Elliot è uno dei progetti chiave promossi dall’Unione europea per sviluppare modelli di intelligenza artificiale a marchio europeo. L’obiettivo è creare sistemi aperti, trasparenti e versatili, pensati per rispondere alle esigenze della ricerca e del sistema produttivo. Coordinato da un consorzio di 32 partner tra università, centri di ricerca e aziende, il progetto punta a costruire un’AI che rifletta i valori europei e sia in grado di competere con le grandi tecnologie già presenti sul mercato.
Gli Stati uniti e la Cina da anni si contendono la leadership nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ora anche l’Europa vuole dire la sua, e ha deciso di farlo con un progetto ambizioso: si chiama Elliot (European large open multi-modal foundation models for robust generalization on arbitrary data streams). E grazie a un finanziamento di 25 milioni di euro da parte della Commissione europea punta a costruire modelli di AI aperti, trasparenti e pronti ad affrontare le grandi sfide globali. «In questo campo partiamo con un certo ritardo rispetto ad altri, che hanno già tecnologie consolidate», osserva Elisa Ricci, docente dell’Università di Trento e referente del progetto. «Per questo l’Europa ha scelto di investire in soluzioni che non solo siano capaci di competere con le altre, ma anche coerenti con i nostri valori».
Si parla sempre più spesso di intelligenza artificiale capace di scrivere testi, generare immagini o creare codice. Alla base di queste tecnologie ci sono i modelli fondazionali, sistemi allenati su enormi quantità di dati e progettati per affrontare compiti molto diversi con grande flessibilità. Il progetto punta a distinguersi su tre aspetti fondamentali: «Saranno modelli aperti – spiega Ricci – perché, una volta completato l’addestramento, i dati utilizzati e i modelli stessi verranno messi a disposizione della comunità scientifica e tecnica. È un passo importante per garantire trasparenza, favorire il riuso e rendere davvero accessibile l’intelligenza artificiale». Un altro punto chiave è la natura multimodale: questi modelli saranno in grado di comprendere e integrare informazioni provenienti da fonti diverse, come testi, immagini e tabelle. Infine, saranno modelli versatili, adatti a operare in contesti anche molto differenti, senza dover essere ricostruiti da zero ogni volta.
Per questo, i modelli saranno messi alla prova in diversi ambiti, scelti proprio per dimostrarne la versatilità. Si parte dai media, dove l’intelligenza artificiale potrà aiutare le redazioni a verificare le notizie. Si passa poi all’ambiente, con sistemi capaci di simulare e prevedere i cambiamenti climatici. In robotica l’obiettivo è leggere e interpretare lo spazio circostante, mentre nella guida autonoma si punta a migliorare sicurezza e capacità decisionali. Ma la vera svolta è un’altra. Questi modelli sapranno capire testi, tabelle, immagini. E metterli insieme in modo coerente. «È proprio questa capacità di adattarsi a contesti così diversi che rende il progetto qualcosa di unico», sottolinea Ricci.
Per riuscirci, si è creata una rete di partner in tutta Europa, unendo competenze scientifiche e risorse tecnologiche molto avanzate. «Costruire modelli di queste dimensioni richiede una potenza di calcolo enorme», continua Ricci. «Ecco perché sono coinvolti anche i principali centri europei di supercalcolo, come il Cineca». Un contributo strategico, che consente al progetto di partire da basi solide e sfruttare tecnologie già esistenti.
L’Università di Trento, attraverso il Dipartimento di Ingegneria e Scienze dell’Informazione, coordina il gruppo di lavoro che si occupa degli aspetti etici, legali e sociali del progetto. «Quando si sviluppano modelli così complessi, è fondamentale chiedersi se contengano pregiudizi», afferma Elisa Ricci. «Il nostro compito è individuarli e capire come ridurli». L’analisi si concentra sia sui modelli, osservando le loro risposte a input mirati, sia sui dati su cui vengono addestrati. «Per testi e immagini esistono già alcuni strumenti» aggiunge Ricci, «ma per dati come tabelle o serie temporali serve ancora molta ricerca. È una delle sfide su cui stiamo lavorando».
Il progetto è partito la scorsa settimana con un incontro al Certh di Salonicco, in Grecia, centro greco di ricerca tecnologica alla guida del consorzio. Durante il kick-off, i partner si sono confrontati in un workshop tecnico. «Il livello scientifico era altissimo», racconta Ricci. «Abbiamo discusso approcci, strumenti, criticità. Si percepiva una reale condivisione di intenti». Ma il percorso è solo all’inizio. Elliot avrà una durata quadriennale, con termine previsto nel 2029. «Abbiamo competenze, infrastrutture e una visione comune», conclude Ricci. «Ora dobbiamo trasformare tutto questo in risultati concreti: un’intelligenza artificiale trasparente, affidabile e davvero utile alla società».




