Leopardi, Dante, Francesco d’Assisi, Van Gogh, Beethoven e Debussy, Goldoni, Bertolucci, Fiorini e Jovanotti. Solo per citare qualche nome. La luna parla di mistero, infinito, eternità. Suscita stupore, meraviglia, curiosità. Ispira vita e arte. Muove la scienza a spingersi verso nuove frontiere. Da Galileo ai nostri giorni. In memoria dell’allunaggio dell’Apollo 11 del 20 luglio 1969, l’Assemblea generale delle Nazioni unite ha istituito la giornata mondiale della luna per celebrare ogni anno il progresso continuo della conoscenza. UniTrento fa il punto sulle sue iniziative spaziali più recenti. E sulle prossime fermate.
Chi immagina un futuro da professionista dello spazio all’Università di Trento trova il dottorato di interesse nazionale in Space Science and Technology. Avviato con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, unisce oltre trenta istituzioni italiane intorno all’obiettivo comune di formare una nuova generazione di esperti ed esperte del settore spaziale. Il programma interdisciplinare del corso triennale comprende dall’astrofisica all’ingegneria dei satelliti, dalle telecomunicazioni all’osservazione della Terra, fino alla Space Diplomacy. Il coordinatore è Roberto Battiston, professore al Dipartimento di Fisica dell’Ateneo, che riferisce: «Nei primi tre cicli abbiamo ricevuto oltre 400 domande e ammesso 139 persone. Più di una candidatura su tre proviene dall’estero, una percentuale in costante crescita. Finora, in totale, sono state finanziate 132 borse di studio. Al 41° ciclo saranno ammessi 42 nuovi dottorandi e nuove dottorande. Il bando è aperto fino alle 16 (ora italiana) del 16 luglio 2025». Il dottorato prevede un periodo di sei mesi all’estero e punta su progetti di ricerca di valore internazionale e sullo sviluppo delle soft skills, come le capacità di networking, di adattamento e collaborazione. «È un programma altamente selettivo, ma con un impatto concreto in termini di formazione avanzata e preparazione al mondo della ricerca e dell’industria», sottolinea Battiston.
Una nuova missione per l’osservazione della terra dallo spazio vede protagonista Roberto Iuppa, professore di Fisica sperimentale delle interazioni fondamentali e applicazioni all’Università di Trento e responsabile nazionale del progetto per l’Istituto nazionale di Fisica nucleare. A un primo satellite, lanciato nel 2018 e tuttora operativo, ne è stato affiancato un altro, gemello, che lavorerà in tandem. Il satellite, secondo della serie Cses (China Seismo-Electromagnetic Satellite), è frutto della cooperazione tra l’Agenzia spaziale italiana e la China National Space Administration. L'obiettivo è l'analisi di fenomeni che avvengono nello strato di atmosfera compreso tra circa 50 e mille chilometri di altitudine (ionosfera) e nella regione dello spazio dominata dal campo magnetico terrestre (magnetosfera) e che sono legati a eventi geofisici estremi come i terremoti e al tempo meteorologico spaziale (space Weather), come le tempeste geomagnetiche e le particelle solari ad alta energia. UniTrento partecipa nell’ambito della collaborazione Limadou. La rete porta il nome in lingua mandarina (Li Madou) del gesuita Matteo Ricci, tra i primi nel XVI secolo a creare un ponte culturale tra Italia e Cina. La missione rappresenta un esempio di come la cooperazione scientifica internazionale tra agenzie, enti di ricerca e università possa tradursi nella capacità di affrontare meglio questioni quali il monitoraggio ambientale, la previsione dei rischi naturali e la comprensione dell’interazione terra-spazio. «Con il lancio del satellite numero 2, prende forma la prima costellazione satellitare destinata allo studio dallo spazio dei fenomeni geofisici rapidi come i terremoti. L’analisi dei dati raccolti dal satellite gemello ha portato in meno di sette anni alla pubblicazione di più di 200 articoli scientifici di elevata qualità. Oggi, grazie al progresso tecnologico, le prospettive scientifiche di questa missione migliorano ulteriormente», aggiunge Iuppa.
Era il luglio dello scorso anno quando la rivista scientifica “Nature Astronomy” pubblicò la notizia dell’esistenza di un tunnel lunare, dimostrata per la prima volta da un team internazionale, coordinato dall’Università di Trento con Lorenzo Bruzzone. Una pietra miliare nella conoscenza della luna, dopo oltre 50 anni di teorie e discussioni sulla presenza di queste cavità. Le analisi di dati radar della Nasa Lunar Reconnaissance Orbiter hanno rivelato cosa si nasconde sotto il mare della Tranquillità. Uno studio con alto impatto scientifico, ma anche varie implicazioni per lo sviluppo delle missioni sulla luna ancora tutte da esplorare.
Intanto, Lorenzo Bruzzone, fondatore e responsabile del Laboratorio di Telerilevamento al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'Informazione dell’Università di Trento, segue il viaggio del radar Rime verso le lune ghiacciate di Giove come Principal Investigator del team che ha progettato, sviluppato e testato il radar. Nell’ambito della missione europea Juice (Jupiter Icy Moon Explorer), continuano ad arrivare dati ripresi da Rime (Radar for Icy Moon Exploration). Durante il doppio sorvolo del sistema terra-luna, avvenuto tra il 19 e il 20 agosto 2024, il radar ha effettuato un’ampia gamma di test. Rime è un radar sounder progettato per rilevare quello che avviene nelle profondità delle lune ghiacciate Ganimede, Europa e Callisto. Bruzzone spiega: «Si tratta di misure mai effettuate prima sulle lune galileiane di Giove. Oltre a obiettivi scientifici finalizzati a una migliore comprensione dell’evoluzione del sistema gioviano e del sistema solare, il radar ha la capacità unica di rilevare la possibile presenza di sacche di acqua negli strati sotto la superficie. Questo aspetto è di particolare importanza per l’intera missione visto che l’obiettivo principale di Juice è comprendere l’abitabilità delle lune ghiacciate». L’arrivo su Giove è previsto a luglio 2031.
In occasione dell’International Moon Day, l’Agenzia spaziale europea ha pubblicato una web story dedicata ai primi dati della luna completamente elaborati da Rime e al perfetto funzionamento del radar.




