"Open access e scienza aperta", foto archivio Università di Trento

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OPEN ACCESS E SCIENZA APERTA

Giornata di studi ospitata dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo su stato dell’arte e strategie per il futuro del libero accesso ai risultati della ricerca

11 novembre 2014
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Valentina Moscon
di Valentina Moscon
Assegnista di ricerca presso la Facoltà di Giurisprudenza, collabora con la Divisione supporto alla ricerca scientifica e al trasferimento tecnologico dell’Università di Trento.

“Open access e scienza aperta”: una rivoluzione? Sì, ma ancora incompiuta. Tanto è stato fatto per promuovere l’accesso aperto, ma tanto si può e si deve ancora fare. È questo quanto emerso dalla giornata di studi che nell’ambito dell’Open access Week 2014 si è tenuta lo scorso 20 ottobre presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento in occasione della celebrazione del suo trentennale. I numerosi interventi di studiosi, attori del mercato e rappresentanti istituzionali hanno fatto emergere da diverse prospettive i punti nevralgici di un processo, quello di affermazione dell’open access (OA), al quale si può in ogni caso guardare con ottimismo.

Il libero accesso alla scienza garantisce visibilità, estensione e rapidità di disseminazione dei risultati, compressione del tasso di duplicazione delle ricerche, potenziamento dell’interdisciplinarità e trasferimento della conoscenza alle imprese e alla collettività, favorendo così il progresso della cultura e della scienza. A supporto di questi valori, l’Ateneo trentino nel 2004 ha sottoscritto la dichiarazione di Messina, documento con il quale università ed enti di ricerca italiani hanno aderito alla “Berlin Declaration on Open access to Knowledge” del 2003, e più di recente ha riconosciuto l’importanza dell’open access nello statuto e nel codice etico. Su queste basi, anche in attuazione degli obblighi europei e nazionali, il Senato accademico dell’Ateneo ha approvato il 29 gennaio 2014 la policy sull’accesso aperto alla letteratura scientifica, alla luce della quale il principio dell’open access costituisce elemento strategico del piano della performance. La policy impone il deposito nell’archivio Unitn-eprints Research degli scritti già editi e incoraggia la loro ripubblicazione secondo i criteri della green road dell’open access, nonché la pubblicazione diretta in open access delle nuove opere (gold road). Tale modello editoriale, basato sulla pubblicazione nativa in open access, rappresenterà d’ora in poi la regola per le collane della Facoltà di Giurisprudenza. 

L’esperienza istituzionale trentina si mostra particolarmente vivace: l’Ateneo sta lavorando con determinazione non solo per la valorizzazione dell’open access alle pubblicazioni, ma più in generale dell’open science e quindi anche dei dati della ricerca. Occorrono ora la consapevolezza e l’azione dei membri della comunità scientifica. Anche in questa direzione, di sensibilizzazione e supporto di ricercatori e docenti, organi appositi come la Commissione e il Gruppo di lavoro per l’open access operano in maniera sinergica instaurando collaborazioni tra il Sistema bibliotecario di Ateneo, la Divisione supporto alla ricerca scientifica e al trasferimento tecnologico, la Direzione informatica e l’Ufficio legale.

Una serie di iniziative sono in via sviluppo. A breve, per esempio, saranno attivati un sito e un corso online dedicati all’open access e alla proprietà intellettuale, con particolare attenzione alle pubblicazioni scientifiche. 

L’operato di università ed enti di ricerca si muove in un quadro nazionale complesso, ma che, nelle parole di Carla Barbati, vicepresidente del Consiglio Universitario Nazionale (CUN), si mostra favorevole alle politiche di accesso aperto. Ciononostante, si registra ancora una scarsa consapevolezza generale e la necessità di rafforzare il dialogo fra mondo accademico, tecnici della materia e sedi politico-amministrative. Occorre che il legislatore crei le condizioni perché l’open access si sviluppi in modo coordinato.

Assume rilievo centrale in tal senso il tema della valutazione della ricerca. In Italia - è emerso nel corso del convegno - mancano parametri certi per individuare la qualità dei prodotti della ricerca scientifica. Ciò, insieme alla difficoltà dei ricercatori di gestire i diritti di proprietà intellettuale, sembra rappresentare uno dei maggiori ostacoli all’affermazione del modello open access. Proprio lo sviluppo dell’open access, d’altra parte, può migliorare la qualità del sistema valutativo; l’inserimento in rete dei prodotti della ricerca rappresenta un passo necessario in questa direzione. Ciò consente, infatti, non solo la conservazione dei risultati scientifici, ma anche l’elaborazione di metriche alternative a quelle tradizionali per la valutazione dei prodotti della ricerca. Sarà cruciale, in tal senso, il ruolo dell’ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), le cui scelte strategiche sono suscettibili di influenzare il sistema nel suo complesso.

I risultati del convegno (video, abstracts e slides) sono liberamente accessibili alla pagina web dell’evento.