’illustrazione, e l’arte in generale, dà uno sguardo più fresco e anche un po' più creativo sulla ricerca scientifica. Aggiungo che lavorare come illustratrice per me è una grande fonte di divertimento e di soddisfazione. Soprattutto di soddisfazione a breve termine, cosa che non esiste nel mondo della scienza. Chi si occupa di ricerca spesso lavora su progetti che durano anni, dove la soddisfazione arriva alla fine di un percorso lungo e spesso difficoltoso. Con le illustrazioni ho la possibilità di lavorare su progetti più brevi, che mi insegnano qualcosa e che mi danno la soddisfazione di aver aiutato qualcuno a comunicare la propria scoperta»