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Fred Balvert is education and science communicator and editor in chief of the corporate media of the Erasmus University Medical Centre Rotterdam.
Since 2011 he is project leader of the project ‘Web & Image’ of the European FP7 Health communication project Comm HERE and editor in chief of the web portal HorizonHealth.eu about European biomedical research. He is the founder and member of the Board of the Foundation Science Street that organises, among other things, the Discovery Festival Rotterdam.
He is also author with Marcel Hulspas and Souad Zgaoui of "Prepare for 15 seconds of fame: media contacts for researchers”, that was published in 2014 by Trichis Publishing.
He was in Trento for the ENGRES Conference and he also held a workshop on research communication at our University. He released a short interview for our Web Magazine.
Which are the recommendations about research communication within Horizon 2020?
You should see communication as a part of the work, not something that comes only after the work is finished. The Commission asks for a planning of communication activities during the whole project which should be described as a WP or part of a WP in the proposal. Involving the public in your research is worthwhile in many ways and may even lead to new research ideas or solutions. It also makes you see how non-scientists look at your work and which questions they will ask. This is valuable information when you are writing new proposals, reports or when you get questions by the media. Don't try to inform the whole world about your research. Quality is more important than quantity. What the Commission likes to see is that you involve societal stakeholders in the planning, designing, performing and dissemination of your research. You can think of particular audiences that you like to involve, because they may have interesting opinions for your research, or because you think it is important to involve centrating groups, such as school children or students. The Commission also wants to involve 'underserved' groups. So, maybe your work has specific qualities which are useful to tell minorities about science. If you think about it, there are so many exciting opportunities when you see communication as an opportunity, instead of as a formal obligation.
How can a researcher communicate in an effective way?
Communication is something that you can approach systematically. You start by defining a core message which is a direct translation of your research objectives seen through the eyes of the public: why are you doing your research, what is your deeper motivation and why should some else care about it. Then you ask yourself which audiences or target groups may want to learn about your research. There is always an inner circle of audiences who have a direct interest, such as doctors or patients, but in the wider circles there are also people with specific interests, such as students, parents or elderly people, depending on your topic. It is easier to work with such a list of possible target groups than with a very general understanding of the public. When you have this list you can think of the communication means which you are going to use to inform and involve these audiences. And maybe you will also decide to focus on some target groups and to forget about others.
How can a University support effectively its researchers in the communication process?
Universities or other research institutes can support their researchers by offering facilities, networks of audiences and advice. The public appreciates science the most when scientific topics are communicated by scientists themselves. Communication advisors cannot do this for you. But they can help to adjust the tone, use of language and form of the message to the expectations and capabilities of the public, which is often very hard for scientists who are used to communicating with their peers. Institutes can also organize the formats for communication; whether this is a press release a science café or a science festival or any other kind. First of all, the communication department of the institute has the expertise to do this; secondly they can build up series of events and audiences which will boost the impact. They can make sure that the communication becomes part of a structural process, instead of being incidental. This is how the communication of efforts of all scientists together adds up to a result, which is more than the sum of it.
Fred Balvert è comunicatore di scienza e formazione e direttore della comunicazione istituzionale dell’Erasmus University Medical Centre Rotterdam.
Dal 2011 è coordinatore del progetto ‘Web & Image’ di Comm HERE (progetto del Settimo Programma Quadro Europeo per la Ricerca) e direttore del portale HorizonHealth.eu riguardante la ricerca biomedica europea. Balvert è fondatore della Fondazione Science Street, che organizza tra l’altro il Discovery Festival Rotterdam.
Inoltre è autore di "Prepare for 15 seconds of fame: media contacts for researchers” (Prepararsi per 15 secondi di fama: contatti con i media per i ricercatori), pubblicato con Marcel Hulspas e Souad Zgaoui nel 2014 dalla Trichis Publishing.
È venuto a Trento in occasione della Conferenza ENGRES (Marie Skłodowska-Curie Actions 2014 Conference) ed ha tenuto un workshop sulla comunicazione nell’ambito della ricerca all’Università di Trento. Si è reso disponibile ad una breve intervista per il nostro Magazine.
Quali sono le raccomandazioni per la comunicazione della ricerca in Horizon 2020?
