La composizione anagrafica della forza lavoro sta cambiando, con una sempre maggiore presenza di lavoratori d’età avanzata. Pertanto, è sempre più importante comprendere come gestire efficacemente lavoratori d’età diversa, perché siano soddisfatti, coinvolti, produttivi e sani all’interno dei contesti organizzativi durante tutte le fasi della vita. Le caratteristiche del lavoro possono avere un ruolo rilevante nel raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, ad oggi, la ricerca raramente si è occupata di capire come la progettazione del lavoro possa essere diversamente utile a lavoratori d’età differente.
Il team di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni dell’Università di Trento (Franco Fraccaroli e Sara Zaniboni), in collaborazione con il team di Industrial and Organizational Psychology della Portland State University (Donald Truxillo, Elizabeth McCune, Jennifer Rineer, e David Cadiz) e con i colleghi dell’Università francese Nice-Sophia Antipolis (Marilena Bertolino) si stanno occupando di questi temi dal 2007. Il gruppo di ricerca ha pubblicato su questo argomento articoli in diverse riviste scientifiche ed è stato invitato a contribuire a libri, enciclopedie e congressi del settore di rilevanza internazionale. Inoltre, recentemente, il paper dal titolo “Who benefits from more tasks? Older versus younger workers” di Sara Zaniboni, Donald Truxillo, Franco Fraccaroli, Elizabeth McCune e Marilena Bertolino, pubblicato sul Journal of Managerial Psychology, ha ottenuto il riconoscimento di Outstanding Paper nel 2015 Emerald Literati Network Awards for Excellence.
Le ricerche condotte mostrano che i lavoratori anziani e giovani non beneficiano delle stesse caratteristiche del lavoro. Infatti, alcune caratteristiche possono avere effetti opposti su lavoratori d’età differente. Ad esempio, i lavori che richiedono lo svolgimento di diversi compiti (task variety) hanno come conseguenza una maggiore soddisfazione e coinvolgimento nel lavoro per le persone giovani e non per le persone anziane, che invece in tali circostanze possono sviluppare burnout [sindrome da stress, ndr] e intenzione di lasciare il lavoro. Al contrario, i lavori che richiedono l’utilizzo di diverse competenze e abilità (skill variety) sembrano portare maggiori benefici ai lavoratori più anziani rispetto ai loro colleghi più giovani. Questi risultati possono essere interpretati in un’ottica che unisce la psicologia dello sviluppo e la psicologia del lavoro.
I lavoratori più giovani hanno una percezione del tempo più estesa e aperta al futuro, pertanto si sentono stimolati da lavori che possono dare loro delle possibilità di apprendimento e di crescita lavorativa. Diversamente, i lavoratori anziani sono più interessati al raggiungimento di obiettivi nel breve periodo, orientati al presente, che danno loro l’opportunità di utilizzare con successo le competenze acquisite durante la carriera lavorativa. Infatti, lavori che richiedono lo svolgimento di diversi compiti, con minori opportunità di ottimizzare l’esperienza precedente, rischiano di portare i lavoratori di età più avanzata a un esaurimento fisico e psicologico, aumentando il desiderio di lasciare il lavoro. Per concludere, la variabilità individuale, e in particolare quella legata all’età, è un elemento importante da considerare quando si progetta un lavoro, sottolineando come il presupposto - spesso utilizzato - “one size fits all” potrebbe non avere i risultati sperati.