Elena Bellò, due volte campionessa italiana degli 800 metri e già semifinalista olimpica e mondiale, tra fine luglio e inizio agosto sarà a Parigi per partecipare per la seconda volta in carriera alle Olimpiadi. Oltre a vestire la maglia azzurra, l’atleta veneta è una studentessa di Giurisprudenza presso il nostro Ateneo e, prima di partecipare alla tappa di Diamond League di Oslo, si è raccontata a UniTrentoMag.
Buongiorno Elena, come va? Come ti stai preparando per queste Olimpiadi?
«Gli appuntamenti fondamentali di questa stagione sono gli Europei e le Olimpiadi, al momento sto lavorando per arrivare al massimo della condizione a entrambe le competizioni. Ho iniziato a gareggiare a inizio maggio, l’obiettivo è riuscire a ottenere il picco della forma in tutte e due le occasioni. Una volta terminati gli Europei, infatti, tornerò ad allenarmi in altura – e a gareggiare – per preparare al meglio i Giochi Olimpici».
Che ricordi hai della tua prima avventura olimpica (Tokyo 2020), terminata con la semifinale degli 800 metri?
«Le Olimpiadi di Tokyo sono state un’esperienza bellissima. Solo il fatto di essere al villaggio olimpico, tra i migliori atleti del pianeta, ha rappresentato una sensazione indescrivibile e mi ha riempita di orgoglio. Partecipare alle Olimpiadi è il sogno di qualsiasi atleta. Peccato che non ci fosse il pubblico (la manifestazione era stata posticipata di un anno causa Covid-19, ndr), in questo senso credo che la presenza degli spettatori a Parigi rappresenterà certamente un quid in più».
Cosa ti aspetti da Parigi 2024?
«Il mio grande obiettivo è raggiungere la finale. Già però disputare la semifinale con un buon risultato cronometrico sarebbe ottimo. Certamente voglio gareggiare al massimo delle mie possibilità e uscire dalla pista avendo ottenuto la miglior prestazione possibile, senza rimpianti. Sarà fondamentale essere fredda di testa».
Come nasce la tua passione per l’atletica? Cosa ti piace di questo sport e che sensazioni ti fa vivere praticarla?
«Inizialmente da piccola praticavo ginnastica ritmica, disciplina che mi piaceva moltissimo. Ho scoperto l'atletica partecipando ad alcune competizioni in ambito scolastico: vincevo le gare senza allenarmi e ho capito di avere un talento particolare per questo sport! Dell’atletica apprezzo senza dubbio l’oggettività, dato che il vincitore è decretato dal cronometro. Inoltre è uno sport che non fa sconti e che richiede un duro lavoro, ci sono un sacco di tasselli che devono combinarsi per ottenere la performance desiderata, come la preparazione, l’avvicinamento alla gara, il riposo. Nello specifico degli 800 metri piani, poi, bisogna saper gestire il contatto con le avversarie, la tattica e in generale convivere con elementi che non si possono controllare. Tutto ciò fa sì che il risultato, quando arriva, sia apprezzato al massimo: ti fa vivere un grande senso di appagamento e ti ripaga degli sforzi e delle rinunce degli anni precedenti».
Sei iscritta a un corso di laurea in Giurisprudenza. Come è nato l’interesse per la materia?
«Una volta terminati i miei studi liceali facevo già parte del Gruppo sportivo delle Fiamme azzurre (il gruppo sportivo della Polizia penitenziaria, ndr), ho scelto una facoltà che potesse darmi magari una prospettiva in quell’ambito e allo stesso tempo ottenere un titolo importante: all’epoca inoltre mi allenavo a Trento (dal 2021 Elena si allena in Brianza, ndr) e quindi ho scelto questo Ateneo».
Com’è conciliare impegni sportivi e accademici? Cosa ti ha spinto ad aderire al programma di doppia carriera TopSport?
«Coniugare le due attività è complesso, entrambe richiedono ore di dedizione. Mi alleno una o due volte al giorno, a cui si aggiungono i tempi dedicati al riposo e alla fisioterapia. Il primo anno di studio ad esempio è stato difficile, anche perché mi sono accorta di non poter tenere il ritmo degli altri studenti. Nel tempo però ho imparato a trovare il giusto equilibrio e in questo il progetto TopSport è fondamentale».
Pensi che il fatto di praticare sport ad alto livello possa aiutare nella capacità di affrontare la carriera accademica? Ci sono dei punti in comune tra preparare una gara e un esame?
«Certamente! Da atleta sono abituata a perseverare e a stare sul pezzo anche quando le cose non vanno per il meglio. L'atletica inoltre crea dei ritmi e impone una certa organizzazione che mi è di grande aiuto anche quando devo studiare. Una volta finito di allenarmi, ad esempio, impongo a me stessa di studiare e rendere proficue le ore che dedico allo studio. Sicuramente essere in grado di stare sulla linea di partenza a una manifestazione internazionale mi aiuta a gestire la pressione, anche se non nego che il giorno dell'esame sento un po’ di tensione, perché ci tengo tantissimo».