Prima di tutto la comunicazione dovrebbe essere considerata come parte del lavoro di ricerca, non come qualcosa che viene fatto solo alla fine di un progetto. La Commissione richiede anche che la comunicazione venga pianificata e che le attività di comunicazione condotte durante l’intero progetto siano descritte come un Working Package (WP) o parte di un WP nella proposta. Il coinvolgimento dell’opinione pubblica è importante per diverse ragioni tra cui anche quella di portare a nuove idee di ricerca o persino a possibili soluzioni per la ricerca. Inoltre, il coinvolgimento del pubblico consente di comprendere come è percepito il lavoro di ricerca da non addetti ai lavori e di poter capire quali domande questi potranno porre. Si tratta di informazioni importanti per la scrittura di nuove proposte, per predisporre relazioni o nel momento in cui ai ricercatori vengono poste domande dai media. È importante evitare di voler informare “il mondo intero” della propria ricerca e privilegiare logiche di qualità piuttosto che di quantità. La Commissione apprezza inoltre il coinvolgimento degli stakeholder che provengono dalla società nella pianificazione, progettazione, esecuzione e disseminazione della ricerca. Ci si può orientare a specifici destinatari che si desidera coinvolgere perché potrebbero avere opinioni interessanti sulla ricerca, oppure perché si ritiene che sia importante coinvolgere di per sé, come gli studenti delle scuole primarie e secondarie.
La Commissione sostiene inoltre il coinvolgimento di gruppi generalmente poco coinvolti. In questo senso il lavoro di ricerca potrebbe avere caratteristiche utili ad esempio per comunicare la scienza alle minoranze.
Nel momento in cui la comunicazione è vista come un’opportunità e non solo come un obbligo formale, si aprono occasioni davvero interessanti.
Come può un ricercatore comunicare in maniera efficace?
La comunicazione va impostata in modo strutturato. Si inizia definendo il messaggio principale, che è la traduzione degli obiettivi di ricerca visti attraverso gli occhi del pubblico: perché viene fatto un certo lavoro di ricerca? Quali sono le motivazioni più profonde? Perché qualcuno dovrebbe essere interessato alla ricerca? Quindi ci si dovrebbe chiedere quale pubblico o gruppo target potrebbe essere interessato al contenuto della ricerca. Esiste sempre un gruppo ristretto di pubblici interessati direttamente, come ad esempio medici e pazienti nel caso di ricerche mediche. Tuttavia anche nei gruppi più allargati ci sono persone che hanno interessi specifici: tali sono gli studenti, le famiglie o gli anziani. Dal punto di vista dell’approccio è più facile “lavorare” con un elenco di possibili gruppi target, rispetto a tentare un’inclusione generale del pubblico. Da questo elenco poi è possibile pensare ai mezzi di comunicazione da utilizzare per informare e coinvolgere o anche decidere di concentrarsi su alcuni gruppi target, escludendone altri.
In che modo l’Università può supportare in modo efficace i suoi ricercatori nel processo comunicativo?
Le università e i centri di ricerca possono sostenere i propri ricercatori offrendo servizi, reti di pubblici e consulenza. In generale il pubblico apprezza la scienza soprattutto quando questa viene comunicata direttamente dagli scienziati. E i consulenti di comunicazione non possono farlo al posto dei ricercatori. Possono però aiutare a modulare il tono, ad usare il linguaggio ed adattare il messaggio alle aspettative e alle capacità del pubblico destinatario: un compito spesso molto difficile per i ricercatori abituati a comunicare con i loro pari. Le strutture di comunicazione degli atenei possono inoltre organizzare gli strumenti di comunicazione, sia che si tratti di un comunicato stampa, o di un caffè scientifico, di un festival della scienza o qualsiasi altro tipo di comunicazione. Prima di tutto perché le strutture di comunicazione dell’Ateneo hanno le competenze e l’esperienza per farlo; poi perché hanno la capacità e possibilità di combinare e coordinare una serie di eventi e di pubblici che possono potenziare gli effetti della comunicazione. Inoltre possono garantire gli eventi e la comunicazione nella sua continuità, in un’ottica strutturale, anziché meramente occasionale. Questo è il modo in cui la comunicazione dei ricercatori, di tutti loro insieme, può arrivare ad un risultato, che è più di una semplice sommatoria.
[Traduzione di Serena Beber]