Prevedere, con il semplice utilizzo di uno smartphone, la stima della resa di un vigneto in modo preciso e puntuale. È l’obiettivo di Resasmart, tra i quattro progetti dell’Università di Trento che beneficeranno del contributo della Fondazione per la valorizzazione della ricerca trentina destinato a sostenere iniziative di ricerca al servizio dell’agricoltura e della produzione di alimenti. Ne parliamo con Michele Faralli, professore di viticoltura al Centro Agricoltura Alimenti Ambiente (C3A) dell’Università di Trento e responsabile del progetto.
L’antica arte vinicola, fatta di passione, tradizioni, attenzione per i dettagli e conoscenza del territorio, si lega sempre di più alla tecnologia. Lo fa creando un dialogo tra competenze e saperi di ieri e di oggi, ma anche tra le strumentazioni moderne e innovative che, insieme alle mani sapienti ed esperte di chi lavora tra le viti, si prendono cura di filari e vigneti. Un legame finalizzato alla transizione digitale del comparto. In questo processo si inserisce Resasmart.
L’idea, nata da una collaborazione con Salvatore Filippo Di Gennaro ricercatore dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ibe) di Firenze, è di collaudare su varietà autoctone del comprensorio vitivinicolo trentino uno strumento integrato per la stima produttiva in vigneto tramite smartphone e immagini satellitari, da effettuare prima della vendemmia. La stima di produzione, che serve per unire l'approccio di campo viticolo all'obiettivo enologico, inizia dall'inverno perché la vite nelle gemme ha già fissato il numero massimo di grappoli per la stagione successiva. Questo progetto consentirà un risparmio dei costi di intervento gestionale, un efficientamento degli interventi con un minor utilizzo di macchine agricole e la conseguente riduzione di inquinanti per l’aria, una pianificazione più razionale delle produzioni annuali e quindi strategie di marketing più mirate.
Il cuore dell’iniziativa è la app DigiVit sviluppata dal Cnr-Ibe di Firenze che rappresenta una soluzione tecnologica intuitiva e accessibile per ottenere una stima precisa della resa del vigneto da smartphone, supportata da dati satellitari di variabilità spaziale forniti dalla piattaforma web AgroSat, altro prodotto di ricerca del Cnr-Ibe, che guidano l’utente in punti rappresentativi per i campionamenti.
«Il nostro è un progetto ambizioso – spiega Michele Faralli – che mira a unire all'interno di un’unica app una serie di informazioni che arrivano dalle immagini satellitari multispettrali ad alta risoluzione come gli indici di vegetazione da telerilevamento, utili a definire punti di campionamento sulla mappa all'interno del vigneto». La app DigiVit è stata già testata da Cnr-Ibe per la stima delle rese in pre-vendemmia su alcune varietà a bacca rossa, in collaborazione con UniTrento, Università Cattolica del Sacro Cuore e Università di Perugia.
L’intenzione del gruppo di ricerca coordinato da Michele Faralli è di andare oltre, non solo di validare la tecnologia sulle principali varietà autoctone trentine a bacca rossa, ma di testarne le potenzialità anche su varietà a bacca bianca strategiche per il territorio. Ulteriori attività esplorative, saranno condotte per ottenere una stima di produzione ancora più precoce, quando cioè i grappoli di uva sono ancora verdi, e avere informazioni fondamentali per la gestione del diradamento.
«Questo significa esplorare e testare approcci di object detection e segmentazione più performanti di quelli attualmente operativi sulla app DigiVit, sfruttando il supporto di tecniche di intelligenza artificiale – sottolinea il ricercatore che continua - metodi tradizionali accurati richiedono tempo e approcci distruttivi, altrimenti valutazioni visive basate sul conteggio dei grappoli sono imprecise e comportano errori soggettivi di stima del peso. La nostra idea è di migliorare questa stima per evitare errori».
Nei prossimi sei mesi si procederà a test e campionamenti nel bacino viticolo del territorio trentino, dalla Vallagarina fino a Salorno, grazie anche alla collaborazione del consorzio Cavit, partner del progetto. All'incirca una ventina di vigneti che contengono otto varietà di uva: Marzemino, Pinot nero, Cabernet Sauvignon, Lagrein, Chardonnay, Pinot grigio, Gewurztraminer e Teroldego. A progetto concluso l'app sarà calibrata per lavorare con le principali varietà del territorio e permetterà la mappatura completa della resa in pre-raccolta dei vigneti provinciali. Considerando le caratteristiche di pregio della viticoltura trentina, si legge nel testo di presentazione del progetto, Resasmart fornirà uno strumento all’avanguardia per ottimizzare specifici interventi di gestione agronomica con relative ricadute positive dal punto di vista economico e della sostenibilità ambientale.
«Questa tecnologia – precisa Michele Faralli – sarà messa a disposizione di grandi consorzi, ma anche di viticoltori con buone capacità di utilizzare sistemi informatici di questo tipo, che sappiano leggere una mappa di vigore (la rappresentazione visiva della salute e dello sviluppo di una vegetazione) integrando i dati con quelli satellitari».
Il futuro della viticoltura sta proprio in questo: guardarla con occhi nuovi ed essere attrezzati per il domani.