UniTrento in primo piano nel panorama della ricerca musicale digitale grazie al progetto europeo Musmet - Musical Metaverse made in Europe. L’iniziativa ha come scopo quello di trasformare radicalmente il modo in cui la musica viene creata, condivisa e vissuta, sfruttando le nuove potenzialità offerte dal metaverso musicale. Grazie a questo progetto si potranno esplorare nuove modalità di produzione e fruizione musicale in ambienti immersivi. A illustrare gli obiettivi e le sfide di questo lavoro è Luca Turchet, professore di Sistemi di elaborazione delle informazioni al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’informazione e coordinatore dell’iniziativa.
È il 1992 quando Neal Stephenson, nel suo romanzo Cyber Crash, introduce per la prima volta il termine "metaverso". La parola entra definitivamente nel linguaggio comune nel 2021, quando Mark Zuckerberg la adotta per rinominare la celebre azienda che controlla piattaforme come Facebook, WhatsApp e Instagram. Ma quanti di noi sarebbero davvero in grado di darne una definizione? «Il metaverso riguarda le interazioni in tempo reale tra persone distribuite in diverse aree geografiche, coinvolte in spazi collaborativi immersivi, che possono essere di realtà puramente virtuale o mista», racconta Turchet, ingegnere informatico con esperienza di musicista professionista, tre diplomi al Conservatorio, studioso di sound design, interessato alle dinamiche di interazione uomo-macchina e ai sistemi interattivi multisensoriali. Prosegue: «Il paradigma del metaverso musicale si inserisce in questo contesto, ma declinato nel dominio delle attività musicali, come la composizione, l'esecuzione, l’insegnamento e le prove».
La grande sfida del progetto Musmet è gettare le basi per un cambiamento di paradigma nel modo in cui la musica viene eseguita e vissuta: «Il nostro obiettivo è sperimentare e, al tempo stesso, divertirci con la musica in questi ambienti immersivi e multisensoriali. Vogliamo ridefinire il rapporto tra musicista e contenuto musicale, tra i musicisti stessi, tra il musicista e il pubblico, e persino tra gli spettatori dei concerti. Grazie a questi nuovi spazi immersivi, possiamo immaginare e creare esperienze senza precedenti, sfruttando le loro potenzialità per dare vita a forme artistiche innovative. Con un pizzico di fantasia, possiamo generare emozioni intense, non solo per il pubblico, ma anche per i musicisti stessi. L’obiettivo è sviluppare nuovi tipi di musica e formati artistici che possano esistere esclusivamente in questi ambienti, aprendo scenari inediti per la creatività e l'espressione musicale». L’approccio è rivoluzionario, non solo per le tecnologie impiegate, ma anche per l’attenzione che viene posta nei confronti dei fruitori di questi sistemi. «Per noi, lo sviluppo tecnologico parte dai bisogni degli utenti. Comprendere le loro problematiche, i loro desideri e le loro aspettative è fondamentale. Solo dopo questa fase di ascolto e analisi progettiamo e implementiamo le tecnologie. Successivamente valutiamo le soluzioni direttamente sul campo, coinvolgendo musicisti e spettatori, per assicurarci che esse rispondano realmente alle loro esigenze e offrano un'esperienza significativa e coinvolgente» continua Turchet.
Nonostante il progetto sia attivo solo da un mese il lavoro è già nel pieno della sperimentazione: «Come dimostra un video presente sul nostro sito, abbiamo realizzato un concerto sperimentale nel nostro laboratorio. Sono stati connessi strumenti musicali tradizionali, tra i quali batteria, tastiera e chitarra elettrica, potenziati con tecnologie di intelligenza artificiale, e i visori di realtà mista indossati dagli spettatori. Durante l’esibizione, i musicisti hanno suonato strumenti dotati di piccoli computer in grado di analizzare in tempo reale il segnale musicale. Quando vengono rilevate specifiche informazioni predefinite, come una determinata sequenza melodica, il sistema invia in modalità wireless un segnale ai visori, attivando elementi visivi virtuali che arricchiscono l’esperienza del pubblico. Oltre alla componente visiva, abbiamo integrato dispositivi tattili, come gilet dotati di attuatori, per offrire un’esperienza multisensoriale coinvolgente, che combina udito, vista e tatto in un’immersione completa». Per rendere tutto questo possibile, il progetto Musmet coinvolge 15 partner provenienti da otto paesi dell’Unione Europea più la Svizzera. L’approccio, di stampo fortemente interdisciplinare, combina l’esperienza di esperti nel campo dell’ingegneria, delle scienze cognitive, e ovviamente del settore musicale. La collaborazione tra queste eccellenze aspira a cambiare radicalmente il modo in cui vengono progettate le interfacce e i sistemi musicali.
«Il progetto è senza dubbio molto ambizioso, ma la storia ci insegna che i musicisti, soprattutto i compositori, sono spesso stati pionieri dell’innovazione e di nuove idee artistiche, anche quando inizialmente non venivano comprese o apprezzate – riflette il docente e conclude - questo sta accadendo con l’intelligenza artificiale e sono sicuro accadrà anche con il metaverso musicale. È solo questione di tempo. Tuttavia gli effetti di tali sistemi sulle persone coinvolte in attività musicali non sono ancora noti, ed è di fondamentale importanza adottare una progettazione basata su solidi principi etici in modo che l’impatto sulla società sia effettivamente positivo».