Il doping sta transitando sempre più rapidamente dallo sport alla nostra società. Condizionate da stili di vita frenetici e digitalizzati, dai progressi tecnologici e dalle pressioni culturali sull'aspetto fisico, sempre più persone sono inclini a usare farmaci o altre sostanze anche illegali per raggiungere i propri obiettivi personali e professionali. Di questo si parlerà all'evento "Droghe emergenti nello sport", organizzato dal Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive il prossimo venerdì 28 aprile. Nell’occasione Olivier Rabin, direttore scientifico della World Anti-Doping Agency (WADA) per la Scienza e la Medicina, riceverà una Distinguished Visiting Professorship da parte dell'Ateneo. A moderare l’incontro saranno Gianluca Esposito e Ornella Corazza, con cui abbiamo parlato.
«La discussione di venerdì sarà incentrata sull’uso delle nuove sostanze emergenti non solo all’interno del mondo sportivo, ma anche di quella che viene definita sempre più spesso una "società dopante", dove le persone fanno uso di sostanze al fine di alimentare le proprie capacità fisiche e cognitive», ci racconta la Ornella Corazza, professoressa del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive. «Durante una tavola rotonda con esperti mondiali nel campo del doping, presenteremo i risultati dei nostri studi, condividendo con l’audience le ultime novità relative a questo fenomeno che riguarda non solo atleti professionisti ma va ben oltre».
Nell'ultimo decennio c'è stato, infatti, un notevole aumento del numero di nuove sostanze psicoattive (NPS) scoperte e sintetizzate in tutto il mondo, che hanno colpito anche il mondo dello sport. Queste sostanze possono essere definite come sostanze d'abuso, sia in forma pura che in un preparato, che non sono controllate dalle convenzioni internazionali ma che possono rappresentare una minaccia per la salute pubblica. Tra queste spiccano le Image and Performance Enhancing Drugs (IPED), note anche come "farmaci per lo stile di vita", che sono sempre più utilizzate da persone comuni e che stanno trovando una facile diffusione grazie a internet.
La prevenzione riveste un ruolo chiave nella lotta alla diffusione di queste sostanze. «Proprio in questo periodo sta per cominciare la terza edizione del nostro studio internazionale Keep Fit, che vedrà coinvolto anche il Trentino», spiega Corazza. «Andremo a raccogliere dati tra individui che praticano sport e non, per poi sviluppare progetti di prevenzione dedicati alla popolazione più a rischio. Ad esempio, i risultati di un nostro studio precedente svolto durante la pandemia indicano chiaramente una forte correlazione tra l’uso di IPED, lo sviluppo di una dipendenza da esercizio fisico e disturbi d’immagine a volte molto gravi. Pensi che il 15 % del nostro campione con oltre 3mila partecipanti è stato trovato a rischio di dismorfismo corporeo (BDD), il 18% nel caso dell’Italia. Si tratta di persone che prendevano sostanze per aumentare la massa muscolare o facilitare la diminuzione del peso corporeo senza nessun tipo di supervisione medica».
La sfida globale rappresentata dalle droghe emergenti è in forte crescita e per affrontare un fenomeno così complesso è fondamentale una decisa collaborazione multidisciplinare. «Presso il nostro Dipartimento stiamo lavorando alla creazione di un laboratorio dal nome “Addiction Science Lab” che favorirà la collaborazione tra ricercatori dell’Università di Trento, centri clinici che si occupano di dipendenze nel territorio Trentino (come ad esempio l’Azienda provinciale per i servizi sanitari) ed esperti internazionali», sottolinea Gianluca Esposito, professore del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive. «È importante che il fenomeno delle droghe emergenti venga affrontato non solo attraverso la ricerca, ma anche informando costantemente i policy-makers per consentire l'aggiornamento delle legislazioni e la regolamentazione della compravendita online di questi prodotti».
L’evento "Droghe emergenti nello sport" si svolgerà al Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive di Rovereto. Tra i relatori compariranno Silvia Camporesi dell’Università di Vienna, Francesco Botrè, direttore scientifico del laboratorio Antidoping FMSI Roma, Pierluigi Simonato, psichiatra e ricercatore alla Clinica Parco dei Tigli di Padova, e Thomas Zandonai, esperto della dipendenza da esercizio fisico dall’Università spagnola Miguel Hernandez University of Elche di Alicante.