Eventi anomali e fluttuazioni profonde stanno diventando più frequenti e crescono discontinuità e incertezza in aree e in settori assai diversi quali ambiente, clima, sviluppo tecnologico, occupazione, formazione, rischio geopolitico, commercio internazionale e finanza.
Sempre più spesso i metodi tradizionali di previsione basati sulla proiezione di serie storiche o sull’interpretazione di indagini a campione si dimostrano poco affidabili. Purtroppo ciò comporta che i decisori possano involontariamente causare concatenazioni di errori, paralisi decisionali, conflitti tali da aggravare ulteriormente l’incertezza e le criticità, oltre a erodere la fiducia di cittadini, investitori, partner.
È qui che entrano in gioco gli anticipatori professionisti. Come un nuotatore ama l’acqua e un discesista apprezza la gravità, così un anticipatore si trova a suo agio nell’incertezza, perché riesce a intravedere le opportunità contenute nelle discontinuità, contraddizioni, incongruenze, segnali deboli, fenomeni emergenti e nel superamento della data di scadenza di modi di guardare, pensare e agire consuetudinari.
“L’anticipazione è un terzo livello di sguardo sul futuro”, secondo la proposta del professor Roberto Poli titolare della prima Cattedra Unesco sui Sistemi anticipanti presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Ateneo, nonché presidente di -skopìa, una neonata start-up dell’Università di Trento che offre servizi di anticipazione .
Il primo livello è quello del forecast(ing), che si avvale dei dati del passato organizzati in serie storiche, in cui si usa di solito una variabile, oppure samples di una situazione, in cui si usano molte variabili intrecciate. La prospettiva è a breve termine: PIL, variabili meteo, ecc.
Il secondo livello è quello del foresight: scenari basati, di norma, su 3-5 ma a volte anche decine di variabili per volta, organizzate in clusters distinti fra incerti e predeterminati. La prospettiva è di medio periodo: scenari di mercato, scenari di consumo.
L’anticipazione è un metodo più organico e partecipativo che si pone il problema di come usare nel presente i risultati di forecast e foresight per gestire al meglio l’incertezza. Guarda al medio e lungo periodo (>5-10 anni, occasionalmente intervalli multigenerazionali) ma, come detto, si concentra sul presente come luogo di costruzione (o demolizione) di futuri possibili, desiderati e indesiderati. Un’anticipazione strutturata si basa sulle analisi di trend, l’identificazione di segnali deboli o del declino di quelli dominanti, l’esplorazione delle premesse e dinamiche che sottendono i sistemi odierni.
L’impiego dell’anticipazione, nelle sue varie articolazioni, sta diventando un riferimento sempre più necessario per la vita delle aziende, delle istituzioni, delle comunità e anche delle singole persone.
Una maggiore capacità di anticipazione incrementa la resilienza delle organizzazioni di ogni tipo, sottoposte agli urti e pressioni di forzanti e determinanti poderose in frangenti di crescente incertezza che non si riduce neppure quando ci si lasciano alle spalle le grandi crisi.
Essa può assisterci nella realizzazione di futuri più consapevoli e responsabili.
Lo scorso novembre si è svolta a Trento “Anticipation 2015”, la prima conferenza internazionale sull’Anticipazione con il patrocinio dell’UNESCO. Tra i nomi più prestigiosi intervenuti: Jens Beckert (direttore dell’Istituto Max Planck per le Scienze sociali di Colonia), Riel Miller (UNESCO, Futures Studies), Garry Jacobs (presidente della World Academy of Art & Science), Ruth Levitas (University of Bristol), Liisa Välikangas (Hanken School of Economics, Università di Aalto) e Sandra Kemp (Victoria e Albert Museum, Londra). Responsabile scientifico Roberto Poli.