Riciclare correttamente i rifiuti è spesso percepito come un compito noioso o scomodo. E se bastasse un semplice simbolo per spingere le persone a fare la scelta giusta? Il nudging, una strategia delle scienze comportamentali, dimostra come piccoli accorgimenti visivi possano influenzare le decisioni quotidiane, rendendo il riciclo più intuitivo ed efficace. Un recente studio del Laboratorio di Neuroscienze del Consumatore (NClab) del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento ha testato l'efficacia di immagini e simboli sul comportamento dei consumatori, rivelando come un dettaglio apparentemente insignificante possa fare la differenza nella tutela dell’ambiente.
Lo smaltimento dei rifiuti è diventato un problema di cruciale importanza. Lo dimostra il fatto che in Europa gli imballaggi rappresentino il 59% di tutti i rifiuti plastici prodotti in termini di peso. Una soluzione a questa emergenza risiede nel nudging, una disciplina delle scienze del comportamento che potrebbe rivelarsi cruciale in questo e in molti altri contesti. Attraverso specifiche tecniche, il nudging orienta le decisioni delle persone verso scelte più sostenibili, senza imporre obblighi e garantendo comunque la libertà di scelta. «Un esempio è l'esperimento di Barcellona: un semplice cestino posizionato lungo una via, ma con una particolarità. Sul pavimento sono stati disegnati semicerchi simili a quelli di un campo da basket, trasformando il cestino in un canestro. Questo lo rende più di un semplice contenitore per i rifiuti: diventa un'opportunità per mettersi alla prova, divertirsi e sentirsi bravi a "fare canestro". Il risultato? Grazie a questo piccolo accorgimento, le persone riciclano di più e meglio» racconta Nicolao Bonini, professore di Psicologia del consumatore e delle decisioni economiche all’Università di Trento.
Bonini è anche uno degli autori di un recente studio sulle tecniche di smaltimento dei rifiuti solidi pubblicata sulla prestigiosa rivista Journal of Environmental Psychology. Il paper nasce dalla collaborazione tra il Dipartimento di Economia dell’Università di Trento e il Dipartimento di Scienze umane dell’Università di Verona. «Abbiamo condotto tre esperimenti distinti – racconta - nei primi due, abbiamo mostrato ai partecipanti immagini che rappresentavano paesaggi naturali incontaminati oppure semplici forme geometriche. Successivamente, è stato offerto loro un piccolo omaggio: un biscotto e un succo di frutta. L’obiettivo era quello di osservare il loro comportamento nella fase di smaltimento dei rifiuti: volevamo capire quanti avrebbero scelto la via più facile, ma scorretta, gettando tutto nel cestino più vicino, e quanti invece si sarebbero impegnati a differenziare correttamente i rifiuti, portando il bicchiere nel contenitore per la plastica e il tovagliolo in quello per la carta, anche se questo comportava percorrere una certa distanza» spiega Bonini. «Nel terzo esperimento, invece, il bicchiere e il tovagliolo erano contrassegnati dal simbolo del riciclo, il logo di Möbius. Ai partecipanti venivano presentate come nei casi precedenti alcune immagini, per poi osservare il loro comportamento una volta consumati lo snack e la bevanda».
I risultati della ricerca hanno dimostrato quanto le tecniche di nudging possano essere efficaci. Il 96% dei partecipanti ai quali era stato dato il bicchiere con il simbolo del riciclo ha smaltito correttamente i rifiuti, a fronte del 50% delle persone che hanno partecipato agli esperimenti precedenti. «I dati dimostrano quanto i simboli abbiano un impatto significativo, persino più forte rispetto alle immagini dei paesaggi naturali mostrate ai partecipanti. Un'applicazione pratica potrebbe riguardare il settore del catering o delle mense pubbliche, contesti in cui le persone tendono a scegliere la soluzione più comoda, ovvero gettare tutto nel primo cestino disponibile, anziché impegnarsi a smaltire correttamente i rifiuti» spiega Bonini.
La scelta del simbolo, però, non è casuale: «Deve essere chiaro, immediatamente riconoscibile e capace di evocare concetti legati alla natura e alla sostenibilità. Idealmente, dovrebbe anche avere una componente emotiva, in modo da generare un impatto più profondo sulle persone e influenzare il loro comportamento in modo spontaneo».
Sebbene ancora nelle fasi preliminari, la ricerca evidenzia il potenziale del nudging, soprattutto in contesti in cui la sensibilità ambientale è ancora poco sviluppata. «Invece di affidarsi a misure punitive, come le multe, o a iniziative dispendiose, come programmi scolastici e campagne di sensibilizzazione, si potrebbe agire direttamente sul packaging e sulla grafica dei contenitori. Questo approccio permetterebbe di influenzare il comportamento delle persone in modo naturale ed efficace, con un impatto positivo e costi minimi».